1.9.18

GENOVA CROLLA SOTTO IL PESO INESORABILE DEL CAPITALISMO


di Niccolò Lombardini
Il crollo del Viadotto di Polcevera meglio noto come Ponte Morandi, ha colpito al cuore Genova per l'ennesima volta nel giro di pochi anni, portandosi dietro un scia di 43 morti e centinaia di feriti e sfollati. Il cedimento di una delle infrastrutture più importanti ed imponenti dell'intera regione Liguria ha scatenato nelle "stanze del potere" il consueto "scaricabarile", con il solo obiettivo di trovare un capro espiatorio a cui addossare tutte le colpe ed infine sciacquarsene le mani. 
I procuratori designati al caso, quindi, riaprono cassetti chiusi da anni, rispolverano fascicoli, documenti, progetti e via dicendo. Si cercano i responsabili come se fosse possibile personificare il capitalismo. Come se fosse possibile dargli un nome e cognome, in realtà lo si potrebbe anche fare, ma servirebbero migliaia di chilometri di carta ed intere cisterne di inchiostro per compilare un registro degli indagati che possa contenere tutti i responsabili di un sistema che attinge la propria linfa vitale dalla speculazione e dal profitto più sfrenato.
Il caso di Genova è lampante, ed i responsabili e le responsabilità sono molteplici e vengono da molto lontano. 
Per più di un secolo Genova è stata teatro di scempi portati avanti dai vari governi e amministrazioni cittadine. La gentrificazione forzata iniziata nella seconda metà dell'Ottocento dall'architetto Carlo Barabino, fu l'origine della scia di speculazione edilizia che si è protratta con il passare del tempo. Intere zone periferiche
- principalmente nella piana del Bisagno - abitate perlopiù da operai, pescatori, contadini, piccoli artigiani e lavandai, furono prese di mira per la realizzazione di quartieri residenziali da destinare al ceto medio. Nel giro di pochi anni queste persone videro i loro territori - in cui svolgevano anche le loro attività lavorative- trasformarsi in reticoli ottagonali situati attorno agli attuali Corso Buenos Aires e Corso Torino-Corso Sardegna. 
Gli orrori di edilizia urbana e gli interventi impattanti sull'ambiente si amplificarono con l'avvento del fascismo: vennero realizzate una serie di opere in pieno stile fascista, capaci di mettere in risalto il culto celebrativo del regime. Uno degli esempi più significativi è Piazza Dante con il grattacielo Piacentini, quest'ultimo voluto per ostentare la potenza industriale della Genova fascista. Per la realizzazione di Piazza della Vittoria, Mussolini decise addirittura di far interrare il torrente Bisagno intrappolandolo all'interno di un tubo che poteva smaltire le "piene" secondo i calcoli dell'epoca. 

Secondo l'Ing. Giorgio Olcese - storico ingegnere civile del Comune di Genova- la copertura del Bisagno fu la prima della cause che portarono alle alluvioni degli anni seguenti. Quasi contemporaneamente per far spazio alla nuova "strada camionale" - l'odierna a7- venne cambiato radicalmente il volto della città andando ad effettuare un'operazione di sbancamento del promontorio di S.Benigno. 
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia di Mussolini, Genova venne duramente colpita dai bombardamenti alleati. Nonostante l'assidua resistenza antifascista che liberò Genova ed impedì ai tedeschi in ritirata da dare il colpo di grazia alla città, alla fine del conflitto si contarono quasi 11.000 edifici distrutti e 50.000 senza tetto. 
Anche l'economia cittadina venne messa in ginocchio a causa della devastazione del porto, che rappresentava la principale fonte di reddito per tantissimi operai. 
Una città distrutta necessitava obbligatoriamente di grandi opere di ricostruzione, le quali fecero venire l'acquolina in bocca a costruttori senza scrupoli guidati solo dalla prospettiva di enormi guadagni. 
Nel 1959 su pressione dei costruttori diventò legge il Piano Regolatore Generale che rappresentò il definitivo colpo di grazia per Genova.
Sempre l'Ingegnier Olcese, nel corso di un'intervista ricorda: " Risale al periodo fascista anche la legge urbanistica che, nel 1942, stabilisce, come strumento principale e fondamentale per lo sviluppo delle città, il Piano Regolatore Generale. Il primo per Genova che diventa legge nel 1959 e dà il via al disastro delle colline bucate dalle ruspe ovunque, perché ovunque, diceva quel Prg diventato legge, si poteva costruire. " 
Gli anni 60 in effetti per Genova rappresentano uno dei punti più alti raggiunti dalla speculazione edilizia, con l'amministrazione comunale che senza preoccuparsi delle conseguenze, espanse ulteriormente lo sviluppo urbanistico nelle valli di Polcevera e del Bisagno e rese edificabili le colline, andando ad eliminare con la cementificazione gli alberi - che servivano da barriera naturale per limitare la discesa delle acque a valle - incrementando così il pericolo frane. 
In quegli stessi anni solo nella zona collinare furono costruiti centinaia di palazzi, aumentando del 77% il patrimonio residenziale della città. 
Logicamente le case venivano costruite con budget ridotti, in modo da avere la certezza di massimizzare i guadagni una volta venduti gli alloggi a prezzi di mercato.
inoltre vennero edificate alcune grandi opere come ad esempio la strada sopraelevata, venne terminato l'aeroporto "Cristoforo Colombo", il polo fieristico della Foce e la diga di Begato. Per far posto ad alcune di queste costruzioni vennero abbattuti quartieri storici come Via madre di Dio e Portoria - oggi quartiere commerciale e direzionale di Piccapietra-.
Risale a quel periodo anche la costruzione del purtroppo famoso Ponte Morandi, realizzato sotto l'egida della Società Italiana per Condotte d'Acqua Spa, al tempo, di proprietà dell'Amministrazione Speciale della Santa Sede e della Bastogi Spa - poi venduta qualche anno dopo a Michele Sindona-. 
I piloni in cemento armato che poggiano sulle case sottostanti sono una terrificante cartolina che evidenzia le scellerate regolamentazioni edilizie dell'epoca e di quando l'interesse privato prende il sopravvento su quello pubblico. 

Con l'avvento degli anni 70 e 80 continuarono i progetti di edilizia residenziale ed urbanistica incontrollata con la città che raggiunse gli 800.000 abitanti; prima con la costruzione dei quartieri di Voltri, Pegli, Begato, S. Eusebio e Quarto -che avrebbero dovuto rappresentare il modello di quartiere autosufficiente rivelatosi poi negli anni un completo fallimento- poi con i massicci centri direzionali di Centro dei Liguri, S. Beningo e Corte Lambruschini. 
Durante gli anni 90 si tentò di rimediare ai danni emanando un nuovo Piano Regolatore Generale, che mirava alla salvaguardia dell'ambiente, ma purtroppo era troppo tardi.
Quello che è avvenuto al Ponte Morandi poche settimane fa è solo un tassello di un mosaico che si sta lentamente sgretolando. Anni d'incompetenza e stupidità legati a concessioni edilizie senza criterio - veri e propri regali a costruttori e palazzinari - che hanno subordinato la sicurezza in nome del profitto, hanno reso Genova una città di cartapesta che rischia di collassare su se stessa.
Per più di un secolo gli esecutori materiali di questi disastri si sono susseguiti l'uno dopo l'altro passandosi il "testimone": prima Barabino, poi Mussolini, passando per le molteplici amministrazioni comunali e regionali che si sono alternate negli anni, governi, ministri, fino ad arrivare ai Benetton
Cambiano i nomi, ruoli, contesti storici, ma il mandante è sempre lo stesso: il capitalismo, che nient'altro è che la peggiore delle barbarie.

18.7.18

IL SILENZIO SUGLI INNOCENTI


POMPOSA - CODIGORO - FERRARA BRUCIA LO STABILIMENTO KASTAMONU EX FALCO LAVORATORI TRATTATI COME SCHIAVI
Sabato 14 Luglio - primo giorno Intorno alle ore 13 si alzano le fiamme. Dalle prime notizie sembra siano andati a fuoco mucchi di trucioli ammassati nel piazzale (l'azienda oggi di proprietà della multinazionale turca Kastamonu ha riaperto da poco ed occupa 250 dipendenti producendo pannelli di truciolato) Nonostante l'immediato intervento dei Vigili del Fuoco non si riesce a spegnere l'incendio. 


Domenica 15 Luglio - secondo giorno L'incendio non è ancora domato. L'odore nella zona circostante è insopportabile ed arriva, secondo il vento, fino alla costa. Non è possibile stendere i panni, stare con le finestre aperte. Il Sindaco rassicura: nessun rischio per la salute. La zona non viene messa in sicurezza, si continua a lavorare nei campi e nelle fabbriche. Restano aperti i campi solari estivi per i bambini. Lunedì 16 Luglio - terzo giorno Prosegue il lavoro dei Vigili del Fuoco, pare ci vorranno giorni. L'odore del fumo oltre ad essere insopportabile fa pensare a qualcosa di diverso da semplice legname, ma al momento nessun risultato delle analisi dell'aria è disponibile. Nell'incertezza nessuna precauzione viene presa, si continua a vivere, lavorare e respirare, mangiando quel che viene coltivato: nessun problema per la salute.

 Martedì 17 Luglio - quarto giorno La «catasta di legna» continua a bruciare, intorno si continua con difficoltà a vivere e respirare. Arriva l'ordinanza del Sindaco (contingibile e URGENTE - a giorni di distanza dalle prime fiamme) che dispone l'applicazione di alcune cautele (a giorni di distanza, quando fino ad adesso si è mangiato e respirato di tutto). Non c'è ancora traccia di risposta circa il monitoraggio dell'aria e NON VIENE PRESA ALCUNA PRECAUZIONE NEI CONFRONTI DI LAVORATORI, né della Kastamonu né degli stabilimenti limitrofi, che continuano la produzione. A sera su Valfrutta scende la «nebbia» e si è costretti a mandare a casa. 

Mercoledì 18 Luglio - quinto giorno Ancora fumo, ancora nessun risultato circa l'analisi dell'aria. La produzione nella fabbriche della zona continua, il lavoratori sono al loro posto, nella vicina Valfrutta nonostante le mascherine si accusano capogiri e malori. Nei campi continuano a lavorare sotto il sole e molti senza maschera. Nel respingere al mittente qualsiasi invito a tacere e a non diffondere immagini che possano far chiarezza, PRETENDIAMO AL PIÙ PRESTO LA MESSA IN SICUREZZA DI LAVORATORI E CITTADINI. 

E' inammissibile che a giorni di distanza non si sappia cosa cosa c'è nell'aria e che i lavoratori siano costretti a prestare la loro opera nelle fabbriche e nelle campagne senza sapere cosa respirano.
SI FERMI LA PRODUZIONE, NESSUN LAVORATORE NELLE FABBRICHE E NEI CAMPI DELL'AREA A RISCHIO. SI PROVVEDA A METTERE IN SICUREZZA LA POPOLAZIONE OFFRENDO SOLUZIONI ABITATIVE LONTANE DALL'AREA INTERESSATA PER CHI LO DESIDERA. NON BARATTIAMO LA SALUTE CON PROFITTO E POSTI DI LAVORO COMPLICE CHI CONSENTE E NON DENUNCIA

13.7.18

VERGOGNA! GIU LE MANI DALLE ONG!



Mi è toccato da vicino durante una discussione e non poteva non essere che un nervo scoperto che sentivo di dover in qualche modo ricondurre alla ragione, all'intelligenza e ai dati.
“Le ong sono i taxi del mare”. “Fanno affari con gli scafisti”. “Le ong nel Mediterraneo favoriscono il business dell’immigrazione”. Non è la prima volta che mi imbatto in frasi del genere riguardo le ong che operano nel Mediterraneo centrale.

Complice, anzi, colpevole una campagna mediatica e diffamatoria nei confronti delle ong, i livelli ingiusti e calunniosi raggiunti, non si sono placati neanche dopo i risultati tratti dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e infatti non vi si sono sottratti i ministri del governo Conte, Salvini in prima battuta e Toninelli a seguire, quando hanno attaccato violentemente le navi delle ong, in seguito al caso Aquarius, e il 22 giugno riguardo la nave Lifeline.

Facciamo chiarezza: le ong sono organizzazioni non governative, non a fini di lucro e indipendenti sia dagli stati che dalle organizzazioni governative internazionali. Tali organizzazioni si finanziano per mezzo di donazioni e in parte con denaro pubblico, il personale è composto unicamente da volontari. Esistono ong che operano negli ambiti più disparati,  ciò dipende dalle missioni e dagli obiettivi seconda delle loro missioni e degli obiettivi che stabiliscono.

Attualmente si contano nel numero di 5 le ong dotate di navi, di media grandezza, per il salvataggio in mare dei migranti che tentano di arrivare dalla Libia all’Europa. E sono: la ong spagnola Proactiva open arms, la Sea Watch, le ong Sos Mediteranee e Medici senza frontiere, che gestiscono insieme la nave Aquarius, e poi Sea-eye e Mission Lifeline.

Dal 1 gennaio al 30 aprile 2017, le ong hanno soccorso  12.346 migranti, pari al 33 per cento dei salvataggi in mare. 
Le stime portate dalla Guardia costiera, ci informano che nel 2016 i migranti soccorsi tra il nord Africa e l’Italia sono stati 178.415 e di questi poco meno della metà sono stati messi in salvo da Guardia costiera (35.875) e Marina militare (36.084).

Le politiche nazionali europee hanno in qualche modo contribuito allo sfoltimento delle ong,fino a qualche mese fa le ong operative erano più numerose, tra cui Moas, Life Boat, Jugend Rettet, Boat Refugee.

Proactiva Open Arms è un’organizzazione non governativa di Badalona (Barcellona, Spagna) che si è data la missione di salvare i migranti in mare “che arrivano in Europa in fuga da guerre, persecuzioni o povertà”. La ong riceve finanziamenti dalle donazioni dei privati (96 per cento del totale) e un contributo dalle amministrazioni locali (4 per cento). Tra il 2016 e i 2017 si sono contate donazioni per 3,6 milioni di euro, per un totale di 50mila donatori.

Interessante è segnalare che lo scorso 20 giugno 2018 il Gip di Palermo ha archiviato le indagini a carico della spagnola Proactiva Open Arms e la tedesca Sea Watch, su cui era stata aperta un'indagine sull'aver favorito l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani.

Entrambi i procedimenti erano stati aperti tra aprile e maggio 2017: l'accusa alle due ong era quella di aver fatto sbarcare alcuni migranti in Italia dopo aver effettuato salvataggi in aree marittime più vicine a Malta. L’ipotesi accusatoria era quindi che le ong avessero avuto accordi sottobanco e scelto l'Italia come destinazione privilegiata per presunti accordi con i trafficanti finalizzati al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

La Sea-Watch e. V. è un’organizzazione umanitaria senza scopo di lucro la cui missione primaria, è l’attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. Si legge sul sito della ong che la Sea-Watch “fornisce mezzi per il soccorso d’emergenza in mare, si batte affinché i governi intensifichino le operazioni di salvataggio, chiede l’istituzione di corridoi umanitari legali e politiche estere volte alla rimozione delle cause all’origine dei massicci processi migratori di questi anni”. Nasce alla fine del 2014 ed interviene nel salvataggio delle persone che rischiavano la morte in mare nel tentativo di arrivare in Europa. La ong ha salvato oltre 35.000 persone.

La loro nave impegnata nei salvataggi è la oramai più che nota Aquarius, che il 17 giugno 2018 approda al porto di Valencia con centinaia di persone a bordo, dopo essere stata rifiutata da Salvini sette giorni prima. La nave Aquarius, da febbraio 2016 ha tratto in salvo 27.746 migranti durante le sue operazioni di soccorso. 

SOS Mediterranee è un’organizzazione umanitaria europea “interamente finanziata dalla popolazione solidale a livello globale e dall’appoggio della società civile”, la missione la si legge sul sito della ong. È un’associazione umanitaria internazionale italo-franco-tedesca slegata da qualsiasi schieramento politico e confessionale, nasce con lo specifico obiettivo di “organizzare il salvataggio dei migranti in pericolo di vita nel mare Mediterraneo”. Si muove tra la Sicilia, Lampedusa e la Libia


Medici senza frontiere è una ong che la cui missione primaria è l’assistenza medica. È una organizzazione “indipendente, neutrale e imparziale”, finanziata dalle donazioni dei privati, che rappresentano oltre il 99 per cento dei fondi raccolti. Nel 1999 MSF ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.

La Sea-eye è attiva dal 2016. Opera nel Mediterraneo utilizzando un ex peschereccio di 26 metri di Sassnitz (Rügen, Germania), riequipaggiata per le missioni di soccorso. Sul sito della ong è possibile leggere: “Con la nostra barca, un ex peschereccio riadattato, cerchiamo coloro che sono in pericolo lungo le coste libiche. Appena individuiamo delle imbarcazioni in difficoltà lanciamo l’SOS e iniziamo a prestare soccorso”. La Sea-Eye e Seefuchs hanno consentito a 14.378 persone di non annegare dall’inizio delle operazioni.

Mission Lifeline.  Anche questa ong si pone come obiettivo precipuo quello di effettuare i salvataggi in mare dei migranti nel Mediterraneo Centrale. La nave omonima batte bandiera olandese, ma la ong ha sede a Dresda, in Germania. “Con la nostra nave di soccorso, siamo nella zona lungo la costa libica alla ricerca di persone in pericolo”, questo è quanto si può leggere sul loro sito.

Le ong che operano nel Mediterraneo hanno quasi tutte il preciso scopo di intervenire nel salvataggio dei migranti che giungono nel Mediterraneo, per prevenire i naufragi e incoraggiando una politica migratoria incentrata sull’accoglienza e la sicurezza. La maggior parte delle ong attualmente operative nel Mediterraneo iniziano le attività tra il 2014 e il 2016, in concomitanza con l’aumento dei flussi migratori dal nord Africa e con il progressivo aumento delle morti in mare.

Le ong che si sono dotate di imbarcazioni hanno operato tale scelta con lo scopo di favorire le operazioni di soccorso, e dare una risposta di continuità alla "frammentazione" creatasi dalla fine dell’operazione Mare Nostrum, di cui è facile comprendere l'interruzione: la missione di salvataggio in mare dei migranti si è avuta dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 ed è stata gestita dalle forze della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare italiane.

VA FATTO PRESENTE inoltre che le ong non agiscono di propria iniziativa ma che ogni loro operazione è organizzata e stabilita dall’Italian Maritime Rescue Coordination Centre (IMRCC) della Guardia Costiera di Roma, che è l’organo deputato a gestire gli interventi di SAR, search and rescue (soccorso in mare), nel tratto di mare che compete all’Italia.

LE SAR NEL MEDITERRANEO, sono “tutte le operazioni che hanno come obiettivo quello di salvare persone in difficoltà in vari ambienti (montagna, mare, dopo un terremoto ecc.) effettuate con mezzi navali o aerei. Nello specifico, per quanto riguarda il Mediterraneo, l’area di responsabilità italiana coincide con circa un quinto dell’intero Mediterraneo, ovvero 500mila chilometri quadrati".

La Guardia costiera italiana fa riferimento a qualsiasi nave che per qualsiasi ragione si trovi presente nell’area interessata e che dunque siano che navi governative, tra cui si individuano quelle militari, mercantili, i pescherecci, il naviglio da diporto e le navi adibite a servizi speciali (un esempio è dato da quelle che battono bandiera italiana e che sono utilizzate da alcune ong per le loro finalità SAR). In parole povere, viene intercettata e allertata, qualunque nave che possa intervenire per il salvataggio delle vite umane in mare viene allertata. l’Unhcr, dichiara infatt “chiunque sia in grado di intervenire ha l’obbligo giuridico di farlo”.

Il primo MRCC che abbia la notizia di una possibile situazione di emergenza SAR ha il compito di mettere in campo le prime azioni per gestire tale situazione, anche quando l’evento non sia inclusivo della propria specifica area di responsabilità.

Bisogna inoltre aggiungere che siccome né la Libia né la Tunisia, hanno ratificato la convenzione SAR del 1979 e non hanno specificato quale sia l' area di responsabilità SAR, la maggior parte delle richieste d’aiuto arrivano in Italia. E di conseguenza l’Italia, ha la precisa responsabilità di gestire le situazioni di pericolo di cui riceve notizia.

Conclusosi il salvataggio in mare, l’operazione SAR non può dirsi conclusa. I migranti devono essere condotti in un “luogo sicuro” (dall’inglese place of safety), ovvero un luogo che fornisca le garanzie fondamentali ai naufraghi.

E quindi, nonostante la sempiterna campagna elettorale di Salvini a mandato in atto, tutti gli studi e i report, concordano sul fatto che è pretenziosamente falso sostenere che la presenza delle ong nel Mediterraneo abbia fatto aumentare gli sbarchi. L'Ispi dichiara:

“È logico attendersi che la maggiore incidenza di salvataggi in mare da parte di imbarcazioni delle Ong (passata dal 1% del 2014 al 41% nel 2017), assieme alla tendenza di queste ultime a operare nei pressi delle acque territoriali libiche (come rilevato dall’agenzia europea Frontex), possano aver spinto un maggior numero di migranti a partire, aumentando di conseguenza il numero di sbarchi. Ma i dati in realtà mostrano che non esiste una correlazione tra le attività di soccorso in mare svolte dalle Ong e gli sbarchi sulle coste italiane. A determinare il numero di partenze tra il 2015 e oggi sembrano essere stati dunque altri fattori, tra cui per esempio le attività dei trafficanti sulla costa e la “domanda” di servizi di trasporto da parte dei migranti nelle diverse località libiche”.

Per tutto il resto, c'è la vergogna che proviamo noi, per voi che dovreste averne e non ne avete.

29.6.18

OPPORTUNISTA, VOLUBILE E INCOERENTE, LO STRANO CASO DEL SINDACO FRANCESCO CASINI


Poco più di tre anni fà, in quel di Ponte a Niccheri nel comune di Bagno a Ripoli, il non ancora ministro dell'interno Matteo Salvini decise di farci  tappa per un'iniziativa elettorale. La cosa che però fece infervorare centinaia di persone fu il fatto che venne messa a disposizione dei leghisti, dall'attuale amministrazione comunale (PD)  una sala della biblioteca comunale di Ponte a Niccheri.  Le proteste che  precedettero l'arrivo di Salvini, si scontrarono bruscamente con le "giustificazioni" del sindaco Francesco Casini, che con uno slancio a difesa della così detta democrazia e libertà di espressione, si scagliò contro tutti gli antifascisti  contrari alla concessione della sala comunale, tacciandoli di estremismo e colpevoli di usare metodi intimidatori in stile mafioso, in poche parole di  essere anti-democratici. Prima di continuare però a parlare di Casini, vale la pena riprendere almeno in parte le sue dichiarazioni deliranti dell'epoca: 

"Ci siamo organizzati con la questura di Firenze per evitare gli scontri. C'è il rischio di infiltrazione domani di forze estremiste di destra e sinistra che si sono date appuntamento. Confermiamo la sala, perché pur non condividendo assolutamente le idee della Lega siamo perché discutere di politica non faccia paura. Abbiamo autorizzato la concessione della biblioteca come da regolamento e non mi sento di dire che adesso si revoca per motivi di ordine pubblico". “

“L'iniziativa con Matteo Salvini nella sala conferenze della biblioteca comunale è  un dibattito la cui ospitalità è stata richiesta da un partito regolarmente eletto e collocato all'interno dell'arco costituzionale. Sarebbe un atto antidemocratico e al di fuori della cultura politica della nostra Comunità negare questa ospitalità. L'auspicio è che essa tale rimanga , per rispetto innanzi tutto del luogo della biblioteca, depositario del fondamentale valore della cultura e della storia politica del nostro territorio".

E ancora:

"Non condivido nessuna delle idee di Matteo Salvini e della Lega - precisa - ma il mio pensiero è che discutere civilmente di politica (e dissentire pacificamente) non faccia mai male. Non può fare male! La presenza dei tutori dell'ordine  è motivata dall'esigenza di evitare l'eventuale infiltrazione di esponenti di forze non democratiche ed estremistiche di destra e di sinistra e prevenire problemi di sicurezza pubblica, l'invito che rivolgiamo a tutti è di mantenere toni e considerazioni nell'alveo di un civile confronto democratico, che da sempre caratterizza Bagno a Ripoli”.

Qualche consigliere comunale del Partito Democratico, tra l'altro membro dell'ANPI - dopo le nostre accuse alla Lega, rea di essere in stretti legami con Casapound- arrivò persino a dire che Casapound era soltanto un'associazione culturale legalmente registrata e che niente aveva a che fare con il fascismo. 
Per intere settimane il sindaco Francesco Casini e i suoi fedeli gregari si arrampicarono con le unghie e con i denti sugli specchi, pur di affermare la loro volontà di cedere una sala di una biblioteca pubblica ad un esponente politico, il quel era soltanto all'inizio della sua ascesa ma che già da molto tempo se ne andava in giro seminando odio e razzismo. Come affermammo già nei giorni precedenti alla visita di Salvini, non c'era niente di democratico nel concedere spazi a persone che vorrebbero annullare la democrazia  per trasformare il paese in uno Stato di Polizia, razzista e liberticida. 
No, non c'era niente di "civile" nel legittimare razzisti e fascisti in nome del confronto democratico, specialmente in un territorio in cui la cultura della resistenza è ancora viva.  Evidentemente qualcosa su cui erano in sintonia c'era, visto che è stato proprio il PD con il ministro Minniti ad aprire la strada alle leggi anti-migranti.                                                                                                                       Il presidio contro Salvini nonostante tutto andò alla grande, tantissimi antifascisti del posto e non solo risposero all'appello e quindi prendemmo la decisione di trasformare il presidio in un corteo deciso e "arrabbiato",  che riuscì a bloccare il traffico per decine di minuti, sotto gli occhi di un dispiegamento di forze dell'ordine impressionante.  

Pochi giorni fa però arriva il paradosso, quando sotto ad un appello del Presidente della regione Enrico Rossi contro Salvini e i suoi metodi razzisti che recita:

"  Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana). L'uso irresponsabile di messaggi politici che ricorrono a espressioni di discriminazione etnica e razziale e negano i diritti universali è entrato, finora incontrastato, nel lessico istituzionale di taluni esponenti politici, con effetti imprevedibili che mettono a rischio il patrimonio costituzionale e democratico del paese. "

In mezzo alle adesioni di centinaia di sindaci toscani e non, appare il nome del volubile Francesco Casini.
In realtà non crediamo che a Casini importi realmente della questione migranti, tanto meno di salvaguardare il "patrimonio democratico del paese" minacciato dall'avvento al governo di Lega e Movimento 5 stelle, visto che è stato uno dei complici della legittimazione dei fascisti sul territorio,  ma che sia solamente una manovra opportunista che ha come obiettivo quello di sfuggire alle sue responsabilità politiche e darsi una riverniciata, con lo scopo di ri-accalappiare una parte di quell'elettorato che non vede giustamente più nel Partito Democratico, una forza  di sinistra. Tutto questo logicamente va nella stessa direzione delle politiche attuate  dal sindaco Dario Nardella, il quale da una parte presenzia alle manifestazioni antirazziste proclamando chissà quale lotta al fascismo e dall'altra permette le aperture di sedi fasciste in città, fa manganellare i compagni il 25 Aprile immotivatamente e perseguita tramite la squadra anti-degrado i venditori abusivi immigrati con metodi vergognosi.
Non a caso il sindaco Casini si rese responsabile un paio di anni fa, di un accordo con il Nucleo Carabinieri Volontari, quest'ultimi colpevoli di abusi di potere nei confronti di migranti - prelevati con la forza e trasportati alla caserma dei Carabinieri- e dei ragazzi frequentatori della casa del popolo con perquisizioni e richieste di documenti. Procedure che non rientravano assolutamente nelle loro mansioni. 
Insomma, se prima non c'era niente di democratico nel concedere una sala comunale ad un fascista xenofobo come Salvini, adesso non c'è niente di antifascista nell'atteggiamento di Francesco Casini, ma soltanto un mero opportunismo da quattro soldi che non può altro che confermare quello che dichiaravamo poco più di tre anni fa.

19.6.18

SALVINI E DI MAIO : IL CENSIMENTO AI ROM, I PORTI CHIUSI AI MIGRANTI, L'OPERAZIONE LIBERISTA "VINTAGE" DEGLI ANNI TRENTA DEL NOVECENTO



Di Maio, ha ricordato che il censimento non è possibile unicamente perché "anticostituzionale" come proposta, ponendosi poche domande riguardo la memoria mai appannata di un tempo affine in cui la disumanità, aveva tracciato le rotte di una guerra di popoli tra popoli fatta di conquista e dominio. E a questa dichiarazione, di fatto belligerante, alla desolazione economica di un gruppo sociale, chiosa con un :“Mi fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di censimento registrazione o schedatura, se una cosa non è costituzionale non la si può fare – ha spiegato – Lavoro da due settimane per problemi degli italiani che sono enormi e di cui ci dobbiamo occupare. Gli italiani sono la priorità, bene occuparsi di immigrazione ma prima occupiamoci dei tanti italiani che non possono mangiare". Per cui italiani in disgrazia, ceto medio per quella via della miseria che è una bestemmia ma anche una condizione, siete avvertiti: gli altri poveri sono il vostro problema, non la mano che vi fruga nelle tasche ma quella che chiede. E cosí... restano in mare persone, bambini e donne incinte che fuggono dalle sofferenze; si continua la festa della forca senza farina, chiedendo a gran voce censimenti etnici verso i rom; si vogliono dedicare strade a estensori delle leggi razziste del 1938. Salvini, ci prova, portandosi un debito alla scuola della reazione, scopiazzando e male un compito già scadente che vi aveva trovato svolgimento in precedenza. 

Fu infatti Maroni il primo che propose di censire la popolazione rom in Italia con un decreto del maggio 2008: l'allora ministro dell'interno parlò di identificazione, fotosegnalazione e rilievo delle impronte digitali. L'iniziativa suscitò le critiche dell'Unione Europea e dell'Onu. Già nel giugno del 2009, il Tar del Lazio, aveva ritenuto illegittimo il decreto in particolar modo per quanto riguarda l'identificazione delle persone, confermato dal Consiglio di Stato che considerò inesistente una «emergenza nomadi» in Italia da cui partiva l'intervento di Maroni . Il Parlamento Europeo il 7 settembre 2009 rilanciò e fu drastico nel considerare abominevole la volontà a voler percorrere la strada delle identificazioni, in Italia e non solo sui minori ma anche riguardo i cittadini già in possesso di un regolare documento d'identità. In realtà esistono già dati e numeri riguardo gli insediamenti formali e informali, non solo: i pochi rom irregolari sono apolidi e quindi l' "espulsione" è un dispositivo retorico pericolosissimo. In Italia, i rom italiani presenti nel nostro Paese sono presenti da almeno cinquant'anni e le stime parlano di 130.000 rom e sinti che vivono in Italia, dove più della metà, circa 80.000, sono cittadini italiani e soprattutto, Salvini, ignora che l' "Emergenza Nomadi" inaugurata da Maroni, non solo fu dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato, ma creò le condizioni su cui attecchì Mafia Capitale. Perché: a proposito delle organizzazioni criminali con cui si intrecciano interessi e scambi economici non proprio chiari, vi siete chiesti al di là del bacino elettorale, quali siano le realtà al Sud a cui si è genuflessa la Lega ? (basterebbe sfogliare anche distrattamente qualche editoriale dell'Espresso). 

 Dunque tutti i poteri, i potentati economici, la criminalità organizzata che tra vantaggio e copertura anche legale dal capitalismo, negli squilibri territoriali e nei divari sociali, nella liberalizzazione della circolazione dei capitali e l’ulteriore finanziarizzazione e opacizzazione del sistema finanziario, possono dormire sogni tranquilli, Salvini fa il loro servizio e dichiara il suo astio ai migranti, ai rom, nell'incontenibile livore che le democrazia europee, bisogna dire - inclusa la nostra, con il PD che si conquistò sul campo la promozione quale partito-nazione - aveva già ampiamente espresso. Ora che si brontoli alle pance, si dichiari illegittimo un popolo e alla sua maggioranza offra cazzuola e cemento erigendo muri ai migranti, alle nostre coscienze, sappia riconoscere del fenomeno, l'epifenomeno :"Noi speravamo nella solidarietà europea, nella rinegoziazione del Trattato di Dublino. Ma è tutto saltato!" dice chi guardando al dito, finga davvero di non poter volgere lo sguardo alla luna. L'unica soluzione è la lotta. Iniziare a rispondere colpo su colpo.

Chiara Pannullo - PCL Firenze

18.6.18

Pitti Uomo, o Fiera della Vanità?





Lo scorso venerdì si è conclusa la 94esima edizione di Pitti Immagine Uomo. Spenti i riflettori e sbloccata la viabilità, possiamo permetterci di soffermarci su ciò che è questo evento e di stilare un breve bilancio. Guarda caso il nostro bilancio risulta essere agli antipodi rispetto alle lodi tessute dall’olistica biosfera mediatica, senza alcuna voce fuori dal coro. “Cifre da capogiro”, “Boom della moda a Firenze!”, e ancora “Export del settore della moda italiana in crescita”. Queste sono solo alcune delle introduzioni agli spudorati elogi che TV e giornali hanno riservato al capitalismo fashion e glamour. Analizziamo con ordine. L’immancabile raggiante Darione Nardella ha inaugurato quest’ultima edizione di Pitti assieme a Bonisoli, nominato da Di Maio come nuovo ministro dei beni culturali. Il successone di questa balorda fiera della vanità è stato introdotto dalle spiacevoli parole del neoministro che, dopo essersi congratulato per la crescita del +3,2% di fatturato dell’export italiano del settore della moda, ha dato la sua benedizione agli “imprenditori del settore che producono export e posti di lavoro”. Parole imbarazzanti, che però, nell’era in cui il lavoro si è trasformato da diritto inalienabile a gentile concessione padronale, non scandalizzano poi troppo. Chissà quanto saranno contenti i lavoratori e le lavoratrici del settore della moda, che proprio in Toscana vede alcuni dei suoi principali centri produttivi. Basti pensare alle condizioni lavorative nei capannoni sovraffollati delle aziende subappaltatrici dei grandi brand nel Macrolotto a Prato, o alle condizioni dei lavoratori e ai crimini ambientali delle concerie del Valdarno tra Firenze e Pisa, note anche per i rinomati casi di infiltrazione dell’Ndrangheta, per rendersi conto che tutta questa generazione di posti di lavoro potrebbe essere orientata assai diversamente. 

È così che, tra gli ebeti complimenti reciproci di avventori, stilisti e modelli, si consuma quest’ennesima fiera della vanità. Siamo sicuri inoltre che sarà stato molto soddisfatto il neoministro dei Beni Culturali nel venire a conoscenza delle grandi feste e sfilate private tenutesi nei diversi luoghi della cultura della storia e dell’arte fiorentina, cortesemente concessi dall’amministrazione ai grandi brand. Ebbene, ci pare adesso lecito parlare un po’ di Beni Culturali, ma più in particolare, se vogliamo, della loro svendita. L’ultra-inflazionata Fortezza da Basso la possiamo dare ormai per persa, tanto che fatichiamo ad immaginarla altro rispetto al ruolo di sede del Polo Fieristico Fiorentino che oggi ricopre. La Loggia del Porcellino in Piazza del Mercato Nuovo si è magicamente trasformata in Lounge bar blindato per party privati extra lussuosi, destinati al confronto tra stilisti e grandi capitalisti del settore, provenienti da tutto il globo; da New York a Mosca, da Dubai a Singapore, tutti a sorseggiare cocktail e a dispensare strategie commerciali nel prezioso bunker rinascimentale per loro pensato. Possiamo poi sorvolare su tanti altri siti destinati a feste, sfilate e grandi eventi privati. Il Giardino di Boboli se lo è preso Craig Green; il Giardino Torrigiani, quasi mai visitabile nemmeno dai fiorentini durante tutto l’anno, se lo è scelto la Birkenstock. Il Museo del Bargello è diventato la quinta scenica delle sfilate della Moncler. Più in grande hanno pensato alcuni storici marchi italiani. Armani ha scelto la settimana di Pitti per inaugurare la sua botteguccia in via Tornabuoni: nove vetrine per 250mq di negozio. Non è mancata infine la festicciola dello stesso Armani presso Palazzo Pandolfini. Gucci è andato oltre: l’anno passato ha pensato di impossessarsi direttamente di un intero palazzo storico. 

Il Palazzo della Mercanzia in Piazza della Signoria infatti, ospita oggi il museo di Gucci, il Gucci Garden e un punto ristoro dove dirige le danze lo chef Bottura, all’insegna della lotta allo spreco alimentare. Quanta poesia. Nemmeno la Curia si è salvata. Cavalli ha pensato bene di accaparrarsi l’intera Certosa del Galluzzo per le sue sfilate. Insomma, un’apoteosi per gli amanti della Firenze “Hometown fashion”. In questo universo di sete e tessuti, di modelli e affaristi, si è svolta questa spiacevole settimana della moda. Moda. Ma cos’è che rappresenta oggi l’universo della moda? Se l’imposizione ideologica della nostra epoca risulta essere il feticismo delle merci, avanzato contemporaneamente all’annullamento di qualsiasi livellamento empatico tra esseri umani, la moda riesce a sorprenderci, e ci porta oltre. Se infatti l’uomo all’interno della dinamica capitalistica viene ridotto a merce, la moda riesce a ridurre l’essere umano addirittura a supporto per merce. Celebrazione esasperata della forma merce, dell’abito, che diventa il soggetto principale, indossato dall’uomo, ridotto a nient’altro che un cavalletto, una gruccia animata. Da osservare, appunto, come sostegno per la merce, merce da esaltare e celebrare. 

Un’inversione tra oggetto e soggetto che angoscia ad una non troppo approfondita riflessione. E così si parla di tendenze, di gusto, di “adesso va molto il”, e ci si perde in una marea di discorsi che non fanno altro che tentare di propinare e riproporre il consumo. “Consuma ad ogni costo, stai al passo con le tendenze, con gli stili”. Ed è proprio questa continua quanto falsa esigenza di rinnovamento stilistico che tenta di indurre alla frenesia del consumo illimitato. “Indosso Ergo Sum”. Questa è l’essenza della totale concessione all’esteriorità. Si dimostra come si è, in quanto scegliamo come apparire. Relazioni tra persone che vengono mediate unicamente da cellulari e tablet, che diventano subito strumenti per affermare sui social network la propria presenza nel dato posto. Per urlare virtualmente il proprio “Io c’ero!”, il proprio “Anch’io sono parte della società dello spettacolo”. Così, abiti su supporti in carne ed ossa, si incrociano nel groviglio di connessioni falsate dall’interesse individuale, nella speranza di diventare amici degli amici degli amici. Firenze, nostro malgrado, si conferma centro nevralgico dell’organizzazione borghese della società. Pitti è solo un esempio della barbarie dilagante. La goccia in un oceano che gonfia sempre di più.

Lorenzo Brunello

12.6.18

DUCCIO, 29 ANNI, RAGAZZO. UCCISO DA UNA BANDA DI CRIMINALI.


Duccio, 29 anni muore mentre è fermo al semaforo sopra il suo motorino. 
Muore travolto da un 'auto speronata durante un inseguimento tra due clan rivali di etnia Rom, causato da una faida familiare. 
Duccio muore in una calda, caldissima domenica di metà giugno lungo via Canova  nella periferia nord-ovest  di Firenze. 
Esplode la rabbia tra gli abitanti del quartiere, a gettare benzina sul fuoco arrivano di pedina pure gli sciacalli di Fratelli d'Italia seguiti da Casaggì e Casapound. Riscoppia la polemica sulla questione "campi nomadi": "vanno chiusi!", " ci vogliono ruspe e lanciafiamme". 
A gridarlo sono gli stessi che poi inneggiano all'apertura di altri "campi" per risolvere definitivamente il problema dei Rom con le camere a gas. Poi si accodano  pure le istituzioni, il PD, il presidente Enrico Rossi: " serve integrazione e sicurezza", quando poi per decine di anni queste persone insieme alle destre xenofobe hanno portato avanti politiche di isolamento all'interno dei campi, ghettizzazione, sedentarizzazione forzata - unici ad averla introdotta in tutta Europa- nei confronti dei Rom, il tutto  ha portato anche ad un auto-isolamento dal resto della società.

I campi nomadi vanno chiusi, ma non perchè ci stanno i Rom dentro, vanno chiusi perchè all'interno si consumano faide familiari omicide, si gestiscono traffici di armi, droga e prostituzione talvolta minorile spesso in combutta con la mala autoctona. A farne le spese maggiori  spesso e volentieri sono gli stessi abitanti dei campi, quelli che farebbero pure a meno di viverci, costretti a subire le angherie dei clan egemoni che obbligano agli individui più deboli a pratiche di elemosina e furti. 
Campi in cui vigono leggi non scritte, arcaiche, tramandate, ma che se violate possono scatenare faide violentissime, faide che riportano la memoria indietro, a quelle che si consumavano una ventina di anni fa nelle stesse vie in cui è accaduto l'inseguimento, con modalità simili, ma per altre motivazioni  e con altri protagonisti, fiorentinissimi in quel caso. 

Purtroppo fermarsi un attimo a pensare in questa società frenetica per molti è impossibile,  sicuramente è più facile considerare queste persone solo degli  "untermenschen", dei subumani - per usare un termine molto caro a chi, da queste vicende, con il fare e la bava alla bocca del peggior sciacallo rabbioso, inasprisce la tensione per sollevare dei pogrom- ed inneggiare a cose disumane come Auschwitz. 
Troppo complicato in quest'era di rabbia repressa e guerra tra poveri analizzare le cose in modo obiettivo; certo che no! Meglio le forche.

Viene però da chiedersi il perche Casapound e i suoi gregari non chiedano con la stessa enfasi lo sgombero ad Ostia delle villette pacchiane e luccicanti dei clan di origine Sinti e Rom degli Spada, Fasciani, Casamonica, Di Silvio, DeRosa ecc... Acquistate con i proventi di  traffici di droga ed estorsioni. Evidentemente con questi soggetti riescono esclusivamente a piegarsi a  novanta gradi passivamente o ad organizzarci iniziative assieme. 

Purtroppo però oggi stiamo piangendo Duccio, che se ne è andato a 29 anni in una calda domenica di metà giugno, ucciso da una banda  di criminali.

30.5.18

La resa dei conti tra la Borghesia della Troika e la Borghesia populista e sovranista





Oggi qualcuno ha scoperto che la politica è alla mercé del capitale e creduto che Savona, ex direttore generale di Confindustria e ministro dell'Industria del governo Ciampi (lunghi anni a fianco di Guido Carli e che da ministro del Tesoro firmò per l'Italia il trattato di Maastricht), tecnico di La Malfa nel Partito Repubblicano, dirigente della Banca d’Italia, collaboratore del governo Berlusconi, tra i promotori dell’università privata Luiss ed inserito in innumerevoli consigli di amministrazione, in ottimi rapporti con il governi USA - tanto da vantare un’importante presenza all’ Aspen Institute - il maggiordomo del capitalismo finanziario, sia un tribuno del popolo, l’uomo dell’antisistema semplicemente perché ha scritto e detto che l’euro presenta un tasso di cambio troppo forte ed è dunque moneta di scarso vantaggio e la Germania, un peso dominante in Europa. Pochi semmai ragionano sul fatto che se fosse diventato ministro dell’economia, si sarebbe trovato con il proprio capo di governo che avrebbe lasciato così come è l’articolo 81 della Costituzione. Quello rieditato dal parlamento e che aveva votato la fiducia al governo Monti. 

Per intenderci: lo stesso che inserisce nella nostra Carta, l’obbligo di pareggio di bilancio voluto dal (il più terribile tra i patti europei) fiscal compact. Riguardo Mattarella (non vi sciorino il curriculum da altrettanto boiarda di Stato, mi scoccio), credevate si sarebbe tenuto le braghe addosso? Figuriamoci e poi gli avvertimenti erano stati così chiari, adamantini: il Financial Times, aveva paragonato le due forze politiche vincitrici a dei barbari all'attacco su Roma, il francese Libération e il quotidiano Die Welt si erano incupiti di biasimo, la Commissione Europea tuonato con il vicepresidente Valdis Dombrovskis che ha ricordato a Roma del suo debito pubblico. Bruxelles, addirittura, novella vergine dagli occhi di colomba, preoccupata delle politiche migratorie dell'Italia. 

E non sarà inseguendo la Lega e i Cinque Stelle che possiamo analizzare i piani di forza che vanno presi in consegna sì ma da un punto di vista di classe – e se qualcuno trova il termine ridondante, liturgico, si consoli, gli economisti del capitale lo utilizzano con estrema generosità, per costoro, ha la concretezza dei calci in culo che ci danno mentre stringono il morso della briglia -. E aggiungo e con affetto lo scrivo, qualcuno porga i sali a Cremaschi.

24.5.18

LO SCENARIO POLITICO A ZANZIBAR ILLUSTRATO TRAMITE LA TESTIMONIANZA DI UN MEMBRO DELL'UAMSHO

di Niccolò Lombardini                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

Mentre cercavo di scrivere un articolo sull'attuale situazione politica a Zanzibar, ho inviato una serie di e-mail e messaggi privati a svariati contatti di amici di Zanzibar che ho su Facebook e ad associazioni locali che si battono per i diritti umani con lo scopo di avere più informazioni. Dopo circa un mese passato senza ricevere alcuna risposta da nessuno, sono riuscito ad entrare in contatto con un membro dell'UAMSHO il quale mi ha concesso una breve intervista. Le vicissitudini storiche riguardanti Zanzibar le andremo ad approfondire in un articolo che pubblicheremo in seguito, adesso ci limiteremo a spiegare come cos'è l'UAMSHO e e che tipo di politiche repressive attua il governo tanzaniano.

COS'E' L'UAMSHO? 

UAMSHO, che tradotto in italiano significa letteralmente "rinascita" è ad oggi considerato dalla Tanzania un'organizzazione terrorista di matrice islamico separatista. L'organizzazione nasce nel 2001 a Zanzibar come ONG  legalmente registrata con il nome JUMIKI, con lo scopo di propagandare l'amore e l'unità tra i musulmani, salvaguardare la storia e la cultura islamica ed intervenire per risolvere determinate piaghe sociali come l'AIDS, l'abuso di droghe e la povertà diffusa. Con il passare del tempo JUMIKI, che nel frattempo era stato soprannominato UAMSHO dalla gente, ha iniziato ad interessarsi anche alle questioni legate all'indipendentismo zanzibarino, accusando il governo della Tanzania  di non investire i proventi generati da Zanzibar all'interno dell'arcipelago, ma di destinarli allo sviluppo della "terraferma", trovando così molti consensi tra la popolazione e proponendo in seguito un referendum per l'autonomia.
Il vero e proprio salto di qualità UAMSHO lo effettua nel 2010, quando il CIVIC UNITED FRONT, principale partito d'opposizione delle isole decise di appoggiare un 'iniziativa di governo di unità nazionale da parte del  CHAMA CHA MAPINDUZI, il partito politico che dal 1977 anno dell'unione tra la Tanzania e Zanzibar, governa l'Unione. Questa decisione da parte del CUF è stata visto dagli abitanti di Zanzibar come un vero e proprio tradimento, al punto che moltissimi sostenitori hanno abbandonato il partito per entrare nell'UAMSHO. 
Questa crescita esponenziale dell'organizzazione ha fatto si che il parlamento della Tanzania e di Zanzibar accusassero UAMSHO di essersi trasformato da movimento religioso in un'organizzazione politica che  minaccia l'unità nazionale dello Stato e di conseguenza nel 2012 sono stati vietati tutti i raduni, manifestazioni e conferenze dell'organizzazione fino a nuovo ordine. Nonostante le restrizioni i membri dell'UAMSHO hanno continuato con le loro attività pubblicamente rivendicando la libertà di parola, talvolta scontrandosi con le forze di polizia sopratutto nell'isola di Unguja. 
Sempre nel 2012 il leadel dell'UAMSHO lo sceicco Ferid Hadi Ahmad è scomparso per quattro giorni senza che nessuno avesse sue notizie, dopo essere stato liberato ha dichiarato di essere stato rapito da uomini armati e a volto coperto che si sono identificati come agenti di polizia. Nonostante la polizia negasse qualsiasi coinvolgimento, durante i giorni della scomparsa del leader musulmano, a StoneTown le persone hanno chiuso i negozi per protesta e bloccato il traffico. L'intervento della polizia ha scatenato scontri sanguinosi con i sostenitori dell'UAMSHO, nei quali sono morti almeno un manifestante e un ufficiale della pubblica sicurezza.  Pochi giorni dopo gli scontri lo sceicco Ferid Hadi Ahmad e altri sei dirigenti dell'UAMSHO sono stati arrestati e il giorno seguente processati con vari capi d'accusa tra cui l'incitamento alla violenza e violazione della pace e dell'armonia nell'arcipelago di Zanzibar, da quel momento tutti i leader dell'UAMSHO sono detenuti in Tanzania senza però accuse riguardanti reati atti a minare la costituzione della Tanzania, di conseguenza la detenzione, sulla "terraferma"  che in realtà è un vero e proprio esilio, risulta illegittima secondo la costituzione di Zanzibar.  Attualmente l'UAMSHO è considerata dalla Repubblica della Tanzania un'organizzazione terroristica e chiunque parli pubblicamente dell'UAMSHO è perseguibile con la pena detentiva. 

LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI DA PARTE DELLA REPUBBLICA UNITA DELLA TANZANIA

L'intervista che segue non mira assolutamente a sostenere l'UAMSHO, ma prova esclusivamente a denunciare le politiche autoritarie che il governo della Tanzania attua nei confronti  di tutti gli oppositori politici, tramite la testimonianza di un membro di una delle organizzazioni più represse dal governo della Repubblica Unita della Tanzania. Le informazioni ottenute, riguardo gli abusi di potere effettuati dalla polizia per ordine del governo trovano riscontro tra l'altro nei report di AMNESTY INTERNATIONAL, che fanno un chiaro quadro della situazione riportando testuali parole: 

"Parlamentari dell’opposizione che erano stati percepiti come voci critiche nei confronti del governo sono stati al centro di vessazioni, intimidazioni e arresti. Il 21 settembre, Zitto Kabwe, leader del partito Alleanza per il cambiamento e la trasparenza, è stato arrestato dopo aver postato alcuni commenti sui social network .Questi facevano riferimento alla manipolazione da parte del portavoce del parlamento delle relazioni di due commissioni parlamentari, istituite per indagare in merito alle attività estrattive delle miniere di tanzanite e diamanti"

"Tundu Lissu, presidente della Tanganyika Law Society e parlamentare del partito d’opposizione Chadema, è stato arrestato il 21 ottobre e accusato di “discorsi d’incitamento all’odio”, per avere criticato il presidente Magufuli. Durante un discorso pubblico pronunciato il 17 luglio, aveva affermato che l’assunzione dei dipendenti pubblici da parte del governo era discriminatoria, basata sull’appartenenza al clan familiare, tribale e regionale, e che il rilascio dei permessi di lavoro era condizionato dalla religione"

"La  libertà degli organi d’informazione si è significativamente deteriorata. A gennaio, il presidente Magufuli ha dichiarato che i quotidiani considerati “scorretti” avevano i giorni contati. Da giugno a settembre, le autorità hanno chiuso o vietato temporaneamente la pubblicazione di tre testate, MwanaHalisi, Mawio e Raia Mwema, accusandole di “mancanza di professionalità” nella copertura delle notizie e di incitamento alla violenza."

"Il 17 marzo, il commissario regionale di Dar es Salaam ha effettuato un’irruzione nella sede di Clouds Media Group, a quanto pare in seguito alla decisione del gruppo di non trasmettere un video che mirava a screditare un popolare pastore locale."  AMNESTY INTERNATIONAL 

Oltre a questo AMNESTY INTERNATIONAL denuncia le politiche di ostilità nei confronti degli omosessuali e delle donne nella Repubblica Unita di Tanzania: 

"Le autorità hanno proseguito il giro di vite nei confronti delle persone Lgbti, chiudendo strutture sanitarie e minacciando di togliere la registrazione alle organizzazioni che fornivano loro servizi e assistenza. Il 17 febbraio, il ministro della Salute ha chiuso 40 strutture sanitarie private, accusandole di promuovere le relazioni omosessuali, considerate un reato punibile fino 30 anni di carcere. Il 25 giugno, il ministro dell’Interno ha minacciato che chiunque si fosse impegnato nella tutela dei diritti Lgbti sarebbe stato espulso se cittadino straniero o perseguito penalmente se tanzaniano.A Zanzibar, il 18 settembre, le autorità hanno sottoposto a fermo 12 donne e otto uomini mentre partecipavano a un incontro formativo sulla prevenzione dell’Hiv/Aids in un hotel. Il governo li ha accusati di promuovere i diritti Lgbti."

"l 22 giugno, il presidente Magufuli ha rilasciato una dichiarazione che di fatto vietava alle ragazze in gravidanza di tornare a frequentare lezioni nella scuola pubblica. Ha dichiarato: “Fino a quando sarò presidente, a nessuna studentessa incinta sarà consentito di tornare a scuola”. Il presidente ha affermato che le giovani madri avrebbero potuto optare per un corso di formazione professionale o decidere di avviare un’attività ma che non avrebbero dovuto essere loro permesso di seguire i corsi di studio nella scuola pubblica. Il 25 giugno, il ministro dell’Interno ha minacciato di togliere la registrazione alle organizzazioni che avessero contestato il divieto posto dal presidente alla frequenza scolastica delle ragazze in gravidanza e delle mamme adolescenti." AMNESTY INTERNATIONAL 

segue  l'intervista:

Buongiorno, sto scrivendo un articolo su Zanzibar  e leggo che vi occupate di diritti umani, volevo alcune informazioni, se possibile, sulla situazione politica interna. Sono stato a Zanzibar tre anni fa nei giorni seguenti alle elezioni  vinte dal Civic United Front ma poi annullate .Ricordo che  c'era un pò di fermento a livello politico, oggi che sta succedendo? 

Buongiorno scusa per il ritardo, sono stato via per alcuni giorni e non ho avuto accesso ad internet. A proposito di Zanzibar. La gente vive ancora nella paura ed è terrorizzata dalle forze di sicurezza e dalla polizia, alcune  persone sono state rapite, altre arrestate, alcune spariscono, altri ad oggi  sono detenuti  senza accuse da oltre 4 anni, nessun raduno politico, o discussione politica sono permessi e tutte le conversazioni telefoniche sono registrate. Adesso "  Tanzania Telecommunication " ha introdotto la registrazione delle impronte digitali su tutte le simcard, registra sms e conversazione telefonica, la legge tanzaniana  sui crimini digitali esiste anche a Zanzibar e molte persone sono state minacciate o arrestate, ma poiché sono cittadini comuni di basso profilo e  nessun mezzo di comunicazione privato ha il permesso di riferirlo, le notizie sul loro arresto sono difficili da ottenere.  Per esperienza personale il mio stesso padre è stato arrestato per una falsa accusa. Per il solo motivo che  viene dalla seconda isola di Zanzibar (Pemba) è stato accusato di aver fornito un CD di incitamento all'odio, essendo come me un membro dell'UAMSHO. Siamo stati in grado di ottenere la sua liberazione pagando una somma forfettaria di 8 milioni di scellini, circa  2600€, adesso vive in esilio nonostante poche persone sapessero che aveva dato il suo  numero di telefono ad alcuni amici, recentemente ha ricevuto una telefonata per ricordargli che sarà rapito e mandato sulla terraferma poiché è un membro dell'UAMSHO, crediamo che la chiamata provenisse dalla  stessa polizia che lo aveva arrestato tempo prima. Abbiamo cercato di richiamare il numero ma è completamente spento, mio zio è un ingegnere di ZANTEL* e ha rintracciato il numero di telefono, ha scoperto che il numero non è registrato e tutti i numero di ZANTEL non hanno cifre simili, ad esempio ZANTEL ha il numero 0777 ma in questo caso il numero era 0778, una serie di cifre non reali.

In che circostanze è avvenuto l'arresto?

Il giorno prima del suo arresto era con un amico e discuteva della visita del leader dell'opposizione Maalim Seif a Pemba,l'amico gli disse che era in possesso di un CD  che voleva a tutti i costi fargli vedere e che al mattino seguente sarebbe passato al negozio di mio padre a lasciarglielo.  Quando mio padre andò a prenderlo, qualcuno lo chiamò per dirgli di andare a sorvegliare la vendita di una casa dato che quello era il suo lavoro, ed  una volta uscito dall'auto  la polizia lo arrestò e gli disse che stava distribuendo un CD inneggiante al terrorismo. Mio padre aveva il CD con sé senza conoscere però il contenuto; In poche parole lo hanno venduto alla polizia. Ci hanno minacciato di non dire  niente a nessuno e che se avessimo provato a dire qualcosa, avrebbero inviato mio padre sulla terraferma, l'unica soluzione quindi era quella di pagare il denaro e loro lo avrebbero rilasciato. Noi siamo andati a denunciare il fatto all'anti corruzione di Zanzibar, inizialmente loro ci volevano aiutare e hanno detto che avrebbero pagato i soldi e fatto arrestare gli agenti di polizia implicati, ma quando è stato il momento di andare a pagare ci hanno informato che in ufficio non c'era nessun'altro e  che non potevano andare  alla stazione di polizia e lasciare così l'ufficio vuoto. Quindi ci  hanno chiesto  a noi di pagare e iniziare una procedura legale, quindi abbiamo pagato e ce ne siamo andati.


Questa repressione nei confronti di persone legate all' UAMSHO, sicuramente è causata dal fatto che la Tanzania reputa l' UAMSHO un'organizzazione terroristica di matrice islamico-indipendentista. Cercando su internet si legge che l' UAMSHO tra le proprie rivendicazioni ha quella di instaurare a Zanzibar la sharia  e di imporre un codice di abbigliamento per i turisti, in più si legge che siete sospettati per una serie di attacchi con acido nei confronti di alcuni turisti occidentali. E' vero tutto questo?? 

Bugie! L' UAMSHO si batte per principalmente per la libertà di parola e l'indipendenza di Zanzibar. Come persona di  Zanzibar  posso dirti che la maggior parte degli Zanzibarini  sanno  che noi non siamo terroristi, per quale motivo allora l'organizzazione è legalmente registrata e detiene tutt'oggi la registrazione valida?! Conosciamo il motivo di queste illazioni, ed è per questo che i leader sono detenuti senza accusa da oltre 5 anni,la Corte di Zanzibar ha la stessa autorità di quella della Tanzania secondo la Costituzione, allora perché sono detenuti sulla terraferma?  Tra l'altro La  questione riguardante i leader dell' UAMSHO è stata discussa in parlamento proprio questa settimana, ma il ministro della giustizia ha detto che la questione è sotto il DPP( Director of Pubblic Prosecution*) e  non rigurda gli affari interni. Inoltre ha dichiarato di aver parlato con il DPP, ma purtroppo l'accusa  sta ancora aspettando le prove, perché la questione è molto delicata. Dice anche che nè il presidente nè nessun altra autorità è al di sopra del DPP, il quale è libero di fare ciò che desidera secondo entrambe le costituzioni... Strano però, perché la stessa costituzione dice che entro 24 ore i sospetti devono essere accusati, altrimenti devono essere immediatamente rilasciati. 

E invece gli arresti senza accuse e rapimenti continuano?

Recentemente a Zanzibar sono state rapite 5 persone che aiutavano con le donazioni i membri della famiglia degli arrestati,  la polizia ha negato di averle in custodia, ma dopo alcune settimane di proteste sono state rilasciati in mezzo alla foresta. I leader musulmani e tutte le persone condannano  e contestano questi fatti, che vengono visti come una violazione dei diritti umani. Non sono terroristi quelli che  rapiscono persone che aiutano famiglie con bambini che hanno perso tutto? 

Gli arrestati hanno subito anche percosse e abusi fisici dalla polizia??

Si, hanno subito percosse. Il governo aveva dichiarato che avrebbe aperto un'indagine speciale, ma poco dopo hanno redatto un  loro rapporto in cui veniva negato qualsiasi tipo di  abuso. Certe volte gli imputati non hanno assistito all'udienza a causa di ferite e traumi dovuti a  molestie sessuali. Due donne  poco tempo fa  si sono suicidate perché non potevano vedere i loro mariti.

Quindi il governo tanzaniano reprime i membri dell' UAMSHO perchè è spaventato dalla crescita di consensi  nei confronti del movimento? Che rapporti avete con il Civic United Front*? 

Non abbiamo nessun rapporto con il CUF. Si, Le ragioni della repressione stanno dietro alle richieste di indipendenza che rivendica il  movimento,  condivise della maggior parte degli zanzibarini. La dimostrazione sta nel fatto che  il Partito Reggente non esiste più in entrambe le isole, ed erano soliti conquistare la maggioranza a Zanzibar, ma negli ultimi  anni hanno subito una dura risposta, perché Zanzibar si è svegliato!

Pensi che la Tanzania cerchi a tutti i costi di impedire a Zanzibar di ottenere l'autonomia perchè trae profitto dalle risorse naturali- sò che il parlamento ha avviato una serie di ricerche per l'estrazione di gas e petrolio nell'arcipelago - e  dal turismo  dell'isola che è una fonte di guadagno non irrilevante??

In termini di risorse naturali quando Zanzibar ne parla, veniamo definiti come criminali, poche persone sono in grado di parlarne senza che dopo pochi giorni gli accada qualcosa. Zanzibar non ha politica estera,non ha nessuna politica monetaria e non ha relazioni interne, non può entrare in nessun accordo internazionale o bilaterale di commercio,Ad esempio, il presidente della Tanzania non ha potere sugli  affari interni di Zanzibar ma comunque  interferisce, di recente  il Ministro dei Trasporti ha imposto a Zanzibar di annullare la registrazione di compagnie di navigazione straniere a causa del sequestro da parte della Tanzania di due navi che trasportavano  armi e eroina, inoltre ha ordinato di sospendere tutte le licenze e gli ordini  per tutte le altre società di navigazione registrate a Zanzibar. Tutti queste restrizioni non erano state definite nel cosiddetto articolo dell' Unione, ma l'obiettivo dell'Unione evidentemente è quello di distruggere completamente Zanzibar. il problema è stato ripetutamente denunciato dall'ex Presidente di Zanzibar  Aboud Jumbe, che  fu uno dei fondatori nell'Unione, ma ogni volta che parli di questo argomento pubblicamente perdi il lavoro o ti mandano in prigione.

Cos'è successo ad Aboud Jumbe? 

Fu costretto a dimettersi e costretto agli arresti domiciliari a Dar es Salaam per il resto della sua vita e non gli è mai stato permesso di tornare a Zanzibar dal 1984 fino alla sua morte avvenuta l'anno scorso.
Le persone a Zanzibar pensano che sia ancora possibile cambiare tramite elezioni politiche oppure sia necessaria una rivoluzione? 
Il partito al governo ha dichiarato in Parlamento che nessuno prenderà il potere con il voto, le persone a Zanzibar sono ancora pazienti e tutto dipenderà da ciò che deciderà il Civic United Front.

Le persone hanno fiducia nell'operato del CIVIC UNITED FRONT? 

La maggior parte degli zanzibarini  ritiene che il CUF sia meglio del CHAMA CHA MAPINDUZI, perchè abbiamo solo bisogno di cambiare e l'unico partito che può portare cambiamenti a livello istituzionale  è il CUF, i suoi leader gli abbiamo osservati quando erano al potere, infatti il  candidato del CUF  Maalim Seif, era il capo del governo di Zanzibar negli anni '80 e la gente lo stimava molto. Speriamo solo che il cambiamento arriverà, ma nessuno di noi si aspetta che avvenga presto.

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