2.5.14

CRIMINALITA', FASCISTI E CONNIVENZE. QUALORA SI NUTRISSERO DUBBI

Come dicono in molti, che le grandi scoperte siano spesso derivate da un caso fortuito, così, qualche volta, può esser lecito pensarlo di qualche filone investigativo delle forze dell’ordine.
Milano, maggio 2013, in quello che doveva essere un banale controllo di routine della polizia stradale, vengono fermati, nella stessa auto, due personaggi che nell’immaginario collettivo dovrebbero essere distanti anni luce l’uno dall’altro: Salvatore Geraci, segnalato dalla polizia giudiziaria come un pluri pregiudicato per rapina, sequestro di persona, traffico di armi e di droga e Domenico Bosa, più noto come Mimmo Hammer, noto esponente dei neofascisti milanesi.
La distanza tra i due dovrebbe essere infinita e segnata dal fatto che il primo è un esponente di spicco della delinquenza, mentre il secondo è figura rappresentativa di una ideologia che da sempre si è posta a guardia e garante dell’ordine, dell’integrità e della moralità, ma questo è un concetto, la cui bontà, è piuttosto labile.
Quel controllo di routine si evolve in una indagine del GICO della Guardia di Finanza, che porta ad accertare i rapporti esistenti tra l’Hammer di turno e il e il narcotrafficante montenegrino Milutin Todorovic, (malavitoso serbo già noto per la strage del novembre del 1979 nel ristorante Le Streghe in via Moncucco a La Spezia (1979) passando per il quale si traccia un filo rosso che porta alla ndrina di don Giuseppe Flachi - per gli intimi Pepé - una delle famiglie trapiantate e operanti in Lombardia.).
 - Qui consentite a chi scrive di fare una piccola divagazione: se la cosa non fosse una tragedia, verrebbe da fare un sorriso nel ripensare a un Roberto Maroni, Ministro degli Interni, che per smentire qualcuno che aveva parlato delle infiltrazioni malavitose in Lombardia, pretese uno spazio in TV per recitare una sorta di elzeviro in cui magnificava l’assenza di qualsivoglia presenza di criminalità in Lombardia, per essere sbugiardato il giorno seguente, da un rapporto della DIA, nel quale si diceva che quella regione era oramai territorio “militarmente” occupato dalla ndrangheta, ma questa è una storia diversa - .
L’indagine, che nel frattempo aveva preso una piega più ampia, si concluse con l’arresto di Todorovic e soprattutto con la certezza che vi fossero consolidati rapporti nell’organizzare e gestire il commercio di partite di centinaia di chili droga, tra Draga e Salvatore Geraci, il tizio fermato assieme a Bosa/Hammer.
Senza girarci troppo intorno, queste indagini hanno chiarito differenti aspetti della malavita operante in Lombardia, ma soprattutto hanno fatto emergere in maniera piuttosto netta alcuni rapporti tra le famiglie di ndrangheta con ambienti della desta neofascista milanese.
Basta, ad esempio, ricordare il concerto degli Amici del vento, (un gruppo musi­cale di estrema destra) tenuto al Music Hall Madi­son, locale della periferia milanese, divenuto famoso per essere stato al centro di alcune inchieste e che dopo una serie di passaggi di mano, tutti tra personaggi noti alle forze dell’ordine, sempre per gli stessi motivi, è oramai gestito dalla S.r.l. PAR, (partecipazioni alber­ghiere e risto­ra­zioni – la società che lo ha dato in affitto per il concerto), di proprietà di tre persone di cui una è un certo Anto­nio Luca Biasi, coin­volto, nel febbraio 2011, nell’operazione Carpe Diem, con­dotta dal GICO e dalla DIA di Salerno conclusa con un bel po’ di arre­sti per traf­fico internazionale di droga e con lo smantellamento del clan di Giu­seppe Alfano.
Un altro tassello su cui riflettere è che i locali della nuova sede di Lealtà Azione, (l’associazione fiancheggiatrice della rete neo­na­zista di Ham­mer­skin) siano stati dati in como­dato d’uso gra­tuito da un certo Miche­lan­gelo Tibaldi, citato come l’emissario del boss mafioso Santo Crucitti in un rap­porto della Com­mis­sione anti­ma­fia che nell’ottobre del 2012 portò allo scio­gli­mento, del comune di Reg­gio Cala­bria.
È ovvio che il fitto di locali o l’utilizzo gratuito di questi, concessi a esponenti della destra, possono essere solamente uno spunto di riflessione, ma se a questo si aggiungono alcuni nomi e le circostanze nelle quali sono venuti fuori, allora magari, questi diventano tasselli di un quadro più ampio, i cui connotati diventano più chiari.
Giusto per fare qualche nome è bene ricordare un certo Emanuele Macchi, noto esponente neofascista romano, arrestato nel 2012 con una partita di centosessantacinque chili di cocaina, oppure il nome di Angelo Manfrin, sessantaquattrenne, noto neofascista dei NAR, una condanna definitiva nell'aprile 1990 per associazione a delinquere in concorso con nomi più noti: Cavallini, Fioravanti e Mambro, arrestato dai Carabinieri, nel 2008, per essere attivo in una rete di spaccio che aveva basi operative piuttosto numerose: Rovigo, Ferrara, Modena, Verona, Padova e Milano.
Per terminare basta aggiungere il nome di Roberto Frigato, anche lui noto esponente della destra: ex Ordine Nuovo, forse attualmente legato alla Fiamma Tricolore e all’epoca collaboratore e complice di Angelo Manfrin.
Su tutte quante queste storie c’è ancora da capire (e questo è un dubbio espresso dal capo della DDA di Venezia) se il narcotraffico di questi esponenti della destra fosse fine a se stesso o servisse per finanziare eventuali attività eversive.
L’interrogativo rimane aperto.



Resistenza Rossa

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