13.7.18

VERGOGNA! GIU LE MANI DALLE ONG!



Mi è toccato da vicino durante una discussione e non poteva non essere che un nervo scoperto che sentivo di dover in qualche modo ricondurre alla ragione, all'intelligenza e ai dati.
“Le ong sono i taxi del mare”. “Fanno affari con gli scafisti”. “Le ong nel Mediterraneo favoriscono il business dell’immigrazione”. Non è la prima volta che mi imbatto in frasi del genere riguardo le ong che operano nel Mediterraneo centrale.

Complice, anzi, colpevole una campagna mediatica e diffamatoria nei confronti delle ong, i livelli ingiusti e calunniosi raggiunti, non si sono placati neanche dopo i risultati tratti dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e infatti non vi si sono sottratti i ministri del governo Conte, Salvini in prima battuta e Toninelli a seguire, quando hanno attaccato violentemente le navi delle ong, in seguito al caso Aquarius, e il 22 giugno riguardo la nave Lifeline.

Facciamo chiarezza: le ong sono organizzazioni non governative, non a fini di lucro e indipendenti sia dagli stati che dalle organizzazioni governative internazionali. Tali organizzazioni si finanziano per mezzo di donazioni e in parte con denaro pubblico, il personale è composto unicamente da volontari. Esistono ong che operano negli ambiti più disparati,  ciò dipende dalle missioni e dagli obiettivi seconda delle loro missioni e degli obiettivi che stabiliscono.

Attualmente si contano nel numero di 5 le ong dotate di navi, di media grandezza, per il salvataggio in mare dei migranti che tentano di arrivare dalla Libia all’Europa. E sono: la ong spagnola Proactiva open arms, la Sea Watch, le ong Sos Mediteranee e Medici senza frontiere, che gestiscono insieme la nave Aquarius, e poi Sea-eye e Mission Lifeline.

Dal 1 gennaio al 30 aprile 2017, le ong hanno soccorso  12.346 migranti, pari al 33 per cento dei salvataggi in mare. 
Le stime portate dalla Guardia costiera, ci informano che nel 2016 i migranti soccorsi tra il nord Africa e l’Italia sono stati 178.415 e di questi poco meno della metà sono stati messi in salvo da Guardia costiera (35.875) e Marina militare (36.084).

Le politiche nazionali europee hanno in qualche modo contribuito allo sfoltimento delle ong,fino a qualche mese fa le ong operative erano più numerose, tra cui Moas, Life Boat, Jugend Rettet, Boat Refugee.

Proactiva Open Arms è un’organizzazione non governativa di Badalona (Barcellona, Spagna) che si è data la missione di salvare i migranti in mare “che arrivano in Europa in fuga da guerre, persecuzioni o povertà”. La ong riceve finanziamenti dalle donazioni dei privati (96 per cento del totale) e un contributo dalle amministrazioni locali (4 per cento). Tra il 2016 e i 2017 si sono contate donazioni per 3,6 milioni di euro, per un totale di 50mila donatori.

Interessante è segnalare che lo scorso 20 giugno 2018 il Gip di Palermo ha archiviato le indagini a carico della spagnola Proactiva Open Arms e la tedesca Sea Watch, su cui era stata aperta un'indagine sull'aver favorito l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani.

Entrambi i procedimenti erano stati aperti tra aprile e maggio 2017: l'accusa alle due ong era quella di aver fatto sbarcare alcuni migranti in Italia dopo aver effettuato salvataggi in aree marittime più vicine a Malta. L’ipotesi accusatoria era quindi che le ong avessero avuto accordi sottobanco e scelto l'Italia come destinazione privilegiata per presunti accordi con i trafficanti finalizzati al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

La Sea-Watch e. V. è un’organizzazione umanitaria senza scopo di lucro la cui missione primaria, è l’attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. Si legge sul sito della ong che la Sea-Watch “fornisce mezzi per il soccorso d’emergenza in mare, si batte affinché i governi intensifichino le operazioni di salvataggio, chiede l’istituzione di corridoi umanitari legali e politiche estere volte alla rimozione delle cause all’origine dei massicci processi migratori di questi anni”. Nasce alla fine del 2014 ed interviene nel salvataggio delle persone che rischiavano la morte in mare nel tentativo di arrivare in Europa. La ong ha salvato oltre 35.000 persone.

La loro nave impegnata nei salvataggi è la oramai più che nota Aquarius, che il 17 giugno 2018 approda al porto di Valencia con centinaia di persone a bordo, dopo essere stata rifiutata da Salvini sette giorni prima. La nave Aquarius, da febbraio 2016 ha tratto in salvo 27.746 migranti durante le sue operazioni di soccorso. 

SOS Mediterranee è un’organizzazione umanitaria europea “interamente finanziata dalla popolazione solidale a livello globale e dall’appoggio della società civile”, la missione la si legge sul sito della ong. È un’associazione umanitaria internazionale italo-franco-tedesca slegata da qualsiasi schieramento politico e confessionale, nasce con lo specifico obiettivo di “organizzare il salvataggio dei migranti in pericolo di vita nel mare Mediterraneo”. Si muove tra la Sicilia, Lampedusa e la Libia


Medici senza frontiere è una ong che la cui missione primaria è l’assistenza medica. È una organizzazione “indipendente, neutrale e imparziale”, finanziata dalle donazioni dei privati, che rappresentano oltre il 99 per cento dei fondi raccolti. Nel 1999 MSF ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.

La Sea-eye è attiva dal 2016. Opera nel Mediterraneo utilizzando un ex peschereccio di 26 metri di Sassnitz (Rügen, Germania), riequipaggiata per le missioni di soccorso. Sul sito della ong è possibile leggere: “Con la nostra barca, un ex peschereccio riadattato, cerchiamo coloro che sono in pericolo lungo le coste libiche. Appena individuiamo delle imbarcazioni in difficoltà lanciamo l’SOS e iniziamo a prestare soccorso”. La Sea-Eye e Seefuchs hanno consentito a 14.378 persone di non annegare dall’inizio delle operazioni.

Mission Lifeline.  Anche questa ong si pone come obiettivo precipuo quello di effettuare i salvataggi in mare dei migranti nel Mediterraneo Centrale. La nave omonima batte bandiera olandese, ma la ong ha sede a Dresda, in Germania. “Con la nostra nave di soccorso, siamo nella zona lungo la costa libica alla ricerca di persone in pericolo”, questo è quanto si può leggere sul loro sito.

Le ong che operano nel Mediterraneo hanno quasi tutte il preciso scopo di intervenire nel salvataggio dei migranti che giungono nel Mediterraneo, per prevenire i naufragi e incoraggiando una politica migratoria incentrata sull’accoglienza e la sicurezza. La maggior parte delle ong attualmente operative nel Mediterraneo iniziano le attività tra il 2014 e il 2016, in concomitanza con l’aumento dei flussi migratori dal nord Africa e con il progressivo aumento delle morti in mare.

Le ong che si sono dotate di imbarcazioni hanno operato tale scelta con lo scopo di favorire le operazioni di soccorso, e dare una risposta di continuità alla "frammentazione" creatasi dalla fine dell’operazione Mare Nostrum, di cui è facile comprendere l'interruzione: la missione di salvataggio in mare dei migranti si è avuta dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 ed è stata gestita dalle forze della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare italiane.

VA FATTO PRESENTE inoltre che le ong non agiscono di propria iniziativa ma che ogni loro operazione è organizzata e stabilita dall’Italian Maritime Rescue Coordination Centre (IMRCC) della Guardia Costiera di Roma, che è l’organo deputato a gestire gli interventi di SAR, search and rescue (soccorso in mare), nel tratto di mare che compete all’Italia.

LE SAR NEL MEDITERRANEO, sono “tutte le operazioni che hanno come obiettivo quello di salvare persone in difficoltà in vari ambienti (montagna, mare, dopo un terremoto ecc.) effettuate con mezzi navali o aerei. Nello specifico, per quanto riguarda il Mediterraneo, l’area di responsabilità italiana coincide con circa un quinto dell’intero Mediterraneo, ovvero 500mila chilometri quadrati".

La Guardia costiera italiana fa riferimento a qualsiasi nave che per qualsiasi ragione si trovi presente nell’area interessata e che dunque siano che navi governative, tra cui si individuano quelle militari, mercantili, i pescherecci, il naviglio da diporto e le navi adibite a servizi speciali (un esempio è dato da quelle che battono bandiera italiana e che sono utilizzate da alcune ong per le loro finalità SAR). In parole povere, viene intercettata e allertata, qualunque nave che possa intervenire per il salvataggio delle vite umane in mare viene allertata. l’Unhcr, dichiara infatt “chiunque sia in grado di intervenire ha l’obbligo giuridico di farlo”.

Il primo MRCC che abbia la notizia di una possibile situazione di emergenza SAR ha il compito di mettere in campo le prime azioni per gestire tale situazione, anche quando l’evento non sia inclusivo della propria specifica area di responsabilità.

Bisogna inoltre aggiungere che siccome né la Libia né la Tunisia, hanno ratificato la convenzione SAR del 1979 e non hanno specificato quale sia l' area di responsabilità SAR, la maggior parte delle richieste d’aiuto arrivano in Italia. E di conseguenza l’Italia, ha la precisa responsabilità di gestire le situazioni di pericolo di cui riceve notizia.

Conclusosi il salvataggio in mare, l’operazione SAR non può dirsi conclusa. I migranti devono essere condotti in un “luogo sicuro” (dall’inglese place of safety), ovvero un luogo che fornisca le garanzie fondamentali ai naufraghi.

E quindi, nonostante la sempiterna campagna elettorale di Salvini a mandato in atto, tutti gli studi e i report, concordano sul fatto che è pretenziosamente falso sostenere che la presenza delle ong nel Mediterraneo abbia fatto aumentare gli sbarchi. L'Ispi dichiara:

“È logico attendersi che la maggiore incidenza di salvataggi in mare da parte di imbarcazioni delle Ong (passata dal 1% del 2014 al 41% nel 2017), assieme alla tendenza di queste ultime a operare nei pressi delle acque territoriali libiche (come rilevato dall’agenzia europea Frontex), possano aver spinto un maggior numero di migranti a partire, aumentando di conseguenza il numero di sbarchi. Ma i dati in realtà mostrano che non esiste una correlazione tra le attività di soccorso in mare svolte dalle Ong e gli sbarchi sulle coste italiane. A determinare il numero di partenze tra il 2015 e oggi sembrano essere stati dunque altri fattori, tra cui per esempio le attività dei trafficanti sulla costa e la “domanda” di servizi di trasporto da parte dei migranti nelle diverse località libiche”.

Per tutto il resto, c'è la vergogna che proviamo noi, per voi che dovreste averne e non ne avete.

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