29.6.18

OPPORTUNISTA, VOLUBILE E INCOERENTE, LO STRANO CASO DEL SINDACO FRANCESCO CASINI


Poco più di tre anni fà, in quel di Ponte a Niccheri nel comune di Bagno a Ripoli, il non ancora ministro dell'interno Matteo Salvini decise di farci  tappa per un'iniziativa elettorale. La cosa che però fece infervorare centinaia di persone fu il fatto che venne messa a disposizione dei leghisti, dall'attuale amministrazione comunale (PD)  una sala della biblioteca comunale di Ponte a Niccheri.  Le proteste che  precedettero l'arrivo di Salvini, si scontrarono bruscamente con le "giustificazioni" del sindaco Francesco Casini, che con uno slancio a difesa della così detta democrazia e libertà di espressione, si scagliò contro tutti gli antifascisti  contrari alla concessione della sala comunale, tacciandoli di estremismo e colpevoli di usare metodi intimidatori in stile mafioso, in poche parole di  essere anti-democratici. Prima di continuare però a parlare di Casini, vale la pena riprendere almeno in parte le sue dichiarazioni deliranti dell'epoca: 

"Ci siamo organizzati con la questura di Firenze per evitare gli scontri. C'è il rischio di infiltrazione domani di forze estremiste di destra e sinistra che si sono date appuntamento. Confermiamo la sala, perché pur non condividendo assolutamente le idee della Lega siamo perché discutere di politica non faccia paura. Abbiamo autorizzato la concessione della biblioteca come da regolamento e non mi sento di dire che adesso si revoca per motivi di ordine pubblico". “

“L'iniziativa con Matteo Salvini nella sala conferenze della biblioteca comunale è  un dibattito la cui ospitalità è stata richiesta da un partito regolarmente eletto e collocato all'interno dell'arco costituzionale. Sarebbe un atto antidemocratico e al di fuori della cultura politica della nostra Comunità negare questa ospitalità. L'auspicio è che essa tale rimanga , per rispetto innanzi tutto del luogo della biblioteca, depositario del fondamentale valore della cultura e della storia politica del nostro territorio".

E ancora:

"Non condivido nessuna delle idee di Matteo Salvini e della Lega - precisa - ma il mio pensiero è che discutere civilmente di politica (e dissentire pacificamente) non faccia mai male. Non può fare male! La presenza dei tutori dell'ordine  è motivata dall'esigenza di evitare l'eventuale infiltrazione di esponenti di forze non democratiche ed estremistiche di destra e di sinistra e prevenire problemi di sicurezza pubblica, l'invito che rivolgiamo a tutti è di mantenere toni e considerazioni nell'alveo di un civile confronto democratico, che da sempre caratterizza Bagno a Ripoli”.

Qualche consigliere comunale del Partito Democratico, tra l'altro membro dell'ANPI - dopo le nostre accuse alla Lega, rea di essere in stretti legami con Casapound- arrivò persino a dire che Casapound era soltanto un'associazione culturale legalmente registrata e che niente aveva a che fare con il fascismo. 
Per intere settimane il sindaco Francesco Casini e i suoi fedeli gregari si arrampicarono con le unghie e con i denti sugli specchi, pur di affermare la loro volontà di cedere una sala di una biblioteca pubblica ad un esponente politico, il quel era soltanto all'inizio della sua ascesa ma che già da molto tempo se ne andava in giro seminando odio e razzismo. Come affermammo già nei giorni precedenti alla visita di Salvini, non c'era niente di democratico nel concedere spazi a persone che vorrebbero annullare la democrazia  per trasformare il paese in uno Stato di Polizia, razzista e liberticida. 
No, non c'era niente di "civile" nel legittimare razzisti e fascisti in nome del confronto democratico, specialmente in un territorio in cui la cultura della resistenza è ancora viva.  Evidentemente qualcosa su cui erano in sintonia c'era, visto che è stato proprio il PD con il ministro Minniti ad aprire la strada alle leggi anti-migranti.                                                                                                                       Il presidio contro Salvini nonostante tutto andò alla grande, tantissimi antifascisti del posto e non solo risposero all'appello e quindi prendemmo la decisione di trasformare il presidio in un corteo deciso e "arrabbiato",  che riuscì a bloccare il traffico per decine di minuti, sotto gli occhi di un dispiegamento di forze dell'ordine impressionante.  

Pochi giorni fa però arriva il paradosso, quando sotto ad un appello del Presidente della regione Enrico Rossi contro Salvini e i suoi metodi razzisti che recita:

"  Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana). L'uso irresponsabile di messaggi politici che ricorrono a espressioni di discriminazione etnica e razziale e negano i diritti universali è entrato, finora incontrastato, nel lessico istituzionale di taluni esponenti politici, con effetti imprevedibili che mettono a rischio il patrimonio costituzionale e democratico del paese. "

In mezzo alle adesioni di centinaia di sindaci toscani e non, appare il nome del volubile Francesco Casini.
In realtà non crediamo che a Casini importi realmente della questione migranti, tanto meno di salvaguardare il "patrimonio democratico del paese" minacciato dall'avvento al governo di Lega e Movimento 5 stelle, visto che è stato uno dei complici della legittimazione dei fascisti sul territorio,  ma che sia solamente una manovra opportunista che ha come obiettivo quello di sfuggire alle sue responsabilità politiche e darsi una riverniciata, con lo scopo di ri-accalappiare una parte di quell'elettorato che non vede giustamente più nel Partito Democratico, una forza  di sinistra. Tutto questo logicamente va nella stessa direzione delle politiche attuate  dal sindaco Dario Nardella, il quale da una parte presenzia alle manifestazioni antirazziste proclamando chissà quale lotta al fascismo e dall'altra permette le aperture di sedi fasciste in città, fa manganellare i compagni il 25 Aprile immotivatamente e perseguita tramite la squadra anti-degrado i venditori abusivi immigrati con metodi vergognosi.
Non a caso il sindaco Casini si rese responsabile un paio di anni fa, di un accordo con il Nucleo Carabinieri Volontari, quest'ultimi colpevoli di abusi di potere nei confronti di migranti - prelevati con la forza e trasportati alla caserma dei Carabinieri- e dei ragazzi frequentatori della casa del popolo con perquisizioni e richieste di documenti. Procedure che non rientravano assolutamente nelle loro mansioni. 
Insomma, se prima non c'era niente di democratico nel concedere una sala comunale ad un fascista xenofobo come Salvini, adesso non c'è niente di antifascista nell'atteggiamento di Francesco Casini, ma soltanto un mero opportunismo da quattro soldi che non può altro che confermare quello che dichiaravamo poco più di tre anni fa.

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