26.3.11

La NATO vuole trasformare la Libia in un protettorato contro la rivoluzione araba

Intervento del Partido Obrero (Argentina)

In Libia, si sta sviluppando uno dei lavori più sporchi della storia sporca dell'imperialismo mondiale. Dall'inizio della rivoluzione popolare del 17 febbraio, le potenze della NATO e delle Nazioni Unite hanno progettato senza interruzioni, la possibilità di istituire un divieto di attività aerea nello spazio della Libia, con l'intento di impedire a Gheddafi di utilizzare la sua posizione dominante per schiacciare la rivolta con le operazioni di bombardamento. Mentre sfogliavano la margherita, hanno invece evitato di fare qualcosa di ancora più elementare, come sarebbe stato l'interferenza nelle comunicazioni aeronautiche di Gheddafi. Fin dall'inizio era chiaro che un divieto di volo avrebbe significato la distruzione degli impianti anti-aerei del governo, ossia il bombardamento della Libia. Quello cui si dedicarono maggiormente, però, fu una manovra politica nel campo rivoluzionario per forzare la formazione di un governo accomodante, con una predominanza degli elementi che aveva collaborato con il regime per decenni, e bloccare la crescita dei settori indipendenti. Come più volte rilevato in queste pagine, la strategia imperialista era chiara: incoraggiare la repressione della rivoluzione da parte di Gheddafi, per dettare quindi una soluzione politica alla rivoluzione in senso inverso. Così Gheddafi ha continuato a finanziarsi con la vendita del petrolio, mentre il conclamato congelamento dei suoi conti esteri è stato cavallerescamente ignorato. Questo fatto lo ha perfettamente chiarito, in una intervista con l'italiano Corriere della Sera, il presidente della Banca Centrale di Libia.



La decisione di imporre il divieto di volo, un paio di giorni fa, fa parte di questa politica criminale contro la rivoluzione, non contro Gheddafi, che la rivoluzione ha trasformato in un paria internazionale incapace di sostenere il governo del paese. Ma il divieto di volo, che è cominciato con attacchi di missili e bombardieri contro qualsiasi obiettivo, più i consueti massacri collaterali, non rappresentano in alcun modo l'intenzione finale. Anche se la risoluzione dell'ONU che autorizza tale azione esclude l'obiettivo di "cambio di regime" e "occupazione del paese, è in quella direzione che va la politica militare dell'imperialismo. L'intenzione politica dei bombardamenti è quella di avviare la trasformazione della Libia in un protettorato. L'argomento che l'intervento imperialista è l'ultima risorsa per impedire un massacro del popolo ribelle, da parte della task force di Gheddafi non sta in piedi sotto nessun punto di vista, non solo perché si consumano altri massacri, ma anche perché l'occupazione politica e militare della Libia porterà a quel tipo di stragi che affliggono l'Iraq e l'Afghanistan. L'unico modo autentico per difendere le masse dei ribelli è quello di fornire loro armi e mezzi militari per consentire loro di combattere su un piano di equilibrio le truppe di Gheddafi.



Iniziate le operazioni di annientamento delle basi militari del regime, i mezzi di comunicazione informano di dissidenze di vario genere nel blocco aggressore. Per cominciare, Obama ha tirato fuori la sua carta nascosta respingendo formalmente una funzione di guida per il Pentagono e chiedendo che la leadership delle operazioni sia nelle mani della NATO. Questa posizione ha buttato all’aria i piani dei francesi, che avevano fantasticato di dirigere l'operazione militare e mettersi in nota, quindi, per la successiva spartizione della ricchezza Libia in 'pole position'. In Italia, il Parlamento ha approvato l'attacco alla Libia col voto entusiasta della sinistra borghese, ma con l'astensione massiccia della Lega Nord, il blocco sciovinista alleato di Berlusconi. Il ministro della Difesa Sacconi, è disperato per la possibilità che la compagnia petrolifera ENI, perda dopo la guerra, il primato nello sfruttamento del petrolio libico. Nel complesso, quindi, temono che il passaggio dal divieto di volo al rovesciamento di Gheddafi, alla guerra civile e l’ occupazione militare straniera, trasformi il Mediterraneo ed il Nord Africa in una polveriera politica, e, soprattutto, sfoci in una palude che potrebbe essere fatale per l'imperialismo. Le menzogne di Obama sono diventate un'altra versione della politica di Bush. Ne condividono almeno la stessa miopia, secondo la quale la superiorità tecnologica garantisce all'imperialismo la vittoria politica.



Quando sono cominciati i movimenti rivoluzionari in Tunisia ed Egitto, gli intellettuali europei hanno cominciato a parlare di una "primavera dei popoli", l'etichetta che il liberalismo aveva applicato alle rivoluzioni europee del 1848. Un vero e proprio sproposito, che è stato sostenuto con grande entusiasmo da quegli intellettuali asiatici “europeizzanti”. Le rivoluzioni arabe si sviluppano nel contesto del declino del capitalismo e di un suo enorme fallimento. Ciò che accomuna il ‘48 europea e la rivoluzione araba in corso è la possibilità che questa venga sconfitta, come lo fu il primo, a causa dell'immaturità politica delle masse insorte e che venga assorbita dai movimenti “democratizzanti” di ispirazione imperialista . In Europa, il punto di svolta è stata la sconfitta della insurrezione di Vienna, che è stata usata per schiacciare i rivoluzionari francesi, tedeschi e ungheresi. L’ operazione imperialista in Libia ha la stessa intenzione: diventare un punto di svolta per porre fine alle rivoluzioni arabe. Lo stesso imperialismo che sta preparando il "cambio di regime" in Libia, sta armando l'invasione del Bahrain da parte dell’ Arabia Saudita. Ma se la storia si ripete, non è detto che lo faccia allo stesso modo: le “riserve rivoluzionarie” sono ancora enormi, come dimostrano le insurrezioni crescenti in Yemen, la resistenza in Bahrain, le dimostrazioni in Siria e, ultimo ma più importante, il risveglio del popolo palestinese.



Il nostro slogan è: fuori la NATO dalla Libia; armi per i rivoluzionari libici; lotta per l'ampliamento e l'approfondimento della rivoluzione araba. Vogliamo che il Medio Oriente, divenenti la tomba dell'imperialismo mondiale.

Nessun commento:

Sostieni il PCL

Sono in vendita le nuove magliette del PCl a 12 € l'una più spese di spedizione, mettiti in contatto con la nostra mail per acquistarle