27.11.13

L'ANTIFASCISMO: UN DOVERE



"E' assurdo che nel 2013 ci sia una parte politica alla quale viene permesso di compiere impunemente episodi di violenza ed intolleranza come quelli accaduti ieri notte. Solo la prontezza di riflessi e i nervi saldi dei nostri militanti ha evitato il peggio – commentano in una nota i responsabili locali di CasaPound Italia. In un anno di presenza della nostra associazione a Massa non abbiamo mai creato problemi, facendo sempre attività nel rispetto di tutti e occupandoci di politica ma anche di volontariato, solidarietà e sindacalismo studentesco. Chiediamo – conclude la nota – alle istituzioni ed a tutti i cittadini di condannare questo episodio vergognoso contribuendo ad isolare i responsabili, affinché si possa tornare a parlare della vera politica, quella del ‘fare’ e non dell’odio ideologico". 
Questo è quanto ci informa Casa Pound Italia. Peccato che in tali comunicati non si abbia memoria – ed è sempre utile menzionare e ricordare - dell’aggressione di dieci ceffi di Casa Pound Firenze, qualche settimana fa, contro tre militanti poco più che ventenni, o di quando a Napoli, nel 2011, personaggi appartenenti all’organizzazione, fecero irruzione alla facoltà di Lettere, picchiando selvaggiamente alcuni ragazzi lì presenti, dei collettivi studenteschi. Epilogo che allora fu drammatico, i fascisti infatti, ferirono gravemente tre persone, con dei coltelli. E ancora..: il 25 marzo 2012, la Casa del Popolo di Casal Bertone, fu presa di mira e assaltata da delle squadracce fasciste (sempre in dieci, come a Firenze), armati questa volta di caschi e bastoni ed anche in quel caso, la tragedia, si sfiorò per pochissimo. Non si rammentano le violenze, diventate oramai seriali ma quel che è più grave è che non si applicano le leggi vigenti. Perché :- affinché si possa tornare a parlare della vera politica, quella del ‘fare’ e non dell’odio ideologico -. Dovremmo ricordare che è il profondo disprezzo dato da un’ideologia cieca ad animare pestaggi, aggressioni, spedizioni punitive e dovremmo ricordare che la “politica del fare”, non dovrebbe essere concessa a chi infrange il codice penale e non solo perché coltiva l’odio, allevando picchiatori con la vocazione all’omicidio ma perché esiste una legge, quella del 20 giugno 1952, n. 645 (contenente “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione”), detta anche Legge Scelba, che all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque «faccia propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista», oppure da chiunque «pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche». E non si auto citano dunque, questi signori, come criminali. Ora sia bene inteso, la “politica del fare” che richiami all’ideologia fascista, non è possibile in questo Paese e non solo per delle “semplici” idiosincrasie o incongruenze che alla promozione sociale fanno corrispondere atti di cieca rabbia e aggressività, bensì perché una nazione ferita, svilita, da una dittatura che l’ha impoverita, squassata nell’economia e nelle coscienze, ha realizzato, dopo aver vinto una guerra da perdente e umiliata nelle disposizioni di Yalta, che fosse incostituzionale ripercorrerne il pensiero, riproporre teoricamente la pratica politica di un regime che fu motivo di vergogna ed orrore. Allora di chi la responsabilità? Perché si moltiplicano movimenti, associazioni, gruppi di chiara ispirazione fascista? Perché in Italia, si autorizzano manifestazioni, raduni, incontri, concerti neonazisti? Non è una chiara violazione della legge e della Costituzione che ci si propose, un tempo, di proteggere e far rispettare? Perché al proprietario di un bar, è data la possibilità di accogliere, prendere accordi con tali frange estremiste e proporre la presentazione di un libro? *Perché la polizia tutela tali personaggi? Chi paga, durante le loro manifestazioni il poderoso servizio d’ordine? Chi protegge le spalle a taluni loschi figuri? * Quale la provenienza di certi finanziamenti? Perché il 19 ottobre a Roma, la stampa ha minimizzato le provocazioni di Casa Pound? E ancora: perché la polizia non ha rintuzzato l’azione chiaramente minacciosa di alcuni squadristi che si sono avvicinati al corteo? Perché le stesse forze dell’ordine, un minuto dopo, sono state immortalate discutere amabilmente, con coloro che avevano chiare intenzioni di disturbo? E in questa politica del fare, scevra dall’odio ideologico, ne sarebbe escluso forse quello razziale? Perché allora Casseri, dirigente Casa Pound, descritto per comodità come un folle, si armò quel 13 dicembre 2011 e in piazza Dalmazia sparò, uccidendo Samb Modou e Diop Mor, ferendo poi gravemente Moustapha Dieng? Perché casa sua è stata trovata svuotata? Che fine ha fatto il suo computer e la sua documentazione? Cosa ha fatto l’uomo tra la sparatoria in piazza Dalmazia e San Lorenzo? Di lui abbiamo notizie circa un’ora e mezza dopo, dove è stato in quel lasso di tempo? Perché è sparita la sua pagina di “ideologo” sul sito di Casa Pound? E perché Matteo Renzi si oppose fermamente alla proposta di chiudere loro la sede, sostenendo la “legittima” libertà di espressione di questi che si può definire a buon motivo, fiancheggiatori e mandanti morali di un omicidio? E così tra connivenze colpevoli e disattenzioni volute, abbiamo voluto ricordare il 23 novembre che l’antifascismo è doveroso respingerlo, osteggiarlo, soprattutto ora che i testimoni diretti ci lasciano e le ferite del fascismo non si rimarginano se la violenza si protrae. A Massa eravamo in tanti, 400 anime (Casa Rossa di Massa, Carc, Pcl, Prc, Sinistra Anticapitalista, Firenze Antifascista). Il corteo ha sfilato senza problemi ed intoppi per un’ora per le strade del centro. Una volta a Piazza Liberazione, a cinquanta metri da Forza Nuova e Casa Pound, purtroppo un cordone di polizia ha bloccato e ostruito il passaggio (e ritorna il refrain: chi protegge chi e perché?). Per fortuna scontri non ve ne sono stati. E abbiamo ricordato ancora una volta che siamo antifascisti, che Massa e non solo Massa è estranea al fascismo e che essere antifascisti, non è una velleità o un “optional” ma un dovere morale. L'antifascismo è la consapevolezza delle nostre radici politiche, dello smascheramento dei governi borghesi, è la ragionevolezza di chi sa riconoscere il Re nudo, piuttosto di ostinarsi a cercare l’untore di una crisi, un malessere, uno stallo. E’ una pratica che vive nella quotidianità, fatta di atti di resistenza, dai presidii culturali, dalla coesione sociale, dalla volontà di andare in profondità. L’antifascismo pretende da noi attenzione e informazione, perché chi è fascista oggi – e non solo in questo momento storico - ha tutele forti, amicizie utili e non cade, perché se accade c’è chi provvede a tenerlo in piedi. Il fascista oggi riceve rassicurazioni e salvacondotti, perché pur essendo fuori legge (e non ho usato questo termine a caso), sa di poter trovare comunque sempre verginità politicamente e socialmente, tra le maglie delle istituzioni e di governi che in Italia, sono smaccatamente di destra e da almeno cinquant’anni, con la recrudescenza degli ultimi venti. Un Paese che a causa del fascismo si è visto privato di diritti, libertà di espressione, oggi tutela, quegli stessi individui che ipocritamente richiedono di essere riconosciuti politicamente e si nascondono dietro l’alibi che questo regime democratico, a loro sempre offre, malgrado una Costituzione che li condanna alla memoria e alla storia. Facciamo attenzione dunque e Antifa sempre! 

Resistenza Rossa

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