7.1.14

#CILE: IL RENDIMENTO POCO BRILLANTE DEL GOVERNO BACHELET



Domenica, 15 dicembre 2013, Michelle Bachelet ha vinto le elezioni presidenziali in Cile, raggiungendo, al ballottaggio, il 62% dei voti espressi, battendo in maniera netta la candidata della destra, la conservatrice Evelyn Matthei, che si è fermata intorno al 38%, ma l'elemento di maggior preoccupazione, che poi si è rivelato esatto, è stata l’altissima percentuale di astensione che ha raggiunto quasi il 59% degli aventi dritto al voto. 
L'ex presidente Ricardo Lagos si è mostrato piuttosto allarmato da questa situazione, mentre Camila Vallejo, la deputata del PC, ha imputato l’alto astensionismo alla "mancanza di educazione civica" da parte della popolazione. (Rtve.es, 15/12). 



In quest’ambito, non a caso, tutte e due le candidate hanno concluso la propria campagna elettorale lanciando appelli per convincere la gente ad andare a votare e sconfiggere lo "scetticismo" ma negli incontri finali, tenuti sia dalla Bachelet che dalla Matthei, in un auditorium, nessuna delle due è riuscita ad avere più di cinquemila persone. In effetti l’'astensione ha espresso la sua contrarietà verso il binomio destra-concertazione che ha mantenuto di fatto il regime politico e la miseria sociale lasciata dal regime di Pinochet. Gattopardismo Alfredo Coutinho, direttore di Moody Analytics (La Tercera, 15/12), ha dichiarato: “I mercati sono calmi, non sono preoccupati dalla vittoria dell’una o dell’altra candidata, perché Michelle Bachelet ha dimostrato di poter governare il paese ed Evelyn Matthei rappresenta la continuità del governo attuale. In effetti c’è la sensazione che non ci saranno cambiamenti radicali.”. Bachelet sarà chiamata a governare in un quadro di rallentamento economico e quindi è possibile che avvierà una riforma fiscale che aumenterà dal 20 al 25% l’onere per le società Avversata dalla destra, la proposta riceve, invece, il sostegno della segretaria esecutiva della CEPAL, la messicana Alicia Barcena, che vede la manovra come compensatrice del calo delle entrate "derivanti dalla caduta di commercializzazione del rame, la principale fonte di finanziamento pubblico." (America economica , 12/12). Si presume che i ricavi di questa riforma dell'imposta sul reddito saranno impiegati a beneficio di una riforma generale del sistema scolastico pubblico, per contenere la diffusione di quello privato, oramai divenuto costosissimo. Inoltre, la Bachelet non metterà in discussione il sistema pensionistico privato, che ha ridotto i lavoratori cileni ad andare in pensione con il 45% del loro reddito: invece di sopprimere l'AFP1 e stabilire un diverso sistema di distribuzione, Bachelet propone la creazione di un’agenzia amministrata dallo stato che competa con il settore privato; è ovvio che con queste premesse, tutta l’operazione sia stata definita: "gattopardismo pensionistico” (Clarín del Cile, 29/10). Circa il matrimonio gay e la legalizzazione dell'aborto, ci sono solo vaghe promesse di introdurli nell’agenda di governo, mentre l'eventuale riforma costituzionale sarà limitata a una modifica del sistema elettorale che favorirà una dinamica bipolare, dove la presenza delle forze in campo sarà elettoralmente sovrastimata e in aggiunta a tutto questo la Bachelet teme che una eventuale costituente possa ripristinare, sia pure in maniera camuffata, la nazionalizzazione dell’industria del rame. È ovvio che questa sorta di gattopardismo debba essere messo in discussione, perché, quando la Bachelet ha vinto le elezioni, ha frenato alcuni entusiasmi, dichiarando che il Cile aveva bisogno di una serie di riforme che “supera un mandato presidenziale.”. (La Nacion, Cile, 15/12). Risorsa limitata Contro la tesi che la sua vittoria sia stata “il trionfo di coloro che hanno sfilato per le strade” la candidatura di Bachelet è una risorsa del capitale per contenere la mobilitazione, motivo per il quale ha integrato nel suo governo alcuni dirigenti giovanili del PC. Mossa questa che comunque non si è dimostrata vincente a causa dell’elevato astensionismo e a causa del fallimento della nuova maggioranza per il mancato coinvolgimento di una intera frangia del movimento studentesco e popolare, che è quello che è stato in grado, negli ultimi anni, di “polverizzare” la destra. 

Gustavo Montenegro

tratto da Prensa Obrera

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