31.3.14

Quel MOSTRO del JOB ACT. La “fantasia al potere” del Governo borghese in cerca di legittimità politica

Il presidente del consiglio, MATTEO RENZI, è in piena fase d'attuazione del suo programma politico nel job act, ispirato all’obbedienza dei dettati della Troika; qui di seguito ne sono elencati alcuni dei punti principali, seguiti da una riflessione su quanto non viene chiarito, su quanto lasciano di irrisolto e su quali sono i problemi con i quali ci si scontrerà. 
· Il punto che il premier, forse, ritiene più qualificante è il taglio del 10% all’IRAP con l’idea di finanziarne il mancato introito aumentando l’aliquota sulle rendite finanziarie: su questo punto c’è da considerare che l’Irap, così com’è adesso, dà un gettito annuo di 33 miliardi di euro, cifra questa, che serve a finanziare la sanità delle varie Regioni e il dubbio che rimane è che se si dovesse ridurre del 10%, anche solo l’Irap privata, tenendo presente che questa vale, euro più, euro meno, circa 20 miliardi, ne mancherebbero due all’appello, per recuperare i quali, si troverebbero vie più complesse, battezzate con rinnovata fantasia, che alla fine andrebbero a colpire sempre i soliti. 
· Energia: su questa voce ci sono state due proposte, annunciate in tempi diversi e delle quali, la seconda è completamente diversa dalla prima; essenzialmente si prevede di ridurne del 10% il costo per le aziende tagliando quelli che sono comunemente noti come incentivi interrompibili.In un primo momento Matteo Renzi aveva dichiarato che questi costi sarebbero stati a carico delle reti (Terna e Snam) e ai venditori di energia, dichiarazione che invece, in un secondo momento, è diventata un meccanismo che riduce quanto viene dato alle grandi aziende (circa 700 milioni) che sono disposte a subire un’interruzione della fornitura di energia.Il costo dovrebbe essere a carico di altre imprese, ma il taglio avrà come effetto immediato quello di far lievitare i costi per alcune aziende, che ovviamente li compenseranno risparmiando sulla voce lavoratori e/o riversandoli sugli utilizzatori.· Una delle cose che riguarda strettamente il lavoratore è l’assegno universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare più di una proposta di lavoro: questa cosa ha odore di stantio, perché, infatti, questo tipo di sussidio già esiste, va sotto i nomi di aspi e mini-aspi, concepite in quella sorta di zuppa indecente (ricordiamo tutti gli esodati) che è stata, nel 2012, la riforma Fornero; la vera novità è che non ne avrebbe più diritto il lavoratore che “non accetti una offerta di un lavoro superiore almeno del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità cui ha diritto”.Questo lascia campo libero a una riparametrazione al ribasso dei salari i quali, per magia, sarebbero poco al di sopra del 20% dell’assegno. 
· OBBLIGO DI RENDICONTO on-line per ogni capitolo di spesa per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico: il buco nero della Formazione Professionale assorbe, senza alcun controllo, circa 600 milioni l’anno, ma, ammesso che si riesca a controllare i bilanci, non c’è traccia di meccanismi sul controllo della bontà formativa dei corsi. 
· Nuovi posti di lavoro; i settori per i quali è previsto l’aumento del numero di addetti sono 7: agricoltura, cultura, edilizia, green economy, nuovo welfare, made in Italy, tecnologia dell’informazione e comunicazione, manifattura, turismo.Per il momento non esiste un piano di lavoro dettagliato su ogni singola voce, la cosa rimane solo un annuncio di buone intenzioni che va a fare compagnia ad altre amenità già sentite. 
· Formulazione di un codice del lavoro, il tutto da realizzare entro 8 mesi che come tempo sembra eccessivo, il che la dice lunga sull’atteggiamento mentale della politica, verso il limbo nel quale vivono molti precari, a non voler considerare i senza lavoro. 
· Unificazione delle varie forme contrattuali; oggi in Italia esistono circa 40 tipologie diverse di contratto di lavoro che dovrebbero essere sostituite da una unica forma contrattuale nella quale è previsto che il raggiungimento di tutte le garanzie avvenga nell’arco di 3 anni. Proposto dagli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi il progetto prende nome di: “Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”; la cosa non offre garanzie, perché con i nuovi contratti si potrà esser licenziati e riassunti, ogni 4 mesi, per 3 anni e alla fine si sarà usato un meccanismo diverso per mantenere la stessa precarietà. 
· Creazione di un’Unica Agenzia che coordini Centri per l’impiego, formazione ed erogazione degli ammortizzatori sociali; attualmente in Italia i Centri per l’impiego sono 556, che danno lavoro solo al 2 o 3% di richiedenti. La vera novità consisterebbe nell’avere un’agenzia che governi gli ammortizzatori sociali, sostituendo, in questo l’Inps, se l’idea è quella di un rinnovato funzionalismo, va detto chiaramente che la sua capacità di dare lavoro sarebbe, comunque, strettamente legata al numero di opportunità presenti sul mercato. 
. Presenza dei sindacati e di rappresentanti eletti dai lavoratori, nei consigli di amministrazione delle grandi aziende. La legge è già presente sul tavolo della commissione Lavoro della Camera: sostanzialmente si ispira al sistema tedesco di “democrazia industriale”, che prevede la presenza dei lavoratori in una sorta di consigli di sorveglianza, con possibilità di intervenire sulle scelte aziendali ma non di diventare azionisti o amministratori dell’impresa. La cosa che lascia perplessi è la presenza dei sindacati, che, oramai conniventi con i padroni, potrebbero condurre in maniera più raffinata la loro opera di accondiscendenza verso il potere. 
· SOPPRESSIONE DELL'INCARICO A TEMPO INDETERMINATO per i dirigenti del settore pubblico: qui magari si potrebbe pensare che le intenzioni siano buone, perché eliminerebbe l’alone di intoccabilità dei dirigenti della pubblica amministrazione, spesso anche di fronte a casi di palese incapacità, in realtà, dovendo procedere a nomine più frequenti, questa sarebbe un’occasione in più per la politica, di governare e pilotare certe designazioni. Ma è credibile che un governo borghese dei più asserviti alle politiche tedesche, persecutore di diritti sindacali, non si preoccupi e non cerchi vantaggio dai padroni che fa sedere nei Consigli di Amministrazione?La cosa assurda inoltre, in termini tecnici e che corrobora tale tesi è che, almeno a tutt’oggi, non si sia pensato a un meccanismo che preveda la presentazione di curricula specifici e che, dopo un’eventuale scelta del nominato dirigente, il tutto non venga reso pubblico assieme alle motivazioni della scelta. 
· Trasparenza; questa è tutta da verificare: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati dovrebbero pubblicare on line i propri bilanci e rendicontare entrate e uscite, tutti soggetti, questi, che sino a oggi sono stati esentati dal rendere trasparenti i loro bilanci.Peccato che al momento non si sia parlato di sistemi rigidi di controllo, con conseguenti sanzioni; probabilmente l’omissione può esser funzionale a lasciare aperta una e più vie di fuga. 

RESISTENZA ROSSA

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