Il lavoro è diventato una merce
preziosa, resa preziosa dalla sua scarsa offerta e dalla numerosa domanda, per
cui il padronato lo concede trattenendo per sé garanzie che tendono a fargli
perdere di dignità e chi il lavoro già lo ha già e ha vissuto condizioni
migliori è bene si adegui al clima generale, perché la repressione colpisce e
colpisce utilizzando le forme più diverse: segnalazioni, denunce e condanne
contro quanti vivono l’impegno delle lotte sociali (lotta per casa, impegno per
una istruzione pubblica, antifascismo, ambiente, salute e tutto quanto viene
oggi mortificato) o con provvedimenti disciplinari contro i sindacalisti
colpevoli, sui posti di lavoro, a denunciarne le carenze e cercare di
migliorarne le condizioni.
Oggi, purtroppo, parliamo del compagno Edoardo Todaro, rappresentante e figura di spicco nei Cobas,
trenta anni di servizio nelle Poste Italiane, nel frattempo divenuta una S.p.A.
il cui capitale è detenuto al 100% dallo Stato.
Todaro, impegnato da sempre
nell’attività di recapito, in questi giorni ha subito un provvedimento
disciplinare dalla propria azienda perché la reale colpa di cui si è macchiato
è una colpa gravissima: ha pensato.
Sì, ha pensato; coerente con la sua
attività sindacale di delegato dei Cobas, non ha fatto altro che porre alla sua
azienda il ragionamento sulle cose che non vanno nel lavoro, le condizioni
carenti nelle quali lui e altri come lui sono costretti a operare per i tagli e
il dilatamento delle zone di recapito.
Pensare è una delle colpe più gravi di
cui si possa macchiare un lavoratore, perché pensare, vuol dire accorgersi dei
soprusi, dei piccoli ricatti quotidiani, della erosione operata giorno per
giorno alla dignità di lavoratore, della completa, intransigente e assoluta
mancanza di rispetto da parte del padronato verso il lavoratore persona.
Pensare, magari, vuol dire proporre
soluzioni, rivendicare dritti, dignità, rispetto, pretendere dialogo,
attenzione e tutto questo non va: le regole della praticabilità del lavoro le
detta il padrone e sono regole costruite in nome di un bieco modello di
efficienza, funzionale solo al maggior guadagno, una sorta di limbo in cui la
persona, man mano, scompare.
Pensare, magari, vuol dire riuscire a
convincere altri a operare gli stessi ragionamenti e se al padrone non va il
fatto che uno solo si metta a pensare, figuriamoci quanto può esser più lesivo
e pericoloso il fatto che a ragionare siano in più e che il ragionamento sia
identico.
Pensare, magari vuol dire che i padroni
ne hanno paura e allora giù la mannaia della repressione esercitata in tutte le
forme possibili.
Per combattere tutto questo c’è una sola
arma, forte, potente, ineludibile e incisiva se usata bene: la
solidarietà.
Edo deve sapere che non è solo e ognuno,
come può, deve fargli pervenire il proprio sostegno, perché è importante
che sappia che il suo ragionamento è il ragionamento di tutti, è il
ragionamento che serve alle persone che vogliano esserlo con rispetto ed è per
questo che PCL tutto, oltre a esprimere la propria solidarietà, si rende
disponibile a partecipare a qualsivoglia iniziativa i Cobas Poste decideranno di intraprendere.
Partito
Comunista dei Lavoratori Firenze
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