20.6.14

SOLIDARIETA' AL COMPAGNO EDO

Il lavoro è diventato una merce preziosa, resa preziosa dalla sua scarsa offerta e dalla numerosa domanda, per cui il padronato lo concede trattenendo per sé garanzie che tendono a fargli perdere di dignità e chi il lavoro già lo ha già e ha vissuto condizioni migliori è bene si adegui al clima generale, perché la repressione colpisce e colpisce utilizzando le forme più diverse: segnalazioni, denunce e condanne contro quanti vivono l’impegno delle lotte sociali (lotta per casa, impegno per una istruzione pubblica, antifascismo, ambiente, salute e tutto quanto viene oggi mortificato) o con provvedimenti disciplinari contro i sindacalisti colpevoli, sui posti di lavoro, a denunciarne le carenze e cercare di migliorarne le condizioni.
Oggi, purtroppo, parliamo del compagno Edoardo Todaro, rappresentante e figura di spicco nei Cobas, trenta anni di servizio nelle Poste Italiane, nel frattempo divenuta una S.p.A. il cui capitale è detenuto al 100% dallo Stato.
Todaro, impegnato da sempre nell’attività di recapito, in questi giorni ha subito un provvedimento disciplinare dalla propria azienda perché la reale colpa di cui si è macchiato è una colpa gravissima: ha pensato.
Sì, ha pensato; coerente con la sua attività sindacale di delegato dei Cobas, non ha fatto altro che porre alla sua azienda il ragionamento sulle cose che non vanno nel lavoro, le condizioni carenti nelle quali lui e altri come lui sono costretti a operare per i tagli e il dilatamento delle zone di recapito.
Pensare è una delle colpe più gravi di cui si possa macchiare un lavoratore, perché pensare, vuol dire accorgersi dei soprusi, dei piccoli ricatti quotidiani, della erosione operata giorno per giorno alla dignità di lavoratore, della completa, intransigente e assoluta mancanza di rispetto da parte del padronato verso il lavoratore persona.
Pensare, magari, vuol dire proporre soluzioni, rivendicare dritti, dignità, rispetto, pretendere dialogo, attenzione e tutto questo non va: le regole della praticabilità del lavoro le detta il padrone e sono regole costruite in nome di un bieco modello di efficienza, funzionale solo al maggior guadagno, una sorta di limbo in cui la persona, man mano, scompare.
Pensare, magari, vuol dire riuscire a convincere altri a operare gli stessi ragionamenti e se al padrone non va il fatto che uno solo si metta a pensare, figuriamoci quanto può esser più lesivo e pericoloso il fatto che a ragionare siano in più e che il ragionamento sia identico.
Pensare, magari vuol dire che i padroni ne hanno paura e allora giù la mannaia della repressione esercitata in tutte le forme possibili.
Per combattere tutto questo c’è una sola arma, forte, potente, ineludibile e incisiva se usata bene: la solidarietà. 
Edo deve sapere che non è solo e ognuno, come può, deve fargli pervenire il proprio  sostegno, perché è importante che sappia che il suo ragionamento è il ragionamento di tutti, è il ragionamento che serve alle persone che vogliano esserlo con rispetto ed è per questo che PCL tutto, oltre a esprimere la propria solidarietà, si rende disponibile a partecipare a qualsivoglia iniziativa i Cobas Poste decideranno di intraprendere.


Partito Comunista dei Lavoratori Firenze

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