30.9.14

WALTER ROSSI NELLA MEMORIA


A Roma nel quartiere Trionfale, lungo un tratto del Viale della Camilluccia si apre una piazza intitolata a Walter Rossi – antifascista; un po’ di tempo fa, quella piazza si chiamava Piazza Igea e nel quartiere, qualcuno la chiama ancora così.
In quel luogo, la sera del 29 settembre, del 1977 una ragazza di diciannove anni, Elena Pacinelli, militante di sinistra, diventa il bersaglio di alcuni colpi di arma da fuoco esplosi da una Mini Minor in corsa, contro un gruppo di ragazzi di sinistra con i quali Elena era lì, dopo aver partecipato all’occupazione di una casa disabitata.
Malgrado le ferite siano gravi, Elena, affetta anche da un male incurabile, muore dopo mesi di sofferenze.
L’autore dell’omicidio è rimasto sconosciuto, nonostante un guanto di paraffina fosse risultato positivo per uno dei neofascisti della Balduina - la più trucida, all’epoca, delle sezioni del MSI - fermato dalla polizia, perché sospettato del ferimento.
Il giorno seguente, il 30 settembre, i militanti di Lotta Continua, tentano in qualche modo di rispondere ai fatti di piazza Igea e l'azione successiva,  di fatto, è una risposta disperata e addolorata, portata nella roccaforte dell’estrema destra romana: Walter, assieme ad altri compagni fa azione di volantinaggio in via delle Medaglie d’Oro, dinnanzi alla sede del Msi più calda di quegli anni sfidando i missini per i fatti del giorno precedente.
Il resto è cronaca: presenti le forze di polizia, un manipolo di fascisti, esce dal covo e percorrendo via delle Medaglie d’Oro, nascondendosi dietro un blindato della polizia che avanzava lentamente (così raccontano le cronache dell’epoca), raggiunge il gruppo dei compagni di Lotta Continua e qualcuno inizia a sparare.
Erano in due a sparare, diranno i testimoni, lo hanno fatto nel mucchio, senza un obiettivo preciso, verso i nemici.
Un proiettile raggiunge Walter alla nuca; caricato su un furgone di passaggio, muore prima di arrivare in ospedale.
Sempre le cronache dell’epoca parleranno dell’utilizzo di proiettili calibro 9, il calibro di un’arma da guerra e, ancora le cronache dell’epoca, dicono che, malgrado la polizia fosse presente, i fascisti saranno fermati e perquisiti solo un'ora dopo gli spari, mentre i compagni accorsi a soccorrere Walter, vennero caricati immediatamente.
Nelle ore successive furono arrestate diciassette persone a vario titolo e, dopo un lungo processo, man mano saranno tutti prosciolti dalle accuse iniziali di omicidio, tentato omicidio, adunata sediziosa, porto abusivo d'arma, ricostruzione del PNF; per qualcuno resterà l’accusa di rissa aggravata.
Rileggendo quanto fu scritto su quei fatti, si scopre che nessun provvedimento venne preso a carico dei numerosi poliziotti presenti sul luogo (almeno una quindicina), malgrado su di essi gravarono le accuse di collusione con gli aggressori, perché tutte le testimonianze di quanti erano presenti, concordarono sul fatto che non venne fatto nulla per fermare i fascisti prima, durante e dopo i colpi di pistola esplosi contro i militanti di sinistra e che in più per diversi minuti furono impediti i soccorsi a Walter Rossi sia colpendo chi cercava di avvicinarlo mentre era sul terreno, sia evitando di chiamare un'ambulanza.
Lunedì 3 Ottobre ai funerali di Walter, in Piazza San Giovanni c’erano circa centomila persone e dopo le esequie, in decine di migliaia, si diressero verso la sede dell’MSI di Colle Oppio, scontrandosi duramente con la polizia che era lì, a difendere in forze il covo squadrista.
Queste righe vogliono essere di saluto e memoria al compagno Walter perché la sua figura resti in quelle persone che hanno il coraggio di far sentire la propria voce, perché tutti si possa riflettere sul come certe dinamiche che convogliano episodi del genere nelle nebbie del dimenticatoio, siano sempre rimaste identiche a se stesse, perché si acquisti la coscienza che lo stare uniti possa essere forza ad impedire tutto questo.

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