21.12.14

NELLA SMANIA DEL LIBERISMO SALVIFICO, IL CAPITALISMO SI DA' LA MORTE

Qui si vuole dimostrare che la condizione europea e "occidentale" rispetto a quella del resto del mondo che si sta sviluppando e sta emergendo con le nuove potenze di stazza continentale, fa parte di una fase dello sviluppo capitalistico oramai all’ “ultimo stadio”. Il sovraccarico di debito, pubblico e privato, nelle potenze capitalisticamente "mature" rispetto al Pil, che le rende meno competitive rispetto alle grandi potenze emergenti, oramai emerse, è la seguente: Giappone 492%, Francia 341%, Spagna 366%, Italia 313%, Usa 289%,Germania 284%, Canada 274%, Sud Corea 366%. Senza considerare poi tutte quelle istituzioni pubbliche o finanziarie sull'orlo del default per crediti inesigibili. Ad esempio in Italia le statistiche declassano 7 Banche e 11 Enti – tra Comuni, Provincie e Regioni - e non solo per la mancanza di fondi ma proprio perché è endemica la ristrettezza in cui versano e lo è anche l’affidabilità creditizia. Il padronato e gli affaristi internazionali, nella condizione di classe dominante e dedita al mantenimento di un modo di produzione con la dittatura politica del capitale, è nel ruolo del medico che si ostina a mantenere la bocchetta di ossigeno al capitale occidentale, ormai asfittico perché oppresso dal debito, e la cui unica soluzione, reiterata nei due secoli di storia del capitalismo, è l'attacco ai salariati per nella riduzione diretta dei salari, o indiretta, con l'attacco al welfare state.

L’effetto indesiderato al borghese di quella della strategia capitalista, contempla in questa fase di crisi del debito, sia il calo dei salari (e in alcuni casi, vedi l'Italia, dell'occupazione), che il successivo e conseguente calo della domanda di merci. Lo scriveva il maestro della nostra classe Marx: «La libera concorrenza fa valere le leggi immanenti della produzione capitalistica come legge coercitiva esterna nei confronti del capitalista singolo». Dunque, il capitale in affanno, fa tutto ciò che è in suo potere nel rispondere alle sue esigenze di profitto, soprattutto per ciò che concerne la competitività sul mercato, ove il ciclo del debito come visto non la favorisce. E’ automatico dunque che in tali logiche, avvenga la riduzione dei servizi pubblici, sia in quantità che in qualità, tanto da far preoccupare i keynesiani (un esempio è Forges Davanzati di MicroMega), che di tali dannose privazioni rischiano di far decrescere il “potenziale produttivo dei lavoratori”, quindi un monito ai capitalisti perché la forza-lavoro, se sufficientemente “agevolata”, può meglio essere sfruttata per il plusvalore. Queste sirene, che hanno risuonato ossessive nel periodo subito a ridosso della fase di boom in Italia e hanno intercettato e illuso buona parte della classe operaia grazie ai partiti opportunisti, PCI in testa, Marx ne aveva intercettato le saudenti voci e nel Capitale ci avverte: “ Aprite gli occhi, poiché il capitale se ne infischia delle sofferenze dei lavoratori che lo circondano; «nel suo effettivo movimento non viene influenzato dalla prospettiva di un futuro imputridimento dell’umanità e di uno spopolamento incontenibile. Ciascuno sa che il temporale una volta o l’altra deve scoppiare, ma ciascuno spera che il fulmine cada sulla testa del suo prossimo non prima che egli abbia raccolto e portato al sicuro la pioggia d’oro».

E in questa plumbea e voluta sordità, il messaggio che arriva, che si veicola è che si uscirà dalla crisi (che passeggera non è), solo se si incentiva allo stimolo la a competitività delle imprese con nuovi investimenti e con tecniche di produzione tali da incrementare la competitività e magari creare posti lavoro per rilanciare anche il mercato interno e quindi incrementare il numero dei salari e quindi del PIL che è alla base del calcolo del debito. Tradotto: che lo Stato, la BCE o la FED foraggino le imprese per poter dare maggiore profitto alla borghesia incrementando sia la produttività tecnologica, a pari ore di lavoro produci di piu, sia schiacciando i salari, in questo modo l'economia può ripartire, come i keynesiani Americani, con gli ultimi dati, rivendicano, vedremo ancor per quanto, visto l'evidente declino relativo rispetto ai colossali imperialismi che stanno crescendo a Oriente. Intanto occorre essere coscienti che lo sfruttamento della classe lavoratrice avviene senza alcuna opposizione; la classe operaia docile si fa infilare le catene ai polsi, contribuendo con sacrifici di tasca propria sia a ripagare il debito, non suo, sia a incrementare i profitti, non suoi anche quelli. Se la Bce intanto, per quegli obiettivi, abbraccia miti consigli vittoriani, nella migliore tradizione da capitalismo ottocentesco, spacciandolo per modernismo, accade che lo stesso Pil teutonico, non tenga il passo a causa di investimenti ed esportazioni in calo (e non si esime quando per calcolare questo, segua la direttiva europea del monitoraggio sul mercato della prostituzione, delle droghe e lavoro nero).

L'euro continua la sua dimostrazione di potenza e il suo principale architrave, la Germania, da il segno di come questa moneta dell'Imperialismo Europeo si sia imposta e i titoli di stato che lo rappresentano, a cominciare dal Bund tedesco, hanno rendimenti decennali in discesa attestandosi al di sotto dell’1%. Anche la Francia, secondo architrave dell'unità Europea, con rendimenti di poco sopra l’1%, da il segno della fiducia dei mercati; segno che oramai la moneta unica si è imposta e adesso tocca alla spada dell'Imperialismo europeo che arriverà presto. Ma la crescita UE è sospesa e la deflazione non permette la ‘competitivà’ sui mercati. Tale concorrenza, fustigata dai colpi della crisi globale, osserva l’affannarsi del capitale cinese in direzione di aumenti di produttività possibili solo introducendo avanzate tecnologie di automazione, visti gli incrementi salariali riconosciuti in questi ultimi anni a seguito di violente tornate di rivendicazioni salariali il piu delle volte soddisfatte. Il plusvalore relativo, si fa pertanto necessità, riducendo la manodopera all’interno delle industrie manifatturiere e spremendo plusvalore innalzando la "composizione organica del capitale": infatti nei conti per le previsioni sul PIL, l'OCSE FMI Banca Mondiale e altri istituzioni finanziarie mondiali prendono a campione anche la produzione annuale di ingegneri da parte del sistema formativo come indicatore di crescita o decrescita di uno stato: infatti anche questo indicatore dà il segno di mano d'opera ad alta qualifica e quindi ad alto tasso di sfruttamento pronti per essere spremuti nell'industria manifatturiera; una nuova Classe Operaia, come la definisce Marx, un reparto del proletariato impiegato nell'industria, salariato e che produce plusvalore: e non è un caso che in Italia ci sia in decrescita, sia per il calo delle nascite sia per una atavica sottoutilizzazione del capitale umano qualificato, nonostante nei processi produttivi avanzino sistemi di automazione controllo digitale, sia nella manifattura che nei servizi.

L'empasse dei governi europei nel dare una qualunque risposta convincente, ammettendo che la stagnazione possa perdurare e continuare per anni, dichiarano questa crisi di una gravità “più lunga e profonda di quella del 1929”: cosa parzialmente non vera, dato che quella del '29 fu una crisi di sovrapproduzione di capitali e di merci, mentre questa è una crisi del debito e quindi solo finanziaria, e le tracce di sovrapproduzione ancora non sono eclatanti. Intanto in Italia, con un Pil, prossimo allo zero, la classe dirigente si fa più demagogica e feroce, millantando manovre correttive che durano l’arco scarso di una settimana. Alle baggianate che si rincorrono e raccontano di coerenti politiche industriali o alle riforme della Pubblica Amministrazione, l’unica cosa concreta sono le continue perdite di posti di lavoro e lo schiacciamento verso il basso di diritti e salari. E sconcertante è che mentre ci si duole per l’inesistente domanda di mercato, si invoca la mannaia del liberismo ‘salvifico’ in fantasmagoriche innovazioni organizzative e del lavoro. E mentre ci si impoverisce tra partite doppie e nel do ut des capitalistico, si continua nell’annebbiamento della coscienza di classe, che invece potrebbe e neanche troppo improvvisamente dare testimonianza di un forte determinazione del proletariato nello scrollarsi di dosso questo modo di produzione che provoca solo crisi e guerre.

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