20.6.15

SQUADRISTI A FIRENZE



Le Cure è una zona di Firenze il cui nome affonda le radici in una delle tradizioni di mestieri che hanno fatto la storia della città: la parola Cure è l’abbreviazione di curandaie, che erano le donne che lavavano e rilavavano, nel fiume Mugnone, i panni di lino per dare loro morbidezza, ma adesso questo nome rischia di essere associato a quello di una delle tante emanazioni neo fasciste che ogni tanto tentano la sortita per conquistare agibilità e spazio nella vita fiorentina.
L’associazione La Fenice è oramai notizia comune a cosa e chi si rapporti ed è con apprensione che bisogna guardare al fatto che in via Mario Pagano 12, nella sede che va sotto il suadente appellativo del “Rifugio del Ghibellin Fuggiasco”, si sia tenuto una sorta di incontro dove i personaggi che a esso fanno riferimento, hanno inteso illustrare e pubblicizzare le attività che intendono svolgere nel quartiere.

Il tentativo di aprire sedi fasciste nella città di Firenze non è nuovo: ci ha provato Casa Pounda Coverciano, tentando di riciclare la propria attività sotto il nome del Bargello e la stessaFenice nel 2008 si rese protagonista di un tentativo analogo aprendo, in zona Castello – Rifredi, una libreria battezzata Quota 33, in omaggio al nome che fu quello del campo militare dell’esercito italiano durante la battaglia di El Alamein, libreria che chiuse i battenti a seguito delle pressioni degli antifascisti della zona, quando il puzzo di simboli come croci celtiche e svastiche esposte in vetrina, diventò insopportabile e che, nel frattempo, era anche stata sede del comitato elettorale di una lista civica che esordì sotto il nome di Popolo Città Nazione, un’oscena accozzaglia che metteva insieme Forza Nuova, Destra e Fiamma Tricolore e che raccattava il peggio della rottamazione del fascismo fiorentino, basti dire che Johnny Pieraccini, all’epoca presidente de La Fenice, ne era il candidato di punta.

Altri nomi eccellenti approdati al Ghibellin Fuggiasco e che non si può fare a meno di indicare, sono quelli di Ilario Palmisani e di Domenico Del Nero.
Il primo, già consigliere forzanovista nel comune di Rignano sull’Arno, vanta nel proprio curriculum una condanna a due anni e due mesi di reclusione, inflittagli dal tribunale di Pontassieve, per aver autenticato, in occasione delle elezioni regionali del 2010, qualche centinaio firme, rigorosamente false, di ignari sottoscrittori della lista Forza Nuova in provincia di Firenze, lista nella quale lo stesso Palmisani era candidato alla presidenza della Toscana e lista che, tra l’altro, fu il risultato di un’operazione condotta e realizzata all’epoca, con disarmante cialtroneria perché, oltre all’evidente falso, dal momento che per un gran numero di sottoscrittori risultavano autentiche le generalità, la data e il luogo di nascita, ma inventati i numeri dei documenti di identità e ad altre irregolarità che emersero nelle indagini condotte dalla DIGOS, risultò anche che oltre duemila sottoscrittori della lista l’avessero tutti firmata nello stesso giorno, il 22 febbraio 2010.

L’altro nome eccellente è quello di Domenico Del Nero, insegnante di italiano e latino al classico di via della Colonna ma anche giornalista pubblicista e saggista, personaggio che è stato al centro di un’inchiesta dopo che una sorta di dossier su i suoi metodi di insegnamento e il suo rapportarsi con gli studenti, è stato spedito all’Ufficio Scolastico Regionale, al Dirigente della sua scuola e al giornale La Nazione.
Qualcuno lo ricorderà come il “professore sadico e fascista” del Michelangelo, secondo le accuse che gli furono mosse; il personaggio, comunque, è anche presidente dell’associazione Progetto Firenze Dinamo, che, propugnando una sorta di “recupero della fiorentinità”, si muove con idee e modelli di evidente matrice razzista e xenofoba, tentando di alimentare paura e malcontento popolare nell’additare extra comunitari e immigrati come i responsabili di tutti i mali della società fiorentina.

Questi i nomi e i fatti immediati, ma il panorama rimane più vasto e preoccupante se appena si riflette su quelli che sono i contatti de La Fenice; capita, infatti, che si possano scoprire cose interessanti e purtroppo inquietanti: l’associazione ha in passato organizzato un po’ di concerti nei dintorni di Firenze e i gruppi musicali che si sono esibiti sono sempre immancabilmente stati quelli privilegiati negli ambienti neri come i DDT (acronimo di Dodicesima Disposizione Transitoria) o i Gesta Bellica, un gruppo legato al Veneto Fronte Skinhead o, ancora, il gruppo Lealtà e azione, movimento nazista di Milano, il quale sembra sia in odore di ‘ndrangheta.

In particolare con quest’ultimo, i Ghibellin Fuggiaschi hanno imbastito una sorta di joint venture e la cosa è un passaggio da brividi se si pensa che dietro alla sigla Lealtà e Azione, in realtà, vi è la presenza della rete dei Confederate Hammer Skin, abbreviata inHammerskin, fondata negli anni 80 da alcuni skinhead fuoriusciti, forse per divergenze religiose, dal Ku Klux Klan statunitense, del quale però, malgrado il dissenso, hanno pedissequamente adottato tutta la filosofia razzista e tutto il corredo di violenza che ha sempre contraddistinto questi personaggi dal cappuccio bianco.
Sin qui le cose da dire, ma in risposta a tutto questo, ci sono state anche cose fatte e proposte di cose da fare, risultato questo dell’indiscutibile matrice antifascista di Firenze.

La violenza fascista non si può derubricare semplicemente come azione scomposta e di pertinenza di qualche facinoroso, scorporata dal contesto attuale che si rivela profondamente individualista, liberista e che, fautore di politiche economiche nella demagogica e populista reprimenda sull’immigrazione, in realtà utilizza la medesima, per tenere basso il costo del lavoro e creare una guerra tra poveri, tra disperati naufraghi e precari autoctoni; l’allarme dunque si fa emergenza se a via dei Cimatori, il 17 giugno, alcuni studenti che avevanoassistito all’evento finale delle Giornate del Lavoro della Cgil, si sono ritrovati accerchiati e picchiati da un manipolo di camerati, che in seguito si è accertato fossero di Casa Pound.

In questo clima di insicurezza che va dallo smantellamento della giurisprudenza del lavoro, alla recrudescenza xenofoba, passando al protezionismo delle frontiere, sino agli istigatori all’odio per i consueti comodi della borghesia come Salvini, che le avanguardie della reazione s’accrescono di numero e in virulenza. Da Casa Pound a Forza Nuova fino agli Spqr Skins, la destra più estrema che scende nelle strade di periferia per dividere la classe e che (solo in apparenza) abbandona i partiti di palazzo e che utilizza strumentalmente, comode parole d’ordine, tutte di pancia, promuovendo di facciata, iniziative contro l’impoverimento della crisi (meno sociale ma non per questo meno pericolosa è Forza Nuova, qui l’età media si alza e comunque pur se la leva giovanile è consistente, resta poi a Casa Pound il proselitismo nei licei e negli atenei).

Spesso colpevolmente e non necessariamente per tale ragione, inconsapevolmente, il fascismo, viene considerato un cascame degli inizi del secolo scorso, dato che non si presenta più con il cipiglio del Duce o se ne va in giro con il fez e l’orbace e dunque, certi episodi legati al totalitarismo, appaiono distanti. Oggi, infatti, il fascismo ha il volto sorridente e i lineamenti da madame di Marine Le Pen, le idee razziste e inneggianti alla sovranità e all'identità dei vari partiti e movimenti contrari all’immigrazione, alla moneta unica, agli accordi di Schengen sull’apertura delle frontiere.
E oggi, come ieri, il fascismo, genera dei mostri nella voluta acquiescenza delle coscienze d’occidente ed è vincente perché parla un linguaggio in grado di innescare e tener vive nelle persone, tutta una serie di paure: rinfocola nemesi irreali, si rivolge ai ceti sociali più deboli, i precari, i giovani privi di lavoro, diritti, futuro e prospettive, premendo sull’urgenza imprescindibile della rivendicazione rabbiosa, nel proiettare sul disgraziato di turno il proprio disagio, senza averne la percezione del medesimo nello sfruttamento del capitale.

È forte e vince perché sbraita sguaiato, perché minaccia, perché profondamente inserito nel sistema, si propone come l’antisistema, il fustigatore crudele delle differenze, capace come unico, nell’additare i servi dei mercati e della tecnocrazia di Bruxelles e rimanendo sempre a guardia del padronato e soprattutto, l’unico nemico del popolo, del proletariato, incurante delle sue esigenze, tanto che per questi motivi, si registra: la crescita esponenziale del Front National in Francia, dell’UKIP al più del ventisette per cento alle europee del 2014 in Gran Bretagna, di Alba Dorata, con i suoi delitti, al dodici per cento nelle politiche greche, in Ungheria Jobbik e Pravy Sektor in Ucraina, di cui sono noti  i legami con il ministero degli interni ucraino (sarebbe da spiegare infatti il sequestro di armi da un arsenale di tale dicastero, nei pressi di Lviv, intorno agli ultimi giorni di rivolta del Maidan).
E nel placet dall’alto - alla base - la violenza si fa concreta, attualissima, dalle spedizioni punitive dei mazzieri, alla difesa delle forze dell’ordine alle sedi dei neri, all’accondiscendenza annebbiata e sonnolenta della società civile, che non intuisce e sottovaluta, la virulenza che è propria di un regime borghese che ha guadato, anche l’ultima apparente decenza socialdemocratica per una recrudescenza pericolosamente e dichiaratamente fascista.

A Firenze, tali aggressioni (e due assassini da provenienti da Casa Pound, che in tale città apre e chiude sedi di continuo), si ripetono in modo preoccupante, in questa città di forte coscienza antifascista, segnata, negli anni del primo dopoguerra, dai violenti scontri fra fascisti e aderenti ai partiti operai, socialisti e comunisti, lo squadrismo risente di un eco profonda e lontana, di un Pavolini che Piero Calamandrei, descriverà per i suoi occhi da serpente, ispiratori di odio e sangue, seducenti e terribili al tempo stesso.
Il giornalista, il politico, lo scrittore dei periodici: Rivoluzione fascistaBattaglie fascisteCriticafascista, il Bargello (che vi ricorda?) e che al giornalista liberale, fa ricordare e dire: “Soprattutto mi restarono impressi, nei cento volti di quella canea urlante, gli occhi di Alessandro Pavolini, allora studente di legge, che capeggiava quell'impresa: egli mi guardava senza parlare con occhi così pieni di acuminato odio che quasi ne rimasi affascinato come se fossero occhi di un rettile: c'era già in quegli occhi la spietata crudeltà di colui al quale vent'anni dopo, alla vigilia della liberazione della sua città, doveva essere riservata la gloria di organizzare i franchi tiratori, incaricati di prendere a fucilate dai tetti le donne che uscivano durante l'emergenza a far provvista d'acqua.”.

Lo squadrismo in realtà, non appartiene ad una memoria lontana ed è pratica attuale e soprattutto teorica puntuale, se infatti, tali azioni esaltavano la profonda diversità politica, sociale, quasi antropologica del fascismo e dei fascisti rispetto ai governi politici dell’Italia liberale e d’altra parte, l’autoritarismo di Mussolini, era considerato come necessario nel far terminare le violenze (non dimentichiamo per l'appunto le lotte operaie dei primi anni venti del novecento), nel ripristinare l'ordine, allo stesso modo le attuali rappresaglie trovano “giustificazione” e l’accondiscendenza miope di chi, 'fruitore democratico',  ne condanna solo formalmente le feroci aggressioni di tali personaggi. 

Il fascismo è il filo conduttore che al sistema del profitto fa da punti di sutura, utilizzato e svuotato dallo stesso quando necessario e utile. E in questi giorni, la città di Firenze, riporta e amplifica ciò che avviene oramai da troppo e in forma sempre più endemica, per tanto, l’attenzione dei compagni e di tutte le realtà antifasciste, si pone l’obbligo degli occhi aperti. Farinacci disse una volta che era necessario rompere i crani refrattari per inculcare le idee fasciste. La brutalità fascista, allora come oggi, realizza in pieno il obiettivo strategico: far comprendere che nessuna alternativa a questo è possibile. Rimaniamo vigili.

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