6.12.15

La realtà del Molenbeek e dei quartieri arabi di Bruxelles



Poco meno di un anno fa un viaggio di interesse compiuto insieme ad altri amici fiorentini, ci aveva portato a visitare la città-centro d’Europa di Bruxelles, nucleo pulsante di tutte le politiche dell’occidente. 
In queste ultime settimane calde, è stata proprio Bruxelles ad essere al centro di una pioggia mediatica internazionale, a causa dell’elevata percentuale di cittadini originari dei paesi arabi (quasi un quarto della popolazione totale, per la maggior parte provenienti da Turchia e Marocco) vicini al mondo dell’Islam. 
Dai fatti di Parigi dello scorso 13 novembre lo sciacallaggio giornalistico, speculando sulle morti parigine, oltre ad aver fatto arricchire e promuovere questi pseudogiornalisti, sta progressivamente alimentando il braciere dell’odio razziale e omofobo che già investiva l’Europa intera. Lo sparare a zero, la generalizzazione dei fatti e il coinvolgimento accusatorio di tutta la comunità islamica hanno un’ambivalenza disastrosa: da un lato generano appunto odio dall’odio, guerre tra deboli, che talvolta si risolvono purtroppo come si risolse il 13 dicembre 2011 in piazza Dalmazia a Firenze, facendo saltare qualsiasi presupposto di internazionalismo tra i popoli. Dall’altro invece, spingendo le masse all’emarginazione degli arabi (i quali peraltro sono coinvolti e impegnati nella lotta al fondamentalismo islamico), questi tenderanno sempre più a sentirsi isolati nel e dall’occidente. L’emarginazione diventerà così il principale motivo di affiliazione al gruppo Stato Islamico, poiché l’occidente sta diventando ai loro occhi territorio sempre più avverso. 
I media parlano infatti del Molenbeek come della culla della jihad in Europa mentre non è affatto così. Certo, evidente è il dato che alcuni terroristi coinvolti nella strage parigina provenissero da Bruxelles e in particolare dal quartiere arabo, ma è del tutto scorretto far passare il quartiere come un’unica realtà jihadista. Naturalmente voglio specificare che questo non è affatto un articolo a favore del mondo del terrorismo islamico, anzi, ritengo assolutamente primitiva e ottusa l’idea del sacrificio personale e dei “nemici religiosi” in nome di motivazioni confessionali e ultraterrene. 
Questi sono infatti gli esempi lampanti dei danni che genera la religione, in questo caso islamica. Nonostante ciò esprimo il mio scetticismo riguardo il solo movente religioso alla base di questo conflitto su scala mondiale, poiché evidenti sono i significativi interessi economici e geopolitici delle grandi potenze occidentali e imperialiste. E’ proprio per esperienza diretta vissuta nei quartieri del Molenbeek e dello Schaerbeek, che posso smentire le pesanti accuse giornalistiche diffamatorie verso i cittadini arabi di Bruxelles. 
In quei quartieri non si respira affatto l’estremismo islamico, bensì una convivenza pacifica e amichevole a 360°, si vedono sorrisi, sfide sportive, ragazzini che giocano tra loro e con gli adulti. Le vie sono colorate e sicuramente più vivaci rispetto alla grigie vie del capitalismo del centro città, dove si vedono solo le stesse vetrine che si vedono in qualsiasi altra città occidentale. La bellezza del Bazar settimanale nello Schaerbeek è ineguagliabile: stoffe, tessuti, tappeti, specialità culinarie e volti solari invadono di profumi e colori la Rue Royale-Sainte-Marie conducendo da una parte alla splendida basilica di Sint-Mariakerk, e dall’altra alla Place Lehon dove gli schiamazzi dei bambini giocosi mettono allegria ai locali, poiché di turisti non se ne vedono… Il punto di riferimento per gli adolescenti è invece lo skatepark dove sulle rampe colorate saltano con bici e tavole, lanciando a tratti qualche ammicco alle ragazze presenti. 
Una vita pacifica e in comunità, lontana dalla mondanità e dalle vie dove prevale solamente l’indifferenza dei grandi magazzini, il grigiore delle boutique di souvenir e, da un po' di tempo a questa parte, un odio radicato comune verso le minoranze etniche, vittime dell'opacezza mediatica.

Lorenzo B. CSR Firenze








2 commenti:

ADA TORRENTE ha detto...

Sono Alessandro Frediani (se chiedi di me e della sezione Versilia a Simone o a Marco Ferrando ti potranno dire chi sono). Abito in Belgio da 3 anni e mezzo e ti posso garantire che il mondo idilliaco che hai descritto a molenbeek non è affatto così. Mi riprometto di farvi un report aggiornato nei prossimi giorni. Saluti Comunisti

Partito Comunista dei Lavoratori Sez.Firenze ha detto...

ciao ale, volentieri se ci scrivi qualcosa.

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