Non sappiamo quante persone sono consapevoli della estrema gravità della situazione economica in Italia. Le ultime notizie provenienti dal mondo della finanza ci dicono che anche l’Italia è sotto l’attacco dei grandi speculatori finanziari che hanno individuato nel nostro Paese l’ennesima economia in crisi sulla quale costruire una nuova fonte di scandalosi guadagni. Sono già state vittime di queste speculazioni, e lo sono tuttora, l’Irlanda, Il Portogallo, la Spagna, oltre naturalmente alla Grecia. In questo Paese le misure adottate dal governo Papandreou per fronteggiare la gravissima crisi, hanno prodotto un massacro sociale di enormi proporzioni peggiorando e riportando le condizioni di vita del popolo greco a dei livelli di quasi povertà assoluta. Sono le stesse misure che, in maniera ossessiva, vengono raccomandate e imposte a tutti i Paesi europei dalla BCE, a protezione degli interessi delle varie banche nazionali. (Giova ricordare che la BCE e le Banche nazionali sono totalmente e legalmente autonome e non rispondono del loro operato a nessun governo, avendo come loro unico scopo quello di garantire ed aumentare gli utili, e non certo quello di mettersi al servizio della promozione sociale). Ma quelle misure non fanno altro che impoverire ulteriormente le economie degli Stati che, in un rapporto dialettico di causa/effetto, sono prigioniere di un perverso meccanismo che riproduce se stesso in condizioni sempre peggiori, fino alla bancarotta finale. Tutto questo viene codificato e reso obbligatorio dal Trattato di Lisbona, una versione truffaldina della già bocciata Costituzione Europea, approvato dai Parlamenti di tutti gli Stati membri, che in pratica hanno perduto la loro sovranità e il loro diritto all’autodeterminazione.
Si vede allora che non è la natura del governo (destra, centro, sinistra, con tutte le varianti possibili e comunque borghese) che può incidere in maniera sostanziale sulle politiche economiche di ogni Stato. In Spagna, per esempio, il Primo Ministro socialista Zapatero è stato portato, fino a poco tempo fa, come esempio di efficienza e le sue politiche economiche come modello da adottare; ora la Spagna è attraversata da una crisi paurosa destinata ad aggravarsi sempre più. Ma anche il Primo Ministro greco Papandreou, presidente del Pasok e dell’Internazionale Socialista non ha potuto evitare lo sfascio irreversibile del suo Paese. Lo stesso sta succedendo in Portogallo. In questo stato di cose, è fuorviante indicare nel solo governo Berlusconi la causa dell’attuale disastro economico italiano. (tuttalpiù, il bandito Berlusconi, ne costituisce un’aggravante). Infatti tutta la classe politica italiana presente in Parlamento, compreso le forze di opposizione (?), è schierata apertamente con i poteri forti senza metterne in discussione neanche lontanamente le loro direttive e i loro fini. Ma anche lo schieramento della sinistra radicale istituzionale attualmente fuori dal Parlamento, pur con qualche distinguo di facciata, non mette in discussione la sostanza di queste politiche. Non si può spiegare altrimenti la loro incondizionata disponibilità a fare da stampella al PD pur di poter ritornare nel giro e poter beneficiare dei vantaggi derivanti dal siedere in Parlamento. Non poteva essere su posizioni diverse nemmeno Napolitano, come sempre tutt’altro che “super partes”. Basta ricordare le ultime parole pronunciate recentemente ad una cerimonia presso la sede del Ministero degli Interni: "... Cerchiamo di dare una mano anche al di fuori di questo Palazzo. Ma credo che sia nostro sforzo comune e che, ha fatto bene a dirlo la dottoressa Marcegaglia, sia parte integrante di un impegno che più che mai dovrebbe sprigionarsi in questo momento nel nostro Paese, nella società e nelle istituzioni, di coesione nazionale di cui c'é indispensabile bisogno per affrontare e superare le difficili prove che già sono all'ordine del giorno". Come sempre viene da lui evocata quella “coesione nazionale” di cui, nella pratica di tutti i giorni e in maniera unilaterale, devono farsi carico i lavoratori, i precari, i disoccupati, gli studenti e tutto il mondo della scuola, i pensionati (specialmente quelli futuri) a cui vengono sottratti ogni giorno quei servizi sociali e quelle condizioni di civiltà che sono state conquistate con anni di sacrifici, lotte durissime, e che sono costate anche la vita a tanti “veri eroi”. Tutto il suo passato politico, anche recente, ci dice che la parte che predilige è quella della grande borghesia. Non a caso, nel 1978, fu il primo dirigente del PCI ad ottenere il visto d’ingresso in America.
Riteniamo estremamente importante e di carattere decisivo ai fini di un radicale e salutare cambiamento epocale e non solo di facciata, che tutta la popolazione, a rifarsi dai ceti più popolari, si renda conto della mistificazione della realtà agita nei loro confronti. In maniera subdola, la maggioranza delle persone viene di fatto deprivata della possibilità di decidere il proprio futuro, viene passivizzata invitandola e obbligandola a schierarsi, sempre e comunque dalla parte della legalità, dei principi democratici, dei valori costituzionali, ecc. ecc. , in un mantra ripetuto in continuazione che assume, ogni giorno di più, più le forme della retorica astratta che non quelle di una pratica politica seria ed efficace. Infatti, nelle stanze del Potere, si opera massicciamente e liberamente in maniera opposta, privilegiando in maniera oscena gli interessi delle grandi lobbie, non certamente ultima quella Vaticana. Ma è logico che sia così, dal momento che tutti i principi e tutta l’impalcatura, compreso la suddivisione dei poteri, su cui si fonda uno Stato borghese, è creata e utilizzata a servizio permanente effettivo della grande borghesia capitalistica. E un parlamento borghese non può fare altro che produrre leggi borghesi, cioè gli strumenti “legali” per perpetuare l’assoggettamento delle masse.
Alla luce di tutto quanto abbiamo finora esposto, ci sembra più che giustificata e condivisibile, nella sua concisione e estrema stringatezza, la proposta politica contenuta nell’ultimo comunicato stampa di Marco Ferrando. “La profondità della crisi economica e sociale richiede una risposta anticapitalista e liberatoria”. Ad un nemico che adopera armi da guerra non si può rispondere con una sassaiola. Al potere e alla dittatura delle Banche e dei suoi zerbini istituzionali, va contrapposto il potere dei lavoratori. Alla attuale pseudo-democrazia capitalista va contrapposta la prospettiva di una reale democrazia socialista. L’unica forma di convivenza civile che può salvarci da una catastrofe annunciata non solo sul piano economico e sociale, ma anche e soprattutto su quello ambientale.
PCL Pistoia
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