1.2.14

RENZI IL CAUDILLO E LE OCCUPAZIONI DI CASE



Il Movimento di Lotta per la Casa, trova nella figura di Lorenzo Bargellini il punto di riferimento per le rivendicazioni di quanti, per un motivo o per un altro, sono privi di qualsivoglia reale possibilità abitativa e di reddito e si affidano alla sua persona e al Movimento per veder riconosciuto il diritto a un tetto e a quella dignità che troppo spesso le istituzioni negano e disconoscono, con promesse di soluzioni che di frequente si risolvono in un nulla di fatto. 


È dall’89 che il Movimento lotta con forza, attestandosi sul territorio come presenza storica fondamentale per tutti coloro che, in condizioni di miseria (e spesso, ma non solo, si parla anche di disperati che fuggono dalla morte o dalla guerra e ai quali sono negati, in maniera sempre più disinvolta e sempre con maggiore indifferenza, i più elementari diritti umani) sanno di non essere soli, di potersi confrontare con donne e uomini che dell’accoglienza, della tutela, hanno fatto causa e ragione principale dell'etica della propria vita. Lorenzo Bargellini in una sua vecchia dichiarazione si esprime così: "Fu una specie di intuizione; alcune famiglie residenti nel quartiere di Santa Croce, giovani coppie e alcuni studenti, vennero da noi per segnalarci un palazzo sfitto vicino a quella che era all’epoca la sede del centro di comunicazione antagonista: una serie di assemblee, all’inizio nella sede dell’Unione Inquilini, con alcune famiglie sfrattate del centro cittadino e l’Unione Inquilini che ci chiese di sostenere queste famiglie negli sfratti, nella diffida, nel picchettaggio.". Poi l’occupazione di Via di Mezzo 39, alla quale seguì quella di Via del Giglio. Sono gli anni dei movimenti studenteschi, della Pantera e dei centri sociali autogestiti, un doppio canale che “ci veniva incontro e ci sosteneva; fu una primavera diversa per questa città.”. È ovvio che gli scontri con la polizia siano puntualmente arrivati e che, con la stessa puntualità, non siano mancate nemmeno le provocazioni della destra. L’episodio “stranissimo e anche curioso”, che ha segnato un importante allargamento della lotta del Movimento è stata, a suo tempo, l’occupazione delle case popolari di Via Manni, a Coverciano: si è trattato di nuclei familiari, molto numerosi, che vivevano in “situazioni di convivenza forzata in alloggi murati e condivisi” per i quali, oramai, non era più possibile condividere gli stessi spazi. In questo modo è nato il Movimento di Lotta per la Casa: "spontaneo, a raggiera, come una rete.". Nel luglio del 1990, con i mondiali Italia - Argentina, la prima ondata repressiva: viene sgomberata l’occupazione simbolo di Via del Giglio, la prima sede del Movimento. Il Movimento non ha ancora la forza per opporsi e la sua risposta allo sgombero è un’altra occupazione: l’ex ospedale psichiatrico di Via Aldini, stabile che ancora oggi è occupato. Dal 2002 la Regione Toscana ha finanziato, con il coinvolgimento di quanti vi abitano, un progetto di recupero a fini abitativi; dopo anni di occupazioni, messe in atto soprattutto da famiglie italiane, si affaccia a Firenze “un nuovo soggetto sociale che non riusciva, per quanto lavorasse, a trovare una sua collocazione attraverso canali normali come i bandi comunali”; sono le prime famiglie dei migranti provenienti inizialmente soprattutto da Marocco ed Eritrea e per questi soggetti sgomberi e occupazioni sono all’ordine del giorno. Alla fine del ’95 con l’occupazione simbolica del Duomo di Firenze e del Consiglio Comunale per protestare contro lo scioglimento dell’Assessorato e della Commissione Casa, arriva la seconda forte ondata repressiva contro il Movimento. “Nei nostri confronti partì una grossa inchiesta della magistratura. Tutte le nostre iniziative, per un paio di anni, anche un picchetto anti sfratto, furono completamente blindate dalla polizia e molti di noi furono denunciati". In conseguenza di tutto questo, il Movimento ne esce a pezzi: anni di divisioni e di spaccature interne con pochi militanti a reggere le occupazioni in città. Ma il Movimento non si arrende e, per alcune occupazioni, presenta proposte operative concrete di recupero autogestito degli stabili occupati, fino ad arrivare a quella che è la sua storia recente che si intreccia, a Firenze, con il destino dei richiedenti asilo: somali, eritrei, etiopi, qualche famiglia del Kurdistan o del Kosovo, anche se in minoranza. “Si pensava, nella nostra ingenuità, che i richiedenti asilo fossero materia di Stato e di enti locali. In realtà questi ragazzi, scappati dalla guerra o da situazioni aberranti, si sono ritrovati soli." ed è così, “accompagnati da tutte queste contraddizioni”, che arriviamo agli “anni della crisi, con i rumeni che sono venuti in tanti, anche loro a Firenze come in diverse altre città e anche di molte famiglie italiane che cominciano ad occupare”. Sono anni in cui sono aumentati sproporzionatamente gli sfratti per morosità “non contemplati dalle vigenti graduatorie, anche se non si capisce il perchè visto che i nuovi poveri sono proprio quelli che non ce la fanno a pagare”, ma questo, “è un brutto vizio soprattutto delle Regioni rosse che devono dimostrare al mondo che loro sono ligi alle regole senza capire che ci sono delle nuove povertà”. Oggi sembra che tutto, in qualche modo, si sia fermato: “una situazione di stallo” che impedisce nuove occupazioni ma al contempo sembra scongiurare nuovi sgomberi. “… e questa è in parte una vittoria, perché si rendono conto che il problema c’è. Ma prima non era certo così.”. Il Movimento non si è mai fermato nella ricerca e nella comprensione del disagio sul territorio, nella individuazione delle abitazioni per poter risolvere, in maniera reale, le problematiche di chi non possiede nulla ed era presente con il PCL e le altre realtà antagoniste, il 21 dicembre, all’appello dell’ “assemblea contro l’austerità”, resistendo e reagendo con fermezza a tre cariche che non ne hanno mai spento la determinazione, tanto che il corteo ha proseguito, in un clima tesissimo, di estrema militarizzazione e con la celere che seguiva passo passo la manifestazione, manganelli e scudi in mano, a distanza di neanche un metro. I manifestanti non hanno mai indietreggiato, riuscendo a raggiungere un Duomo militarizzato, entrando in via Vecchietti e continuando nella protesta ma, anche qui la polizia è intervenuta piuttosto velocemente, subendo un’altra carica dispersa solo in piazza dell’Unità. La risposta a tale repressione non si è fatta attendere, il conflitto si è esacerbato e quindi le pratiche di riappropriazione diretta e l’autorganizzazione come soluzione all’emergenza casa, al caro vita, alla precarietà, hanno subito un’accelerazione, diventando febbrili e così quasi un mese dopo, il 19 gennaio, il PCL era presente, con i compagni del Movimento, all’occupazione dello stabile vuoto a via De Servi 18, a due passi dal Duomo. Questo edificio, già verso la fine degli anni ’70, era stato occupato dai senza casa, ed è tra quelli che la speculazione ha variamente utilizzato per il profitto, infatti, sfitto da anni, dopo che uno sfratto aveva buttato di fuori tutti gli inquilini, era stato ristrutturato e trasformato in undici mini-alloggi, con chiaro intento speculativo e infine posto sotto sequestro per irregolarità nei lavori. Lo sgombero è stato davvero violento e così verso le 14.30, si è assistito allo spettacolo avvilente di una cinquantina tra poliziotti e carabinieri che in tenuta antisommossa, hanno dato il via alle operazioni, caricando a freddo il presidio. La carica non ha risparmiato una donna che, svenuta e quindi a terra, ha continuato a essere picchiata, con calci e pugni, rimanendo, alla fine, calpestata, dai questurini che avanzavano per disperdere, con un ultima carica, il presidio. La donna, all’ospedale è stata medicata e le è stato riscontrata una frattura al braccio e in tutto questo sfugge davvero, quell’ “esito positivo della vicenda” di cui ha parlato la vicesindaco Saccardi quando ha ringraziato “prefetto, polizia e carabinieri per la collaborazione”. E come può definirsi, ci si chiede, "tentativo di mediazione", quello di sistemare in strutture fatiscenti, madri e minori, lasciando tutti gli altri in mezzo ad una strada? Dopo lo sgombero dello stabile di Via dei Servi 18, quanti erano lì, hanno occupato uno stabile in Via del Romito 55, il tutto è accaduto con la partecipazione di numerosi aderenti al Movimento di Lotta per la Casa che si sono trattenuti sino a tarda sera per evitare il ripetersi degli stessi episodi di Via dei Servi. La storia del palazzo di Via del Romito è un altro racconto costellato di truffe, speculazioni, raggiri e altre operazioni del genere, il tutto a danno un certo numero di inquilini, per cui, già dal 1996 i comuni di Sesto Fiorentino e di Firenze si erano costituiti parte civile contro la società proprietaria dell'immobile, garantendo agli inquilini la requisizione degli immobili: ovviamente tutto questo non è mai accaduto. Il 28 gennaio, all’alba, si sono presentate cinque camionette di polizia, che hanno provveduto all’immediato sgombero della palazzina al civico 55 e occupata il 22 gennaio. Lo stabile era abbandonato da 17 anni e presenti, al momento dell’aggressione, tredici nuclei familiari, che già nella giornata di sabato, avevano affrontato con determinazione e respinto un precedente tentativo di sgombero. Il bilancio è desolante, le forze dell’ordine hanno la meglio e ben cinquanta persone, si ritrovano senza un tetto, un alloggio, al freddo dell’inverno oramai pieno. Continuare questo racconto non farebbe altro che rimestare cose cattive, come la resistenza di chi è sconvolto, spaventato ma tra i denti stringe la volontà di non arrendersi e brandelli di forza e resta ed è sui tetti, vigile, quasi di sentinella. E seduta, con la protervia di chi urla il suo no, quel giorno vi è anche Azza, che infine si sente male ed è forse è per il freddo ma di più, noi sappiamo per il dolore, la paura di rimanere senza rimedi e nel periodo peggiore per immaginarsi senza alcuna risposta al proprio bisogno, priva di un tetto sotto la testa, un po’ di calore. E i bambini, perché anche i bambini piangono, sono terrorizzati ma sono lì. E poi le manganellate, la digos, i giornalisti trattenuti, la repressione che si fa ghigno beffardo e crudele. E c’è che ancora una volta il Capitale si fa beffa del proletariato e del sottoproletariato e che la Lotta di Classe, i ricchi la conoscono bene e la fanno rivalere anche su chi non ha nulla, soprattutto su chi non ha nulla. E sullo sfondo una città che deve essere specchio dell’ego di un uomo che ha progetti politici ben più arditi del benessere dei suoi cittadini tutti e che propone idee alternative ad un’occupazione come dare riparo, in pieno freddo, a Figline Valdarno, in delle tende. C’è che il problema fondamentale di Renzi il rottamatore, il sindaco, il premier, uomo tra i più potenti del panorama politico nazionale, è che tutto cambi affinché nulla cambi, anzi si consolidi, la borghesia continui a fare buona guardia al sistema dei Padroni, Firenze, resti solo vetrina, bottega, sogno artificiale del turismo, fabbrica di profitto e che lo Stato Sociale, si smantelli definitivamente, anche con la spallata violenta di una carica di celerini che mette in chiaro che essere poveri è una vergogna. Le occupazioni continueranno, la lotta continuerà, i compagni del Pcl, daranno sempre il loro appoggio al Movimento, a chi decide di non arrendersi perché si vengano rispettati i diritti di tutti, soprattutto sono quelli più elementari, quelli che non possono prescindere dalla vita e dalla dignità della stessa. Ho un'ultima riflessione da fare: la vicesindaco Saccardi ha dichiarato di non voler trattare con chi viola la legge allora c'è da chiedersi come mai Matteo Renzi, capo della sua giunta e del suo partito, abbia, in questi giorni trattato e si sia accordato, con un condannato per evasione fiscale? 

Resistenza Rossa

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