11.4.14

IL PCL RITORNA A ROMA: UNA NUOVA PROTESTA, CONTRO VECCHI MOTIVI

Il PCL ritorna a Roma e le ragioni contro le quali va a manifestare sono tante, tutte già viste ma riproposte con rinnovata energia dal governo Renzi.
Parlarne diventa difficile, anche perché le sfaccettature che portano a questa giornata di protesta, sono tante, tutte riconducibili all’ignobile attenzione che gli ultimi governi complici e fautori di tutte quelle politiche di carneficina sociale, hanno ulteriormente prestato, compiacenti nei riguardi dell'Europa dei banchieri, delle multinazionali e sempre tenendo stretto a sé quel filo rosso che unisce tutti coloro che possono disporre dell’immediato destino di intere masse di lavoratori.
Renzi, rispetto ai suoi predecessori, ha il vantaggio di esser comparso nel momento in cui la disperazione e l’esasperazione di tantissimi ha toccato, forse, un punto di non ritorno, per cui, con qualche colpo di bacchetta magica, l’elemosina di 80 €, il proporsi come “Rullo compressore” in un’azione che porterà benessere e prosperità per tutti, e soprattutto guadagnando consensi e simpatie per la battaglia strombazzata contro i suoi colleghi politici, è riuscito a far passare quanto di peggio si potesse ipotizzare: smantellamento dello stato sociale, precarizzazione del lavoro, una legge elettorale dettata dal pregiudicato Silvio Berlusconi (legge che conserva alcuni meccanismi della precedente, dichiarati poi incostituzionali) e non da ultimo la riforma della costituzione.
Il tutto accade in assenza totale di opposizione perché se da una parte c’è SEL, che in passato si è genuflessa più di una volta a certi meccanismi e continua a vagheggiare il sogno di una Unione Europea sociale e democratica, dall’altra parte c’è quel campionario assortito della destra, sulle cui possibili definizioni è bene sorvolare e per chiudere il quadro, non consola, anzi avvilisce, il fatto che al governo ci sia un pezzo di quella destra.
Consumata tale esperienza, si riesce a non far niente, fingendo di voler fare. Questa manifestazione doveva essere una sorta di evoluzione di quella tenutasi, sempre a Roma, il 19 ottobre dello scorso anno, purtroppo le dinamiche ipotizzate però, non si sono evolute secondo le attese: non c’è stato quel passo in avanti che ci si poteva aspettare, le masse non sono state coinvolte in un discorso di classe. Dalla piattaforma politica della manifestazione del 12, non si evince che ci sia una riflessione che possa portare oltre quella prospettiva di classe che Roma, del 19 ottobre, aveva adombrato, infatti, in questa scadenza i lavoratori non sono presenti e anche il mondo studentesco rimane ai margini.
Indagarne i motivi è complesso, uno di questi, e a questo bisogna reagire, può esser lo scivolare lentamente verso una sorta di rassegnazione ad un futuro senza futuro. La manifestazione ha valenza per la sua proposizione avverso i temi sociali quali battaglia per la casa, reddito garantito (tra l’altro concetto poco condivisibile se non legato ad una diminuzione generalizzata e radicale dell’orario di lavoro e ad una scala mobile indissolubilmente legata alle ore lavorate), un welfare attivo e solidale dove però le parole d’ordine che vorranno caratterizzarla (“assediamo” “all’assalto”), non corrispondono all’attuale istanza della lotta di classe. Il fatto che si vada per strada a manifestare rimane comunque un momento di impegno positivo, c’è, però una cosa alla quale bisogna porre molta attenzione: il fatto che questa sorta di politica del divide et impera, della ricerca spicciola e piaciona di consenso, messa su da Renzi, possa rendere più disordinate e residuali le iniziative di protesta, in un vortice che finirebbe col rendere più precario e polverizzato il sociale. 
Diventa piuttosto difficile, in questo momento, considerando le dinamiche messe in campo dal suo segretario, pensare al PD come un partito di sinistra, oramai incapace di immaginare qualsivoglia cosa possa essere funzionale alle istanze dei lavoratori e in aggiunta a questo, cosa che fa letteralmente torcere le budella, è quella sorta di gioco delle parti, nella quale, con ignavia e ammiccamenti di varia natura, il sindacato oramai sguazza e con crospettiva di classe che Roma, del 19 ottobre, aveva adombrato, infatti, in questa scadenza i lavoratori non sono presenti e anche il mondo studentesco rimane ai margini. Indagarne i motivi è complesso, uno di questi, e a questo bisogna reagire, può esser lo scivolare lentamente verso una sorta di rassegnazione ad un futuro senza futuro. La manifestazione ha valenza per la sua proposizione avverso i temi sociali quali battaglia per la casa, reddito garantito (tra l’altro concetto poco condivisibile se non legato ad una diminuzione generalizzata e radicale dell’orario di lavoro e ad una scala mobile indissolubilmente legata alle ore lavorate), un welfare attivo e solidale dove però le parole d’ordine che vorranno caratterizzarla (“assediamo” “all’assalto”), non corrispondono all’attuale istanza della lotta di classe.
Il fatto che si vada per strada a manifestare rimane comunque un momento di impegno positivo, c’è, però una cosa alla quale bisogna porre molta attenzione: il fatto che questa sorta di politica del divide et impera, della ricerca spicciola e piaciona di consenso, messa su da Renzi, possa rendere più disordinate e residuali le iniziative di protesta, in un vortice che finirebbe col rendere più precario e polverizzato il sociale. Il Pcl, pertanto dà il suo contributo e sarà presente il 12 aprile a Roma, ferocemente contrario alle politiche di macelleria sociale della Trojka - associazione a delinquere formata da tutti gli stati borghesi europei finalizzata a consolidare lo sfruttamento e l'oppressione delle classi lavoratrici dei Paesi membri – impegnandosi, in tale manifestazione, nella costruzione di un nuovo fronte di lotta che sappia rispondere con decisione a tutte le politiche padronali in atto. 


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