Il primo
luglio prossimo inizierà, sotto la guida di Matteo Renzi, la presidenza
italiana del semestre europeo e non c’è migliore circostanza dell’anticiparsi
di un paio di giorni, per ricordare al governo italiano e alla sua guida del
semestre, tutti i problemi, riguardanti lavoro, reddito, welfare, accantonati e
irrisolti, che devastano la società italiana e più in generale quelle europee e
per chiedere con forza che a essi si ponga l’attenzione che meritano.
L’idea è
quella di riempire questi sei mesi con una lotta che tenga viva l’attenzione e
significhi il “contro”, nei riguardi dei Trattati e dei diktat dell'Unione
Europea.
Facendo
una valutazione sui risultati delle imminenti trascorse elezioni europee, il semestre
di lotta si propone di accompagnare tutta l’azione di presidenza italiana e
soprattutto di far prendere coscienza che Italia, assieme alla Germania, sia
l’unico paese in cui le forze di governo che hanno
approvato e gestiscono il Fiscal Compact, il pareggio di bilancio e le residue
nefandezze imposte dall’U.E., abbiano riscosso successi elettorali.
Questo,
ovviamente, accade perché la crisi, oltre alla miseria, ha diffuso passività, rassegnazione,
paura, ha indebolito seriamente la voglia di reagire e soprattutto ha fatto
crescere i fantasmi di xenofobia e populismo.
Bisogna
riflettere sul fatto che ogni confronto e scontro politico, in Italia, abbia
sin qui eluso la questione europea, anche se vi sono state delle eccezioni,
rimaste, però, alla dimensione di scontro e purtroppo risultate non trainanti,
lasciando in un ambito sbiadito tutto quanto contestato ai vincoli nei quali l'austerità europea ha ingabbiato
la democrazia, i diritti sociali e quelli del lavoro
L’intento
è quello di dilatare l’idea della lotta, farle superare le insufficienze in
ambito nazionale, proporla in un più ampio movimento europeo che sappia mettere
insieme le idee e la voglia di riscatto di quanti vivono disagi a merito dei
trattati neoliberisti, da Maastricht al
Fiscal Compact e riuscire a europeizzare un chiaro, netto, forte e deciso NO
alle politiche di austerità, alla sovranità esercitata sulle vite dei cittadini
da parte della BCE, della Troika e da parte di tutti quegli organismi europei,
intermedi e non, degni compagni di merende nel loro ristretto ambito.
L’ambizione è quella di costruire
un’alternativa politica, sociale ed economica ai Trattati dell'Unione Europea e
quindi, in questi sei mesi nulla dovrà esser tralasciato: bisognerà organizzare
l'informazione, programmare la mobilitazione contro l’U.E., contrastare in
maniera decisa la sorta di vassallaggio che il governo vive, verso i diktat
della Troika, mobilitarsi contro quelle sciagurate politiche che per le
pensioni portano il nome Fornero e per il lavoro, Jobs Act, consacrate a quella
politica di precarizzazione e distruzione dei diritti del lavoro, alle
privatizzazioni, alla distruzione dei servizi pubblici e dei beni comuni, tutte
dinamiche decise dall’U.E., in nome di una bieca razionalizzazione, funzionale
solo alle economie di mercato; battersi contro la disoccupazione di massa, la
precarietà, i licenziamenti e la vergogna delle vergogne: le delocalizzazioni,
operazione tanto congeniale al padronato, che, incurante della disoccupazione e
della disperazione che si lascia dietro, gli consente, a parità di prodotto, di
guadagnare di più.
E non dovranno esser tralasciati
temi come la casa e l’ambiente, nei riguardi del quale si è oramai contratto un
debito difficilmente esigibile per le generazioni future.
La guardia va tenuta alta, perché,
visto quanto accaduto sin’ora, la sbandierata ricontrattazione degli obblighi
comunitari, ha ottime probabilità di essere il camuffare un rilancio di quanto
imbastito sin’ora, accompagnando il tutto con il logoro slogan: "Lo vuole l'Europa.".
L’obiettivo chiaro, preciso e
immediato deve esser la fine delle politiche di austerità e di rigore e per
questo è necessario azzerare la fitta rete di trattati, trattatelli, norme e
vincoli che vengono usati dai vari governi per sostenere quella che in realtà è
solo una politica di distruzione sociale.
Bisognerà che la mobilitazione, nel
più ampio dialogo europeo, miri a rivendicazioni immediate che cancellino leggi
come la Fornero, le leggi sulla precarietà, che blocchi i licenziamenti nel
privato come nel pubblico, che impedisca le delocalizzazioni e che restituisca
dignità al lavoro.
Il PCL, coerente con le proprie idee
sarà sempre presente in tutto quanto accadrà in questo semestre e chiederà a
gran voce che l’Italia denunci unilateralmente il Fiscal compact e il MES, con
tutta la selva di leggi e leggine a essi collegati, che hanno, di fatto,
consegnato il potere decisionale sulle politiche pubbliche nelle mani di una oligarchia
funzionale solo ai mercati, che venga cancellato il pareggio di bilancio
iscritto nella Costituzione con i voti del PD e del PDL; si batterà, assieme a
tutti quelli che vorranno stare insieme e a fare fronte unico, per costruire una
politica che restituisca dignità ai diritti democratici, ai dritti sociali, che
garantisca i servizi pubblici e lo sviluppo del welfare.
Non da ultimo, il PCL, si batterà
per una politica di pace, condizione sempre più minacciata dalle logiche di
riarmo, nella subalternità che l’Europa tutta vive nei riguardi degli USA e
della NATO.
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