26.9.14

SOLIDARIETÀ ALL’ATTIVISTA E AL MOVIMENTO LOTTA PER LA CASA, PER L’ENNESIMO ATTO DI VIOLENZA E REPRESSIONE POLIZIESCA.Il PCL è accanto a lui e a tutti i compagni vittime dell’arroganza dello stato





La parola Repressione ha origini remote, la troviamo già in uso della lingua latina, perché sin da allora, e in tutte le civiltà a lei precedenti, questa parola serviva a definire l’azione, a volte, intimidatoria, in altri casi violenta, con l’utilizzo della quale, le autorità, o chi per esse esercitava il potere, si opponevano a tutte quelle istanze di popolo che in qualche maniera turbava la serenità di quello che comunemente viene definito ordine costituito.

È un caso che l’attivista a cui facciamo riferimento sia presente nel Movimento di lotta per la casa?
I fatti: nella serata di martedì 23 settembre, in Via Baracca 18, si stava discutendo e portando a termine, la riunione del Movimento; un attivista, ad assemblea terminata, si muoveva con la sua macchina in direzione della sua abitazione che attualmente è nell’edificio occupato dell’ex Hotel Concorde.
Durante il tragitto ha realizzato di essere inseguito da un furgone bianco che a bordo aveva alcune persone e nessuna resistenza ha opposto, quando, avendo visto che sul furgone era stata esposta la sirena lampeggiante blu, ha capito che le persone erano poliziotti in borghese, per cui ha accostato l’auto senza problemi o rimostranze.
In verità, parlare o dire qualsiasi cosa sarebbe stato inutile, visto che gli agenti, senza alcuna spiegazione lo hanno ammanettato se non dopo essersi lasciati andare al solito copione di un’aggressione a suon di calci e pugni.
Finalmente, poi, è sortita la motivazione che ha sferzato l’aria come una scudisciata: "Occupate le case! Rubate la luce!".
Queste le ragioni ritenute sufficienti perché una tale violazione, fosse giustificata e giustificabile.
Il resto è storia la cui trama è sempre la stessa: l’uomo, esce dalla Questura dopo essersi beccato una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e ciò sarebbe il meno, se questa vicenda non fosse stranamente di poco successiva alla conferenza stampa del Movimento sulla tragica fine di Raphael, ragazzo nigeriano di diciotto anni, morto durante un controllo di polizia sulla cui morte rimangono interrogativi aperti e sulle modalità dell’operazione e sulle poco congruenti versioni date dalla questura, molto probabilmente, per coprire la dinamica dell’accaduto.
L’aggressione, intollerabile, è una vera e propria azione di rappresaglia avverso il Movimento che riunisce e rappresenta, per buona parte, quegli uomini e quelle donne che alla povertà, agli spazi negati, alle leggi ingiuste, rispondono con forza, con il coraggio di chi ha iniziato e da un po’ a combattere l’arroganza borghese e gli abusi che sempre più di frequente il potere, attraverso tutti i suoi canali, usa per mettere in atto la sua repressione.
Il movente resta quindi, senza alcun dubbio, politico.

Il PCL, è solidale con il compagno, ennesima vittima dell’abuso in divisa e della prepotenza delle istituzioni, emanazione di un disegno e un arbitrio più grande che vuole ridotti i già consunti margini di partecipazione e di organizzazione dal basso, completamente erosi e limitati a un’organizzazione del territorio e degli spazi urbani, solo ad appannaggio di chi detiene ricchezza e in definitiva il potere di decidere della conduzione e della vita altrui, soprattutto di coloro che non disponendo di profitto e dunque, proletari, possono impunemente essere picchiati, sgomberati, privati di ogni tipo di possibilità e più spesso anche dei diritti essenziali, negati, ad esempio con il Piano Casa del 2014 del decreto Lupi, diventato tristemente legge. Il PCL, è con quanti hanno ancora l'energia, il desiderio e la volontà di agire e rispondere alle angherie di un sistema padronale e arrogante. Il PCL, è accanto ai compagni e alle compagne che nonostante l'oppressione, trovano sempre la forza di rialzarsi e di continuare la lotta, senza farsi intimidire o indietreggiare.   

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