9.1.15

BUON CAPITALISMO 2015 CON LA STRAGE A CHARLIE HEBDO




L'anno nuovo, si apre radicalizzando la deriva e l'espansione islamofobica e razzista d'oltralpe e di contrassegno europeo e occidentale.

La vulgata trasmessa, mendace nei successivi corvi della varie e disparate destre nazionali (e non solo) e che inizialmente è giunta a noi, ha raccontato di una drammatica – perché di certo lo è stata – e definitiva violenza verso un 'baluardo' della stampa libera e di sinistra, da parte di musulmani di 'frange armate e radicali'.

Il risultato della tragedia, forse anche un po’ scontato, è all’indomani un’ondata di rabbia che rischia di creare incomprensioni, spostare equilibri in determinate direzioni e mistificanti rancori.

Ed è facile intuirlo,  soprattutto per ciò che tale rivista incarna nel patrimonio, vivendo oramai anche di rendita, nella coscienza antirazzista e a sinistra.
Interessante comunque anche se non singolare, riflettere riguardo il fatto che resistenti bastioni della destra e dell’ultra destra xenofoba e razzista, come il  NdT o con il Figaro, non abbiano subito alcun tipo di « attenzione » cosa che volendo, è possibile spiegare, dal momento che se viene meno una ‘tutela’ antirazzista, le persone di fede musulmana, è molto facile e probabile, diventino bersaglio di una criminalizzazione e caccia all’uomo.

Vulnerabilità queste , che captate e arruolate  da strumentali sirene inneggianti alla difesa dei valori islamici, si rendono disponibili all’utilizzo capitalista nell’ennesima funzionale crociata  ‘contro gli infedeli’.
Se ragioniamo con lucidità, è evidente comunque che non sia possibile fare il santino a Charlie Hebdo che, impegnato in impietose e dissacranti critiche nei confronti delle religioni tutte, anche verso Imam e Profeti, seppur dava di sé la misura di una discreta onestà intellettuale, l’attenzione di fatto verso questi, non si rendeva meno caustica e coriacea e forse se non spingendo volontariamente il piede sull’islamofobia, di certo neanche vi si sottraeva, nel soffiare il calore sufureo della 'contumelia visiva'.

Come non ricordare infatti quando il cronista e  filosofo  Robert Misrahi della rivista, pensò bene di pubblicare una tribuna dibattito intitolata Coraggio intellettuale  e che faceva riferimento all’opera della scrittrice fiorentina Oriana Fallaci: La rabbia e l’orgoglio, offrendole pieno appoggio: "Oriana Fallaci dà prova di coraggio intellettuale [...] Non protesta solamente contro l'islamismo assassino. [...] Protesta anche contro la negazione in corso nell'opinione pubblica europea, sia italiana, sia francese, per esempio. Non si vuole vedere condannare mentre afferma con chiarezza il fatto che è l Islam a partire in crociata verso l'Occidente e non il contrario", tanto che l’articolo subì gli strali biasimevoli di molte associazioni che definì  - giustamente - l’opera razzista, nei propositi e nelle dichiarazioni e non solo, il sostegno cheCharlie Hebdo aveva dato all'autrice italiana, ricevette anche le feroci critiche di numerose pubblicazioni francesi come Acrimed.

Ciò non di meno toglie valore all’indignazione, al dolore e alla rabbia ma senza dimenticare però che (appuratosi che l' intellettuale occidentale - senza dare comunque per scontata tale tesaurizzazione - abbia introiettato annose conquiste di coscienza, da almeno duecento anni di alacre lavoro di pensatori e filosofi) certe argomentazioni necessitano più di ogni altro, di uno sguardo di classe e che non è infrequente e da un po’ di anni, il rigurgito razzista della stampa tutta, che di fatto sembra tesa a disorientare un’opinione pubblica sideralmente distante dal reale pericolo che le borghesie disegnano in architetture congeniate.

Se isoli milioni di persone di confessione musulmana e non solo in Francia, permetterai di poter dichiarare la tua Guerra Santa, a chi, piuttosto che subire criminalizzazione, sceglie, senza avere reale possibilità, di abbracciare il radicalismo Takfiri che patire la demonizzazione neoliberista. Bere dunque o annegare, ricevere legittimazione in qualche modo o farsi marginalizzare, subirne la facile e miserabile retorica.

La sottrazione di spazi popolari, operazione che avviene e sta avvenendo tra l’altro in tutta Europa, non ha fatto altro che allargare la forbice della sperequazione sociale, accrescendone le situazioni di disagio e abbandono, in cui anche le  iniziative di disperata rabbia, rischiano di moltiplicarsi, in un paesaggio da inverno post nucleare, sferzato dalla scure della crisi politica, economica e sociale.

Se con onestà, facciamo cadere  quel velo che ci consente di gridare alla nudità del re, si può stabilire che questo attentato più che verso la satira delle sue vignette, è il frutto avvelenato di ciò che l’economia e la politica dell'imperialismo e da cui per ovvie ragioni, non si sottrae quello francese, consegna. E di qui dunque la tragica carrellata fatta di invasioni, bombardamenti,  guerre reazionarie volutamente fomentate nei paesi oppressi dalla protervia occidentale e dove forte è la componente religiosa islamica e dunque: Afghanistan, Irak, Siria, Libia, Africa, Asia (un esempio lo abbiamo a casa nostra, è notizia fresca che Renzi che manderà a giorni in Afghanistan 2000 soldati combattenti e che andranno a sostituire dei reparti di marines).

E dato che di certo prossima è la denigrazione repressiva di interi segmenti sociali, è doveroso ricordare che vi provvederà quello stesso sistema neocoloniale che  ha foraggiato, armato e permesso a forze feudal fasciste islamiche come Al Qaeda e l’Isis di crescere irrobustendosi, quando queste si sono mostrate utili ai propri interessi geostrategici. Tanto da sfiorare un punto di non ritorno, arrogandosi la rappresentanza dei popoli e delle masse islamiche facendone invece mattanza come a Rojava, Kobane nel Kurdistan.

E così, purtroppo,  il 7 gennaio, si concede quale formidabile contributo alla peggiore propaganda xenofoba, creando le premesse per un’ulteriore e odiosa pressione sulle comunità musulmane. Si rischia infatti che si attribuiscano responsabilità collettive per questo attentato e non solo, è molto probabile che vi siano tentativi da parte di tutti i governi europei incluso quello francese, di utilizzare tale vicenda per promuovere "leggi antiterroriste" che se possono rappresentare l’ennesima recrudescenza repressiva verso le lotte di tutti i compagni, di certo andrebbero anche a colpire migranti arabi e (non esclusivamente) musulmani nelle nostre città, con una ricaduta drammatica verso i giovani delle periferie.

Il sangue di Charlie Hebdo, potrebbe inoltre creare verso il governo francese, una vasta area di consenso e il necessario  appoggio popolare per le sue scorribande imperialiste in Africa, tenendo alto il vessillo pretestuoso della lotta al terrorismo.

La soglia d’attenzione dunque è necessario resti e si mantenga vigile in questo momento, perché non è tanto nella generica proclamazione di una laica e legittima libertà di espressione e religiosa , né tanto meno nella difesa repubblicana della democrazia borghese che va ravvisata la capacità di analisi e di lotta, bensì nella volontà e nella capacità di creare delle avanguardie nel proletariato e sottoproletariato (non è naturalmente una questione di fede o di etnia o di provenienza ma esclusivamente, si ribadisce ancora, di classe) consapevole e capace tanto di realizzare nella demagogia jihadista, la longa manus del sistema, quanto dello stesso, ravvisarne l’inganno che sulla propria pelle conduce campagne elettorali e sociali, facendosi altresì voce dissidente e di rivolta, negli spazi sociali, nei quartieri, nelle periferie che li pretende sottomessi all'ingiustizia, alla discriminazione, all'umiliazione e al sempre occhiuto e pervasivo controllo poliziesco.

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