La Lega Nord, nelle variegate esternazioni del suo
leader, Matteo Salvini, tra una idiozia e l’altra, ha finalmente illustrato un
po’ di proposte economiche (che sono più o meno comuni a buona parte della
destra) con le quali intenderebbe amministrare un paese di più di sessanta
milioni persone. Ora formulare un giudizio su certe proposte è piuttosto arduo
e non perché i meccanismi prospettati siano difficili da comprendere, ma
perché, leggendo certe cose, ti viene proprio da ridere e non puoi non farlo se
pensi che le corbellerie che dice Salvini siano state ponderate altrove, da
qualcuno convinto di essere un economista. È da un po’ di tempo che uscire
dall’euro non viene più celebrato come la panacea di tutti i mali d’Italia,
adesso la nuova sirena economica si chiama FLAT TAX che prevederebbe una
aliquota unica di imposta sui redditi individuali, del 15% cui si aggiungerebbe
una deduzione di tremila euro pro capite. Ovviamente la Flat Tax non è un’idea
partorita da Salvini e dal suo cerchietto magico, ma è un cogito che viene da
lontano, esattamente dalla Stanford University (prende il nome dal suo
fondatore) situata in California, USA, più o meno dalle parti di Los Angeles e
nasce dal cervello di uno dei suoi più illustri esponenti: il professor Alvin Rabushka.
Questo personaggio è una delle tante pessime
frequentazioni di Silvio Berlusconi, al punto che, un giorno è stato anche
ospite ad Arcore dove ha illustrato la propria teoria economica e seducendo al
tal punto che il giorno dopo la Lega lo ha voluto nelle sue stanze perché
illustrasse ai propri cervelli il progetto dell'aliquota unica del 15 per
cento. Scontato dire che, a questo punto, l’idea ha solleticato molto perché,
economia a parte, potrebbe essere il feticcio attorno al quale rimettere
insieme i cocci del centro destra, feticcio che viene in qualche modo
rielaborato da Armando Siri, nuovo guru del pensiero economico, già folgorato
dalla stella di Craxi e ora vicino ai padani e ai loro aneliti.
E fin qui è politica, o almeno millantata di esser tale, ma
non bisogna esser economisti di gran nome, per capire come il tutto non
funzionerebbe ed è sufficiente per ciò,
compiere addizioni e sottrazioni. Senza sciorinare virtuosi tecnicismi,
limitandosi allo sterile e asettico linguaggio dei numeri, facendo i calcoli
sulle dichiarazioni dei redditi dell’anno 2013, le entrate sarebbero
immediatamente ridotte di circa quaranta miliardi, tagliando l’IRAP (imposta
regionale sulle attività produttive) andrebbero via anche una trentina di
miliardi e per giustizia sociale bisognerebbe abolire pure l’IMU agricolo: al
tutto si aggiungerebbe inoltre la cancellazione (questa, però, è un’interconnessione
neuronale ed autoctona di Salvini) delle “accise sui prodotti energetici, loro
derivati e prodotti analoghi” e quindi un’altra trentina di miliardi mancanti.
Si aprirebbe dunque una voragine infinita, una sorta di
buco nero in grado di risucchiare tutto; se si considera che questo è un paese
dove la spesa sociale ha subito continui tagli, diventando generalmente
insufficiente se non totalmente assente in molti casi; con una manovra del
genere non si garantirebbe neanche, in pallida ipotesi socialdemocratica, più
nulla a nessuno, anche perché è ovvio che le entrate sarebbero funzionali solo
alla conservazione e alla gestione dell’ordine economico, amministrativo e
politico di regime.
La Lega non la pensa così, i suoi elementi di punta, le
sue intelligenze economicamente più avanzate, malgrado un evidente disturbo
mentale, sono convinti che il gettito fiscale aumenterebbe del doppio, se non
addirittura triplicherebbe e a corroborare tale economico-pensiero, parafrasano
quanto recita il pragmatico economista americano che cita ad esempio la Russia
dove l’aliquota è al 13% e “nessuno imbroglia”. Peccato però, che in questa
affermazione non si rifletta sul fatto che la Russia è uno di quei paesi che riesce
far cassa con le materie prime, a iniziare dal petrolio e dal gas e che
l’Italia sotto questo aspetto è penalizzata perché non ha materie prime.
Poi c’è anche da chiedersi se nessuno di questi signori
sia sfiorato da un benché minimo dubbio sul fatto che un povero e un ricco
debbano avere la stessa aliquota fiscale e qui si innescherebbe anche un
cattivo pensiero, dato che è immaginabile che nel bailamme che seguirebbe a
questo reimpianto economico, si potrebbe modificare il meccanismo che sottende
ai rapporti contribuente/fisco e considerato il fatto che l’Italia non ha mai
brillato per correttezza in tal senso (basti ricordare i vari condoni goduti da
quanti, ricchi evasori, hanno illegalmente portato i loro soldi all’estero),
ancora una volta e stavolta in maniera più drammatica, disagi, privazioni,
mortificazione dei diritti sarebbero a carico di coloro che della macelleria democratica,
hanno già patito e stanno ancora patendo ma è ovvio che per le varie congreghe
del renzismo, del berlusconismo e del grillismo, questo è un aspetto di scarsa
o nulla importanza (altre punte avanzate dell’economico-politico-pensiero,
nell’ambigua compagine politica, sono i grillini, il cui universo è più
difficile da esplorare e da prendere sul serio, anche perché il loro capo è e
rimane un comico, nonostante abbia cambiato genere e il suo compare,
Casaleggio, con tutta buona volontà, non è che faccia comprendere granché quando
esterna e ancora..: ai deputati del Movimento, quando viene concessa l’opportunità
di esprimersi, difficilmente gli è possibile formulare un pensiero, uno, che
non sia la ripetizione pedissequa del duo che ne conferisce identità - tra una
mozione di sfiducia e un confino politico - . L’unica cosa che appare sempre
chiara in quello che dicono tutti i pentastellati è il mix di istanze
omofobiche e razziste, cui il capocomico spesso si abbandona più degli altri).
Ma al di là di queste considerazioni spicciole, se
vogliamo, è piuttosto difficile individuare nello stellato pensiero
qualsivoglia traccia di un minimo e coerente progetto
politico-economico-ideologico; appare, ogni tanto qua e là qualche guizzo di
suggerimento contabile, surrogato a quello che ad oggi è in essere, laddove è
evidente che ogni cosa andrebbe completamente reimpiantato. E’ infatti palese,
quanto nelle proprie esibizioni da avanspettacolo, il comico, ben si guarda dal
proporre quello che dovrebbe venire, ripetendo invece un logoro refrain su chi
occupa lo scranno parlamentare e del quale, oramai, tutti sappiamo tutto.
Considerato che il governo Renzi (ma non solo perché è in buona compagnia di
tutti i governi a lui precedenti) ha scientemente massacrato ampi settori del
proletariato e che il padronato è causa di un’ulteriore impoverimento nei
processi di coscientizzazione dei lavoratori, va da sé che tale opposizione,
rientra pienamente nella consorteria di un ingranaggio che perpetra se stesso attaccando
al cuore i più indifesi, i meno tutelati nei diritti e nelle ipotesi occupazionali
future e che il bieco populismo reazionario del MoVimento 5 Stelle anche
nel regime democratico, si configurerebbe,
ammesso fosse un rimedio, peggiore dello
stesso male che sostiene di combattere e che ovviamente non contrasta se non in
termini elettorali avendo ampiamente dimostrato di essere di quanto più
distante da un fronte di classe che non sia quello appartenente alla borghesia politica e
soprattutto finanziaria.
Nessun commento:
Posta un commento