28.4.16

IL PARTITO NAZIONE IN CAMICIA NERA IN QUEL 25 APRILE CHE NON POTRA’ PIU’ APPARTENERGLI








Stupore strumentale, che guarda caso, cade sempre e fatalmente dopo la ricorrenza del 25 Aprile, in un 26 carico di biasimo. Il Corriere Fiorentino ( non è il solo tra le testate nazionali e di riferimento governativo) ci informa: “Mura dell’Oltrarno completamente imbrattate. Una lunga sequenza di offese e di minacce alle forze dell’ordine, ai preti, a tutti. Frasi inneggianti alla liberazione dei tre anarchici arrestati dopo la rissa di fronte al Melograno della settimana scorsa, anche uno striscione dello stesso tenore appeso in piazza Santo Spirito, dove la manifestazione si è conclusa. E nella stessa piazza, per tutta la giornata, c’erano anche i banchini dei Carc (i comitati per il comunismo) e anarchici vari con scritte di solidarietà ai soliti indagati.”. Come se la solidarietà a realtà continuamente sotto la minaccia di sgombero e di repressione poliziesca costituisca motivo di reprimenda e reali motivi di disapprovazione E continua su tal falsariga di «Fatti vergognosi e inaccettabili», dice da Palazzo Vecchio l’assessore alla polizia municipale Federico Gianassi sugli imbrattamenti. Ma è anche preoccupato per quei messaggi di solidarietà in piazza: «È gravissimo sostenere chi è indagato per reati così pesanti, cozza con i principi di democrazia e libertà del 25 aprile».

O anche: “La sera in piazza Santo Spirito, durante il concerto organizzato nell’ambito delle iniziative chieste dall’Anpi Oltrarno, c’erano almeno 2 mila persone. Tra i banchini, oltre ai Carc e agli anarchici di Carrara che distribuivano panini e vino, anche altri con vendita di libri: su diversi di questi c’erano le scritte di solidarietà agli anarchici indagati. Aria di festa tra i 2 mila (almeno) presenti (molti incuranti dei messaggi politici sulle inchieste) ma anche di inciviltà: i bidoni della spazzatura si sono riempiti già nel pomeriggio e le bottiglie di vetro e i rifiuti erano ovunque. In una piazza affollatissima, senza che nessuno avesse pensato a un bagno chimico, le mura e le stradine sono diventati orinatoi. Gli imbrattatori saranno denunciati (…)”.

 Tutta questa acredine forcaiola, per il “degrado urbano”, non c’è parso scorgerla, in nessuna di tali livide penne, stretta nelle spalle, quando sul profilo Facebook del presidente del Quartiere 1 Maurizio Sguanci, si è potuto in tanti, ammirarne l’immagine che immortala l’inaugurazione di un giardino in via Felice Fontana con l’assessore all’ambiente di Palazzo Vecchio Alessia Bettini, il consigliere comunale Fabrizio Ricci e lo stesso Sguanci, tutti del Pd e tutti lieti, in tale formazione dell’amministrazione di centrosinistra e che accanto ad un gruppetto di residenti, in fondo a destra, si ritrovano con il coordinatore cittadino di Casapound Saverio Di Giulio.

Ed è ben curioso che alcuna intelligenza giornalistica si sia posta domande riguardo tale singolare vicinanza con il leader di una struttura neo fascista all’inaugurazione di spazi che dovrebbero essere destinati a dei bambini. Lo stesso Sguanci ha creduto corretto minimizzare: «Non l’ho invitato io, Casapound ha la sede vicina al giardino, a 40 metri, e si è presentato come privato cittadino, avrei forse potuto impedirglielo? » E infondo svela l’arcano:«Io con loro mi confronto. Non ne condivido certo le idee ma ho il dovere di rapportarmi a loro in quanto sono sul mio territorio e per il fatto che le loro vertenze, se nessuno a sinistra se ne fa carico, rimangono occupate solo da loro. Anche l’assessore Bettini ci ha parlato a lungo».

 Troviamo a questo punto, doveroso ribadire che non si scende a patti con il fascismo in ogni sua declinazione, non si concedono agibilità politiche, né tanto meno ci si scatta selfie con chi rappresenta un’organizzazione pericolosa, xenofoba, al centro di indagini per reati violenti e criminali e che a Firenze nella figura di Casseri (il 13 dicembre 2011), nell’omicidio in Piazza Dalmazia di Diop Mor e Samb Modou e nel ferimento di tre senegalesi nel secondo agguato del mercato di San Lorenzo (Sogou Mor, Mustafa Dieng e Mbenghe Cheike) non ha subito alcun tipo di scure legislative (tra l’altro nella casa del killer Casseri di via del Terzolle, a Firenze, poco dopo la tentata strage, sparirono tutti gli abiti e l’hard disk del computer, che avrebbe potuto contenere dati compromettenti. Nell’auto del ragioniere pistoiese, fu trovata anche una borsa per pc, che però non conteneva alcun apparecchio elettronico portatile, un mazzo di chiavi che non aprivano nessuna porta né delle abitazioni di Cireglio né di via del Terzolle e sempre nella Volkswagen Polo di costui, si sono rinvenuti oltre 20 proiettili costruiti dal medesimo nella sua casa a Pistoia con i quali, l’assassino di estrema destra, aveva probabilmente intenzione di uccidere ancora. Ed è singolare che riguardo un’inchiesta partita, su complicità e figure attorno a Casa Pound e Di Giulio, non si sappia più nulla), nella proliferazione di sedi neofasciste, in nessuna limitazione per delle organizzazioni a cui l’ordinamento italiano, avrebbe configurato, semplicemente per l’apologia, il reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 ma che non persegue per questo, né per altri e ben più corposi crimini. 

E non ci sorprende avvenga esattamente in questo modo, ossia nel continuo nulla di fatto di alcuna azione disciplinare, come non ci sorprende che il PD a Firenze, nella forma più demagogica e pervasiva di repressione, nello scontro ad ogni forma di antagonismo, vada a braccetto con Di Giulio o che nei reiterati sgomberi ai danni di soggettività politiche e soprattutto verso il Movimento di Lotta per la Casa, dai fascisti del nuovo millennio di Casa Pound, ne riceva attestati di liceità e placet a proseguire o che nell’azione da boy scout di Nardella del giorno dopo a intento a ripulire muri dalle scritte, dimentichi, nella vulgata che vuole il degrado solo dei proletari nel provare a rivivere le piazze in una forma di aggregazione popolare forte e non solo ad appannaggio delle passerelle dei turisti per botteghe e carte di credito, che Firenze vive percorsi di lotta e tutti dal basso, proprio perché profondamente antifascista e per quella Medaglia d'Oro della Resistenza e all’insurrezione che “(..) contribuendo con ogni forza alla Resistenza e all'insurrezione: nel centro, sulle rive dell'Arno e del Mugnone, a Careggi, a Cercina e dovunque; donava il sangue dei suoi figli copiosamente”, ha ancora la forza di comprendere dove la mistificazione della borghesia, preferisce la menzogna, il
legalitarismo (addirittura riabilitando per sé un’artefatta Giornata della Memoria nella falsa narrazione di Bassovizza. Infatti in Toscana: "L'aula approva all'unanimità l'atto presentato da Giovanni Donzelli (Fdl) con emendamenti del Pd", per una "memoria condivisa e un sistema per non dividere gli eccidi. Mi accontento di un primo passo, accolgo gli emendamenti del P e li ho firmati con l'obiettivo, che è prioritario, di consentire alle scuole un viaggio per ripercorrere quello che è successo agli italiani in quei territori") ad uno sforzo continuo di rigetto e contrapposizione allo squadrismo anche a questo punto del partito nazione in camicia nera.

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