14.7.16

INCIDENTE FERROVIARIO IN PUGLIA,UN'ALTRA STRAGE TARGATA CAPITALISMO.


Nella sua"La locomotiva", Guccini cantava di un giovane macchinista d'inizio secolo , che nel vedere ogni giorno lussuosi treni pieni di velluti e ori  fermarsi nella sua stazione, sentì dentro di se un  profondo senso di ingiustizia nei confronti della  povera gente del posto che viveva di stenti, decidendo quindi di salire su una locomotiva e di lanciarsi contro il "treno pieno di signori" ,schiantandosi però su un binario morto dopo che l'efficiente sistema ferroviario lo aveva deviato accorgendosi in tempo del gesto del macchinista.

A Corato invece nel 2016 nessuno si è accorto che due treni carichi di pendolari, si stavano venendo incontro segnando il tragico epilogo a cui tutti abbiamo assistito; 27 morti e 50 feriti (per il momento), nemmeno un contadino che stava lavorando nel campo affianco alla ferrovia si è salvato; colpito da una lamiera partita come un razzo al momento dello schianto.
Troppo facile adesso ipotizzare l'errore umano, troppo facile dire che qualcuno ha "saltato" qualche procedura del protocollo di sicurezza, troppo facile cercare un caproespiatorio a cui addossare ogni colpa; difficile in una regione in cui su 828 km di ferrovia 531 sono  a binario unico, con treni obsoleti e scassati , con binari esenti da ogni tipo di sistema di sicurezza all'avanguardia, infatti nella tratta Andria-Corato in cui è avvenuto l'incidente è attivo solo il blocco telefonico del treno, senza disporre del  Sistema Controllo Marcia Treno in uso su tutta la rete RFI, che in casi del genere blocca automaticamente il treno.

La tratta in questione è gestita dalla società privata "Ferrotramviaria Spa", fondata nel 1936 su impulso dell'allora AD e azionista delle Ferrovie del Sud est, il conte Ugo Pasquini.Subentrando alle Sociètè Anonyme de Chemin de Fer Economiques de Bari-Barletta et extensiones, prese la gestione della tratta Bari-Barletta, nota anche come Ferrovia Bari nord, dopo che quest'ultima  nel 1934 era stata messa in liquidazione.
Il conte Pasquini già dagli inizi si dimostrò un abile imprenditore capace di starsene all'interno di svariati comitati d'affari presieduti da aristocratici dell'epoca, ministri e gerarchi del governo fascista,arrivando a ricoprire spesso cariche di livello, grazie anche ai grandi capitali che il Pasquini usava per partecipare all'azionariato oltre a qualche amicizia influente.
La Ferrotramviaria spa negli anni rimase un baluardo della famiglia Pasquini, che ancora oggi detiene il 61% delle azioni, e tra i quadri dirigenziali possiamo trovare sotto le veci di presidente la nipote del conte, la presidente Gloria Maria Pasquini.
Tra gli azionisti e amministratori della società non figura però il nome del conte Enrico Maria Pasquini, fratello di Gloria, che ormai da molto tempo sembra aver abbandonato, almeno apparentemente, la società, per dedicarsi al business degli investimenti bancari. Infatti Enrico Maria Pasquini ha operato per molto tempo a Roma tramite la sua fiduciaria Italiana, la "AMPHORA", che guarda caso ha la sede a Roma in Via Wickelmann, allo stesso indirizzo della sede della Ferrotramviaria spa.

Sulle attività di Pasquini ha indagato a lungo la guardia di finanza, che ha scoperto un giro di trasferimenti di capitali neri, verso paradisi fiscali a cominciare dalla Repubblica di San Marino, dove Enrico Maria Pasquini ha fondato la prima fiduciaria sammarinese:la SMI.
Tramite questa fiduciaria Pasquini è riuscito a prendere il controllo per conto di terzi della Banca del Titano che era sul lastrico, trasformandola nella Smib bank, che pare servisse da rampa di lancio per i capitali neri verso luoghi esotici come le isole Vanuatu in cui avrebbero fatto perdere  le tracce. Proprio nelle isole Vanuatu,che essendo sotto il diritto Britannico garantiscono libertà di movimento dei capitali, il Pasquini possiede un'altro istituto finanziario, la United investment bank, diretta da Andrea Pavoncelli, nobile napoletano e marito di Gloria Maria Pasquini.

Pare che tramite le società di Pasquini a San Marino siano transitate le mazzette dirette ai manager ATAC, gli investimenti esteri scudati della banda del “5 per cento” del Monte dei Paschi di Siena, le dazioni ambientali della Mantovani, impresa principale del Mose e dell’Expo , e i guadagni  dell’evasione di centinaia di imprenditori o professionisti marchigiani, abruzzesi, emiliani e romagnoli.Per l'accusa di riciclaggio il conte è stato condannato in primo grado a 4 anni  dal tribunale di San Marino ma poi stranamente assolto in appello perchè il tutto è caduto in prescrizione.Il Pasquini fino al 2010 ha goduto anche dell'immunità diplomatica sammarinese avendo ereditato dal padre la nomina di ambasciatore Sammarinese.E visto che il nonno materno,don Juan Teixidor y Pons era  ambasciatore della Spagna franchista, a sua volta il Pasquini è diventato ambasciatore Sammarinese a Madrid e a Roma in Via dei condotti, nella sede del potente Ordine Stato dei cavalieri melitensi di cui il Pasquini fa parte.

 Enrico Maria Pasquini non si è limitato solo al business della finanza creativa, arrivando a stringere importanti amicizie "diplomatiche"; non a caso durante l'inaugurazione del passante lungo otto chilometri che collega l’aeroporto Karol Wojtyła di Palese con il centro del capoluogo della Puglia avvenuto nel 2013, il conte Pasquini,nonostante ufficialmente non c'entri nulla con la "Ferrotramviaria spa"era in prima fila insieme agli esponenti di spicco della politica locale, in primis Nichi Vendola nelle veci di presidente della regione Puglia, l'allora sindaco di Bari Michele Emiliano, ex magistrato e attuale presidente della regione e il primo cittadino di Barletta Pasquale Cascella, ex consigliere per la comunicazione del Quirinale.      
Non soltanto le amicizie diventano funzionali, infatti la moglie di Enrico Maria Pasquini, Clara Nasi è la figlia del barone Emanuele Nasi cugino dell'avvocato Gianni Agnelli;la parentela seppur acquisita con la famiglia torinese è servita al Pasquini come garanzia alle attività della SMI e del gruppo AMPHORA. Insomma, i soliti giochi di denaro, speculazioni e favori che da sempre contraddistinguono lo scenario borghese italiano e che per l'ennesima volta hanno causato  una strage di vittime innocenti.
La famiglia Pasquini che in nome del profitto ha speculato sulle misure di sicurezza  è sicuramente  l'esecutore materiale di questo eccidio, ma il mandante come al solito è il capitalismo; non possiamo limitarci a puntare il dito contro la famiglia Pasquini  per il semplice motivo che sarebbe riduttivo; il capitale non ha una sola faccia.

I responsabili sono tutti quelli che fanno parte dei comitati d'affari e di quel sistema marcio ma collaudato; lo sono i politici locali che oggi davanti alle telecamere si meravigliano che nel 2016 ci siano tratte ferroviarie a  binario unico e sistemi di sicurezza obsoleti, ma che fino a ieri se ne sbattevano altamente.Il responsabile è lo stato che permette a  privati senza scrupoli di  gestire il servizio pubblico, e che investe miliardi di euro per finanziare opere inutili come la TAV quando ci sarebbe da risanare la maggior parte delle ferrovie del mezzogiorno e non solo.
Nessuno pagherà per questa sciagura, la colpa forse verrà addossata su uno dei defunti macchinisti o su qualche capostazione che non ha fatto partite la chiamata d'emergenza in tempo.Conosciamo ormai a memoria il copione usato dalla giustizia borghese, forse verrà indagato qualcuno ma i veri responsabili resteranno come al solito comodamente seduti sulle loro poltrone di seta; impuniti e intoccabili.
Non esiste soluzione per far si che sciagure del genere vengano evitate, se non il rovesciamento del sistema capitalista per via rivoluzionaria e l'instaurazione di un governo dei lavoratori; solo in questo modo  i padroni potranno essere colpiti e solo a quel punto potremmo davvero dire "abbiamo avuto giustizia!" perchè l'unica  giustizia  è quella proletaria!

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