22.10.13

RESOCONTO DI UNA GIORNATA DI LOTTA



Nel rivendicare le proprie motivazioni all’adesione della giornata del 19 di ottobre, il PCL aveva parlato della necessità di mettere insieme un fronte di classe quanto più ampio possibile e a riprova di questa sua intuizione, le sigle che si sono ritrovate insieme sono state tante: a prescindere dai COBAS, organizzatori delle due giornate insieme all’Usb, si è partiti dai No Tav e No Muos, passando per Abitare la Crisi, Occupy e da una serie pressoché infinita di piccole sigle, dagli anarchici ai Collettivi Autorganizzati, Migranti, precari, lavoratori dell’Ilva di Taranto, fino alla presenza di innumerevoli rappresentanze politiche. Raccontare la giornata diventa difficile nel momento in cui l’ipotesi iniziale di ventimila partecipanti si è rivelata una realtà con oltre settantamila presenze che dalle 15 di sabato (con oltre un’ora di ritardo), hanno iniziato a muoversi da Piazza San Giovanni per arrivare a Porta Pia, lungo un percorso blindato da Polizia, Carabinieri e Finanza, tutti in tenuta antisommossa, la cui presenza è stata di circa cinquemila unità e preceduta da una serie di operazioni, cosiddette “di bonifica”; nei riguardi di questa giornata, gli addetti ai lavori delle forze dell’ordine, avevano parlato di un rischio 5 di possibilità di scontri (è il caso di ricordare che il G8 di Genova, era stato classificato a rischio 6,5). In effetti, la tensione si avvertiva fortemente nell’aria, perché il ricordo degli avvenimenti del 15 ottobre di due anni fa, non poteva non tener conto della possibilità concreta che la repressione ritornasse a farla da padrona. Tra i tanti momenti di tensione, non possiamo non tener conto, di quello avuto nei pressi di via Merulana vicino alla sede di Casa Pound, dove un gruppo di militanti di destra si è presentato con bastoni e coperti dai caschi: per fortuna la cosa non ha avuto seguito, nonostante le provocazioni minacciose al corteo, ignorate dalle forze dell’ordine (addirittura, alcune foto, riprendono neofascista intenti in conversazioni piuttosto pacifiche con gli agenti dei reparti mobili schierati in piazza) e nonostante il fatto che gli estremisti di destra abbiano avuto la possibilità di passare oltre il cordone di polizia, provocando le legittime reazioni dei manifestanti, prontamente rintuzzate dai celerini. A fine corteo, si era oramai sì e no a cento metri da Porta Pia, si è capito che qualcosa stava cambiando nell’umore generale: la delusione da parte dei questurini, di non aver avuto la propria dimostrazione di forza e la ricerca, inutile e insensata, dello scontro, per poco non ha creato le premesse di un’azione feroce da parte della polizia, lì radunata, che avrebbe caricato tutti i presenti. L’intuito e il giudizio veloce di USB, Cobas e S.I. Cobas e della direzione PCL, ha fatto in modo che si evitasse situazioni spiacevoli in un momento in cui i manifestanti stavano defluendo dalla piazza a manifestazione ormai conclusa e dopo aver raggiunto tutti gli obiettivi prefissati, compresa l’occupazione a oltranza di Porta Pia. L’analisi degli eventi, si limita alla testimonianza diretta acquisita durante il percorso della manifestazione, ovviamente omette altre cose accadute negli stessi luoghi, ma in tempi diversi, solo che non può esimersi dal sottolineare la profonda maturità nei comportamenti di tutti coloro che insieme, hanno contribuito con passione, intelligenza e profonda partecipazione, ad una giornata di lotta, opposizione e dissenso. 

resistenza rossa

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