20.2.14

RIFLESSIONI SU MATTEO RENZI



Il presidente Giorgio Napolitano ha conferito al sindaco di Firenze, l’incarico di formare un nuovo governo che avvii il risanamento di tutti i problemi di questo malandato paese, operazione che lo stesso Renzi, dichiara, oramai da un po’di tempo, di esser in grado di fare.
Lungi dal voler emettere giudizi sulle capacità delle persone, la domanda che immediatamente ne scaturisce è questa: “Che cosa cambia, se la maggioranza di governo è la stessa di quella del governo Letta?”.
Rimane proprio difficile credere che qualche faccia vecchia contrabbandata per nuova e qualche altra faccia, sempre vecchia, ma contrabbandata per capace, possa risolvere quello che oramai è un dramma allo stato endemico.
In più, sulla rapidità e sulle modalità di questo cambio al vertice forse è lecito farci un cattivo pensiero (anche perché un politico del passato, cui sono mancate molte, troppe, qualità, ma al quale bisogna riconoscere arguzia ed esperienza, diceva: “A fare cattivi pensieri si coglie spesso la verità!”): probabilmente Renzi meglio asseconda le dinamiche necessarie a padroni e poteri forti per salvaguardarsi, vivere e prosperare, o quantomeno offre maggiori garanzie in tal senso.
Per connotare politicamente il nuovo presidente del consiglio, è sufficiente riflette su uno dei nomi, il quale ha, poi, declinato l’invito, che Renzi, pare, abbia ipotizzato all’inizio come probabile ministro della sua compagine di governo: il marchese Luca Cordero di Montezemolo.
Se si dovesse fare un ritratto intitolato “L’Imprenditore” o “L’imprenditoria” o qualcosa di simile, niente di più che il nobile profilo del marchese sarebbe in grado di rappresentare visivamente il concetto.
È ovvio che ci sono stati altri nomi, qualcuno da brivido, qualcun altro un po’ meno, ma tutti pasciuti e cresciuti alla stessa greppia, dove il lavoratore, le sue necessità, in moti casi la sua dignità, diventano un optional, che alla bisogna, si possono tenere in scarsa, se non nulla, considerazione.
Sono in molti a dire che il sindaco di Firenze sia persona gradita ai poteri forti e adesso, a prescindere e senza voler giudicare eventuali frequentazioni, non si può non considerare il fatto che prima di avviare le consultazioni ufficiali, Renzi si sia fatto un giro con qualche nome di spicco tra quelli dell’imprenditoria italiana: due per tutti, i patron di Tod’s ed Eataly.
Se è già ridicolo pensare che il Partito Democratico, maceria e rovina di quello che una volta era il Partito Comunista Italiano, possa rappresentare la classe lavoratrice, operaia e proletaria, per la quale, almeno nelle intenzioni, quest’ultimo era nato, come si può credere che lo possa fare il neo segretario del PD, a capo di un partito che nel corso degli anni si è reso sempre più funzionale a molte delle lobbies (che altro non sono che gruppi d'interesse e di conseguenza gruppi di pressione) presenti in Italia che oramai, e da tanto, interfacciano con la politica, in un complesso, variegato e connivente sottobosco, dove destra e sinistra diventano concetti talmente labili da fondersi in un “unicum” in nome del potere e del potere economico, il tutto senza uno straccio di legge o normativa che ne regolamenti l'esercizio o ne delimiti i confini.
A tutto questo, poi, si aggiunge l’esplicita richiesta della BCE, la quale chiede che il governo Renzi esprima una linea di continuità economica con i suoi predecessori, altro tassello, che messo insieme agli altri, forma alla fine un quadro che non lascia alcuna possibilità di intravedere una inversione di rotta a favore delle classi lavoratrici.
Quali sono i poteri forti dei quali il futuro premier sembra esser il nuovo pupillo?
È ovvio che nessuno dirà mai cose che possano fare chiarezza su un argomento del genere; le risposte a questa domanda saranno sempre congetture, anche se, in fin dei conti, se ci si fa sopra, un ragionamento, la risposta alla quale si arriva è piuttosto semplice: quelli di sempre!
Quelli che non cadono mai e che se cadono rimangono in piedi, quelli che decidono della vita, del benessere, delle scelte di milioni di persone, quelli per i quali le classi sociali sono solo numeri, che possono variare, l’importante è che i numeri dei loro conti siano quelli che tornano sempre; tutta una schiera di boiardi distribuiti variamente nello stato, nell’industria privata, nell’infinita palude delle partecipate, messi lì perché amici di qualcuno, per garantire la conservazione di privilegi a un certo numero di intimi; persone che esercitano, in maniera coperta, un potere immenso, spesso maggiore di quello degli stessi ministri, che solo l’unione e la presa di coscienza del popolo dei lavoratori potrà tentare di scardinare.



Resistenza Rossa

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