26.2.14

UCRAINA OSTAGGIO DELLA BORGHESIA

In Ucraina, in poco più di qualche mese, è accaduto di tutto: il paese è di fatto, diventato il teatro di scontro di potentissimi gruppi di oligarchi e degli interessi di due classi borghesi, ognuna con un’idea diversa del proprio assetto, una che guarda alla Russia e l’altra che guarda all’Europa. L’UE, in maniera morbida e anodina, aveva iniziato, più o meno quattro anni fa, a imbastire una sorta di corteggiamento ad Azerbaijan, Georgia, Moldavia, Bielorussia, Ucraina e Armenia, con il progetto di formare una “alleanza orientale” allo scopo, nemmeno troppo celato, di sottrarre tutta la regione all’influenza russa, offrendo in cambio collaborazione, aiuti finanziari e libero scambio delle merci, senza, però prevederne l’ingresso nell’UE. Per l’Ucraina, in particolare, va detto che questa occupa una posizione strategica per la Russia, perché se questo paese passasse sotto l’influenza occidentale, i confini del fianco sud di Russia e Bielorussia risulterebbero sguarniti, a questo va aggiunto che con i porti di Odessa e Sebastopoli l’Ucraina controlla l’accesso militare e commerciale della Russia al Mar Nero, va ancora aggiunto che sul suo territorio passa l’80% dei gasdotti che portano gas all’Europa e per finire, dato da non tenere assolutamente in secondaria considerazione, che l’Ucraina è il terzo paese al mondo per la produzione di grano, un grano di ottima qualità. La Russia è il paese che intrattiene con questa, la più fitta rete di relazioni commerciali e non può assolutamente permettersi di perdere questa sorta di partnership, ragion per cui, al corteggiamento dell’Europa, Putin ha risposto rilanciando una serie di proposte dall’unico e squisito sapore economico: un prestito agevolato di quindici miliardi euro, erogato attraverso l’acquisto a rate di titoli di stato ucraini, sotto forma di sussidi, di importazioni senza dazi, di cancellazione del debito di un miliardo e tre milioni di dollari nei riguardi di Gazprom, per forniture di gas già erogate e della riduzione di 1/3 del prezzo per quelle dei tempi a venire. A fronte di queste proposte il presidente Viktor Yanukovich, a novembre del 2013 si è defilato dalla firma dell’accordo di associazione con la UE a favore di un accordo con la Russia, il resto è storia recente: sono iniziati i disordini e malgrado il divieto del governo che proibiva manifestazioni, tutto ha avuto una escalation violenta, fino a trasformare la protesta in guerriglia urbana, culminata con il massacro di più di cento persone che vanno ad aggiungersi ai morti dei giorni precedenti. A fronte del sangue lasciato sull’asfalto le cose per Yanukovich sono drasticamente cambiate: i tre maggiori partiti di opposizione, Batkiwschtschina, il partito di Julija Tymošenko la leader della Rivoluzione Arancione del 2004, (liberata dal carcere non più di una settimana fa), l’UDAR, il partito cristiano-conservatore, guidato dall’ex pugile Witali Klitschko, (entrambi sostenuti dai cristiano democratici tedeschi della CDU e dalla sua fondazione Konrad Adenauer) e Swoboda, il partito nazionalista di estrema destra guidato da Oleh Tjahnybok, hanno in qualche maniera fatto fronte comune e dopo gli ultimi tre giorni, vissuti in maniera intensa e drammatica, l'Ucraina ha deposto Viktor Yanukovich, ha nominato un nuovo premier, ha nominato un nuovo governo e cambiata la lingua ufficiale, ucraino e non più russo. Alla magistratura, invece, è stato affidato il compito di occuparsi di Yanukovich e dei suoi fedelissimi, tutti ricercati con l'accusa di strage, per l'uccisione di massa di civili ucraini; ad annunciare questa nuova fase è il ministro degli interni, ad interim, Arsen Avakov, vicinissimo alla Tymosenko. Passata la violenza, gli avvenimenti rimangono comunque in continua evoluzione, ci si trova di fronte a un paese spaccato nella scelta del proprio futuro: un ovest il cui orientamento è filo europeo e un est che guarda, invece, alla Russia e che minaccia la secessione. In questo scenario bisogna dire che le famiglie ucraine sono tra le più povere in Europa, infatti, da quelle parti, il salario medio lordo mensile è di 306 €, a fronte del fatto che una decina di oligarchi detiene una ricchezza pari a 1/5 del PIL del paese e al tutto, va aggiunta la considerazione che i movimenti di opposizione che, almeno per il momento, sono al potere, hanno interessi assolutamente lontani da quelli della classe operaia ucraina, una classe che avrebbe tutti i motivi per protestare e ribellarsi contro la propria borghesia, ma che per ora non è assolutamente in grado di muoversi autonomamente. Ci si può solo augurare che i lavoratori ucraini, riescano a maturare una coscienza e un’autonomia politica di classe e che, quindi, escano dalla logica degli schieramenti della loro borghesia e vedano in essa il primo nemico da combattere. Per il momento l’unica certezza è la notizia dell’ultimissima ora che la Russia ha schierato i propri carri armati a Sebastopoli, il che fa preconizzare che il braccio di ferro con l’Europa e con la “longa manu” degli USA possa ancora evolversi verso avvenimenti drammatici. 

Resistenza Rossa

Nessun commento:

Sostieni il PCL

Sono in vendita le nuove magliette del PCl a 12 € l'una più spese di spedizione, mettiti in contatto con la nostra mail per acquistarle