Nei giorni 29 e 30 Marzo di quest’anno, si è tenuta ad Atene, nell’ESHEA
Hall la seconda Conferenza Euro-Mediterranea sull’Europa in crisi.
Erano presenti, provenienti da sedici paesi (Grecia, Turchia, Italia,
Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Polonia, Ungheria, Bulgaria,
Ucraina, Russia, Cipro, Iran, Sud Africa, Argentina), i rappresentanti di
ventuno organizzazioni e molti militanti a titolo personale.
Qui di seguito è pubblicata la dichiarazione finale votata al termine
della conferenza.
· Abbasso
i programmi di “austerità” da cannibalismo sociale della troika! No al
pagamento del debito! Per una soluzione socialista della crisi!
· Abbasso
tutti i governi capitalisti! Per il potere dei lavoratori!
· Abbasso
l’Unione Europea imperialista – per gli Stati Socialisti Uniti d’Europa!
· La
disfatta dei programmi di “austerità” da cannibalismo sociale imposti dalla
troika UE/BCE/FMI e da tutti i governi capitalisti dell’Europa, per il
rovesciamento dei governi della troika;
· La
cancellazione del debito con gli usurai internazionali del capitale
finanziario!
§
La rottura decisiva dell’Unione Europea imperialista,
per l’unificazione socialista del Continente sotto governi dei lavoratori e il
potere questi aprendo la strada a una soluzione socialista internazionalista
della crisi.
I partecipanti alla seconda Conferenza Euromediterranea dei lavoratori ad
Atene, i militanti operai e combattenti sociali, i rappresentanti di
organizzazioni popolari e di movimenti sociali in Europa e nel resto del mondo,
così come di forze della sinistra rivoluzionaria, provenienti da differenti tradizioni,
impegnati nelle lotte sociali di oggi, si appellano alla classe lavoratrice e a
tutti gli oppressi per uno scontro decisivo con le forze del capitale.
Vengono riconfermati tutti i principali temi fissati nell’Appello iniziale
di questa Conferenza: la crisi capitalistica mondiale in atto è la
base e la forza motrice della barbarie che minaccia tutti; le varie fiabe di
successi, narrate dai governanti in paesi come Irlanda, Grecia, Spagna o
Portogallo, grazieall’austerità, cioè a quella sorta di cannibalismo
sociale imposto dalla Troika UE, BCE, FMI, dimostrano solo lo spregiudicato
cinismo delle classi dominanti e dei loro governi.
Le tanto sbandierate prospettive di un recupero dei posti di lavoro,
una contraddizione in termini, oramai non ingannano più nessuno: da sette anni
una crisi globale senza precedenti, che è stata anche più devastante della
Grande Depressione degli anni ’30, ha travolto il mondo capitalista e l’Europa
ne è divenuta epicentro, imprigionata in un meccanismo che si sta avvitando in
una spirale di sovra-indebitamento e recessione, aggravato ormai da ciò che la
signora Christine Lagarde, capo del FMI, ha chiamato: “L’orco della
deflazione.”.
La disoccupazione di massa è oramai diventata una pena e un incubo senza
fine per la grande maggioranza della popolazione, il tutto accompagnato da un
generalizzato sgretolamento, in particolare per i settori sanità e istruzione
pubblica.
Le conquiste sociali e i dritti democratici frutto di una lunga storia di
dure lotte della classe lavoratrice e di tutti gli oppressi vengono man mano
ignorati, accantonati e alla fine cancellati; le comunità di migranti sono
sempre sotto il tiro di una discriminazione razzista e dei continui attacchi
delle autorità Statali e dell’UE, che sono sempre di più supportate dai partiti
di estrema destra e da vere e proprie bande di fascisti, che, purtroppo, fanno
registrare una crescita continua. L’UE ha trasformato l’Europa nella Fortezza
Europa e reso il mediterraneo, un cimitero di migranti, come purtroppo
ricordano le tragedie infinite di Lampedusa in Italia o di Farmakonisi in
Grecia.
Si intensificano tutte una serie di oppressioni, a iniziare da quella
contro le donne, tenendo presenti, come esempio la legislazione contro l’aborto
introdotta in Spagna, così come la discriminazione contro l’orientamento
sessuale, l’esclusione sociale e l’oppressione di tutte le minoranze.
Come risposta, la resistenza sociale sta crescendo e si vanno sviluppando
mobilitazioni di massa in particolar modo nell’Europa Meridionale, Portogallo,
Spagna e Grecia, confrontandosi con governi che perdono di legittimità, che
dichiarano una situazione di emergenza per far pagare al popolo la bancarotta del
capitalismo. L’acuirsi della lotta di classe sta rendendo sempre più ampia e
profonda la crisi di regime, sia pure in forme e gradi differenti da un paese
all’altro. Vittorie parziali come si sono avute di recente, nella lotta per i
posti di lavoro dei portuali portoghesi, o contro la privatizzazione della
sanità in Spagna, o i prolungati scioperi e occupazioni nel settore pubblico in
Grecia, rivelano che la capacità di contrasto e di lotta della classe
lavoratrice e delle masse impoverite, è ben lungi dall’essere fiaccata; al
contrario, la crisi socio-economica ha portato a una crisi politica senza
precedenti, affatto risolta, del sistema parlamentare borghese per cui è lecito
parlare di una vera e propria crisi del potere istituzionale.
La questione che si pone, in verità, non è quale partito o coalizione di
partiti o quale compagine di tecnocrati nominati al servizio del sistema
capitalista possano aprire una via d’uscita dalla crisi ma quale forza
sociale, quale classe, conquistando il potere politico, possa
porre fine a questa tragedia infinita, rovesciando il sistema oramai fallito e
riorganizzare tutta la società su nuove basi.
La risposta non può che essere una e inequivocabile: solo la classe
operaia appoggiata da tutti gli sfruttati, gli oppressi e i socialmente esclusi
potrà realizzare questa mutazione, potrà gettare le basi del socialismo.
La crisi capitalistica mondiale muovendo dal suo epicentro nell’UE, ha
destabilizzato economicamente, socialmente e politicamente tutto il continente,
dall’Atlantico agli Urali, dove si sono manifestati contrasti netti e tendenze
discordi tra di loro.
In Europa occidentale, da un lato in Spagna, due milioni di manifestanti
per quella che è stata la grandissima Marcia per la Dignità, si
sono radunati a Madrid il 22 marzo chiedendo il non pagamento del debito e il
rovesciamento di tutti i governi della troika e dall’altro in Francia, nelle
elezioni amministrative, il Front National di Marie Le Pen, è in netta crescita
avendo ottenuto uno straordinario risultato nelle elezioni amministrative,
nonostante un sistema elettorale (maggioritario a doppio turno), che certamente
non favorisce questa formazione, ma che ha saputo cavalcare il rifiuto, da
parte delle masse, delle disastrose politiche del governo social democratico e
social liberale di François Hollande.
Nell’Europa Orientale, nei Balcani e nell’ex zona sovietica, il 5 febbraio
2014, una rivolta proletaria totalmente inaspettata dei lavoratori di Tuzla è
cresciuta fino a diventare una completa ribellione dell’intera popolazione,
oramai impoverita dalle politiche in atto nel protettorato UE di Bosnia, nel
cuore dei Balcani, in quello che rimane il luogo più emblematico della tragedia
figlia del nazionalismo reazionario e teatro dell’intervento imperialista
nell’ex Yugoslavia; mentre le agitazioni popolari e la disperazione sociale in Ucraina,
dal novembre 2013 in poi e in particolare nei primi mesi del 2014, sono state
in qualche maniera controllate e manipolate dagli imperialisti USA, UE e NATO
per imporre la propria agenda, i propri tirapiedi e oligarchi, tutti ovviamente
funzionali agli interessi di USA, UE e Germania e tutti analogamente
corrotti come Yanukovich, favorevole, invece, a legami più stretti
con la Russia, con il sapiente utilizzo, a Euro Maidan, delle organizzazioni
naziste Svoboda, Praviy Sektor e altri sostenitori
delle genocide Waffen SS, truppe d’assalto armate ed eredi dei
collaborazionisti brutalmente antisemiti di Adolf Hitler e Stepan Bandera.
L’Ucraina
L’Ucraina è la cartina di tornasole per tutte le forze rivoluzionarie e i
movimenti di emancipazione; l’economia e la società ucraine, intrappolate nel
vicolo cieco di una crisi di transizione, sono implose e gli imperialismi USA e
UE si sono infilati, senza alcun pudore, in questo pericoloso abisso con la
mira, spudoratamente manifesta, di ridurre il paese a un protettorato e
utilizzarlo come base di prima linea della NATO, ai confini della Russia
post-sovietica sotto il bonapartismo di Putin.
Confermando un vecchio pronostico di Trotsky della fine degli anni ‘20, la
piena integrazione nell’economia capitalistica mondiale dei paesi dove il
capitale era stato precedentemente espropriato, significa, in questa fase
storica dell’epoca del declino capitalista, una colonizzazione di questi paesi
da parte dell’imperialismo occidentale sotto un regime fascista o semifascista.
Brzezinski, (la mente occulta della politica estera di Obama) dal 1991 in
poi, come i neoconservatori nella loro aspirazione imperiale a un nuovo
secolo americano, chiedevano non solo di circondare la Russia ma di
provocare il suo smembramento: le guerre degli anni ‘90 e la frammentazione
della Jugoslavia furono le avvisaglie di quanto sarebbe poi accaduto nella
stessa Russia.
D’altra parte il Trattato di Maastricht e l’avvio dell’euro da parte
dell’asse franco-tedesco dell’UE, era legato fin dall’inizio all’obiettivo
strategico di un’espansione a Est, nell’antagonismo per l’egemonia nel teatro
del dopo Guerra Fredda.
Gli eventi in Ucraina sono un drammatico episodio in questo continuo
processo di restaurazione capitalista e di antagonismi imperialistici.
Fino a ora, la sinistra internazionale ed europea ha fallito la prova della
Storia: ogni sorta di esponente riformista e centrista, si è allineato
acriticamente all’Euromaidan, nella sua assoluta incapacità di distinguere una
rivoluzione da una rivolta di piazza, acclama il trasferimento del potere,
avvenuto con l’intermediazione del’imperialismo, da un clan oligarchico
all’altro come: “Una vittoria della rivoluzione democratica.” o
“Un’espansione della Primavera araba.”.
Questa platea si oppone in maniera intransigente al nuovo governo
oligarchico di Kiev, formato da conclamati portaborse dell’imperialismo USA e
UE, dove per la prima volta nell’Europa del dopo la Seconda Guerra Mondiale,
ben sei posti governativi ai massimi livelli sono occupati da forze
dichiaratamente naziste: il loro pogromismo, violentemente
antisemita, la loro mentalità di terroristi, l’odio etnico da cui sono pervasi,
sono totalmente coperti e protetti dall’imperialismo occidentale e dal sionismo
israeliano.
Completa e totale deve essere l’opposizione alla prospettiva di una disastrosa
guerra tra la Russia bonapartista di Putin e l’Ucraina, oramai ridotta a un
protettorato del FMI e dell’UE e ancora più forte bisogna gridare: “No a
qualsiasi annessione, no allo smembramento dell’Ucraina. Per una Ucraina
indipendente, unita e socialista! Pace per tutti i popoli. Tutto il potere ai
Consigli Operai!”.
L’attacco fondamentale deve esser rivolto contro la volontà di
colonizzazione dell’imperialismo occidentale da parte della troika FMI, UE e
USA, contro il fascismo, contro il pogromismo antisemita (che il sionismo
israeliano cerca di nascondere), contro l’odio etnico dei banderisti e contro
tutti i nuovi Cento Neri.
Queste scelte di campo non significano affatto adattarsi al nazionalismo
Grande Russo di Putin; bisogna dare per scontato che l’Annessione della
Crimea alla Federazione Russa e le manovre militari ai confini sono solo carte
da poter giocare nella contrattazione in un negoziato geopolitico con
l’imperialismo aggressivo e che, presto o tardi, sono conti che il popolo
ucraino e quello russo, saranno chiamati a pagare.
Non si può sconfiggere l’imperialismo utilizzando un regime bonapartista
che ha sostituito la pianificazione statale del Gosplan, con il Gos-clan, lo
stato dei clan, in equilibrio tra gli oligarchi e i fautori della restaurazione
capitalista tanto in Russia quanto in Ucraina.
Ricordare i grandi e dolorosi sacrifici della Grande Guerra
Patriottica contro l’invasione delle orde hitleriane, non significa
dimenticare che questa fu condotta, malgrado la burocrazia staliniana, in
difesa della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, non per il nazionalismo
Grande Russo o per i privilegi dell’elite burocratica, che alla fine hanno
aperto la strada alla restaurazione capitalista. Sarebbe immorale qualsiasi
idea di difesa della ricchezza della nuova Orda d’Oro degli
oligarchi russi che sono, di fatto, dei comuni malviventi e nemici del popolo
come i loro compari ucraini. Bisogna chiedere la confisca delle loro fortune,
rubate al popolo, il loro esproprio sotto controllo operaio, da parte di nuovi
autentici soviet!
Solo una rivoluzione socialista e il potere dei soviet dei lavoratori senza
burocrati, potrà porre fine alla restaurazione capitalista, sconfiggere
l’imperialismo e costruire non un’Unione europea imperialista,
prigione dei popoli al servizio del capitale, non una Unione Doganale
Euroasiatica di oligarchi ma una vera, nuova Unione di Repubbliche Socialiste
Sovietiche, con pieno rispetto del diritto all’autodeterminazione nazionale,
nel quadro degli Stati Socialisti Uniti d’Europa!
Europa orientale e Balcani
Le relazioni presentate alla seconda Conferenza Euro-Mediterranea dei
Lavoratori dai compagni di Ungheria, Polonia e Bulgaria, chiariscono in maniera
inequivocabile, che la “transizione all’economia di mercato e alla democrazia
liberale” nell’Europa Orientale post 1989 e nei Balcani, celebrata dal
capitalismo mondiale, è stata una catastrofe sociale e un fallimento storico.
L’Ucraina è stata l’incarnazione di tutto questo, ma purtroppo, ovunque in
Europa Orientale, malgrado le particolarità nazionali e locali, si presenta un
simile, desolante, scenario sociale: un processo di de-industrializzazione
generalizzata; le industrie nazionali sono state privatizzate, letteralmente
rubate dagli ex burocrati cresciuti al rango di elite capitaliste oligarchiche,
i loro beni sono stati venduti e poi sono state chiuse, condannando gli operai
alla disoccupazione di massa.
Tutto questo ha determinato la crescita del crimine organizzato, la
presenza capillare di mafie legate agli oligarchi al potere, la devastazione di
tutti i servizi sociali, il crollo verticale degli standard di vita,
l’impoverimento diffuso della popolazione e una massiccia emigrazione.
Non da ultimo, il generale clima di insicurezza e precarietà, ha favorito
la crescita delle organizzazioni di estrema destra, nazionaliste e fasciste; la
rinascita di un radicalismo collettivo e l’acuirsi delle lotte sociali.
Le ribellioni in Bosnia, come quelle precedenti in Bulgaria, Romania e
Slovenia, lanciano un solo messaggio: si è entrati in una fase totalmente
nuova; la calma apparente degli ultimi due decenni – la calma
innaturale di una necropoli, piena di sofferenze umane – si è definitivamente
interrotta e la classe lavoratrice e le masse popolari stanno di nuovo
riportando la loro lotta nell’arena della Storia.
In solidarietà con il movimento dei lavoratori e dei popoli emergente in
Europa e nei Balcani, viene chiesto a gran voce:
§
Basta a ogni privatizzazione; la rinazionalizzazione delle industrie, da
porre sotto il controllo operaio e la gestione dei lavoratori; lotta contro la
corruzione e la mafia attraverso la confisca di tutta la ricchezza derubata al
popolo dall’oligarchia corrotta, operazioni anche queste da condurre e lasciare
sotto il controllo operaio.
§
Promuovere ogni genere di forma di autorganizzazione operaia e popolare;
formare i consigli operai senza alcuna presenza di burocrati o rappresentanti
delle elite oligarchiche, quali organi di lotta e quali organi del potere
operaio, che dovrebbero sostituire il regime della restaurazione capitalista.
§
Sciogliere le forze della repressione dei regimi oligarchici dominanti;
sciogliere tutte le bande e le organizzazioni fasciste; costituire dei gruppi
operai di autodifesa e una milizia del popolo.
§
Abbasso il nazionalismo reazionario e l’odio etnico, a favore di una
solidarietà internazionalista e per l’unità di tutti i popoli oppressi! Per una
Federazione Socialista dei Balcani!
§
No alla colonizzazione dell’Europa Orientale e dei Balcani da parte dell’Unione
Europea Imperialista e del FMI! Rompere con l’UE e la NATO! Per gli Stati
Socialisti Uniti d’Europa!
Le elezioni europee
Le prossime elezioni europee di maggio offrono l’opportunità di intervenire
in varie forme nelle diverse condizioni nei differenti paesi, con raduni
pubblici, distribuzione di volantini e opuscoli con le conclusioni e il
programma della Conferenza, azioni di solidarietà, liste elettorali
indipendenti ecc., senza farsi soverchie illusioni su alcun “riorientamento
progressivo e democratico dell’Unione Europea” o “ di “riforma
dell’UE e delle sue istituzioni nel senso di un’Europa sociale e democratica” mantenendo
intatto il quadro di un sistema capitalista in bancarotta.
L’impegno è quindi quello di attivarsi in una campagna politica per
un’urgente alternativa rivoluzionaria internazionalista e una soluzione
socialista alla crisi; di mettere a punto e lottare con un programma d’azione
sulla base delle seguenti assi principali:
§
Rispondere agli usurai internazionali, alla dittatura dei mercati,
delle banche e del capitale finanziario che rapinano e annientano l’esistenza
di milioni di persone, con la cancellazione di TUTTO il debito pubblico,
con l’esproprio delle banche sotto il controllo dei lavoratori.
§
Il cannibalismo sociale di tutti i piani di austerità imposti da UE, BCE,
FMI e i governi capitalisti devo essere immediatamente fermati. Sono
i capitalisti e non gli sfruttati che devono pagare per la crisi del loro
sistema di speculazione messo in atto sulla pelle delle persone! Bisogna
lottare per ripristinare salari, pensioni e i diritti del popolo lavoratore
secondo le necessità sociali, bloccando il profitto di pochi.
§
Contro la disoccupazione di massa, bisogna
utilizzare la lotta per proibire i licenziamenti, perché vi
sia ripartizione delle ore di lavoro. Bisogna che la cosa pubblica ritorni
a gestire la realizzazione di infrastrutture utili alla società, opere che
rimangono vitali e urgentemente necessarie, per creare nuova occupazione.
§
La risposta a tutti i baroni della grande industria, che ricattano in
continuazione i propri lavoratori perché questi accettino sempre maggiori tagli
di salari e di posti di lavoro, pena la chiusura o la delocalizzazione
all’estero delle proprie attività, deve essere quella di occupare tutte le
fabbriche che chiudono o licenziano in massa, espropriarle, senza indennizzo e
metterle in condizioni di funzionare di nuovo, sotto il controllo e la gestione
dei lavoratori.
§
Per una lotta senza alcuna incertezza contro il fascismo, il
razzismo e la discriminazione contro le donne, contro l’orientamento sessuale,
contro tutte le minoranze! Bisogna difendere i migranti e tutte le
comunità di oppressi, esigere uguali diritti per tutti i lavoratori, a
prescindere al colore della pelle, etnia o religione! I movimenti operaio e
popolare devono organizzare Guardie di Difesa Operaia contro le bande fasciste
e la repressione statale.
§
Bisogna perseguire lo smantellamento dell’apparato di repressione dello
stato borghese, della NATO e di tutte le basi e le alleanze militari
imperialiste e offrire piena solidarietà a tutte le lotte antimperialiste in
Africa, Medio Oriente, Asia e America Latina!
§
Per tutte le pressanti richieste della classe lavoratrice e delle masse
popolari, il comune grido di battaglia deve essere: “Abbasso tutti i
governi capitalisti! Per i governi dei lavoratori e il potere dei lavoratori!
Abbasso l’Unione Europea degli imperialisti! Per gli Stati Socialisti Uniti
d’Europa!”.
Prospettive
Tutti i partecipanti alla seconda Conferenza Euro-Mediterranea dei
Lavoratori, si impegnano a rafforzare i propri legami a livello
internazionale, sviluppando una rete di organizzazioni rivoluzionarie e di
movimenti di emancipazione sociale, provenienti da differenti tradizioni
politiche, da tutta l’Europa e in più, per mantenere vivo il progetto, si
impegnano a organizzare, a scadenze regolari, incontri per individuare azioni
comuni e determinare prospettive per la costruzione di una reale direzione
rivoluzionaria internazionale di cui, gli attuali tempi hanno urgentemente
bisogno.
L’Internazionale per l’emancipazione umana universale, per il socialismo
mondiale!
Atene, 30 marzo 2014
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