3.5.15

DI EXPO SI MUORE E SI VIVE PEGGIO. IL PCL PRESENTE IL PRIMO MAGGIO A MILANO CONTRO L'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DELLA BORGHESIA


Certe dinamiche non si smentiscono e sono sempre uguali. Va ricordato infatti che erano giorni che i pennivendoli allarmati, ricordavano alla società civile, che un’altra, incivile e indecorosa, avrebbe soffiato il vento caldo del saccheggio a Milano. Il plauso ovviamente, andava alle forze dell’ordine e alla questure capaci nell’azione rabdomantica di scovare arsenali e piani di sabotaggio.  

Poi la vulgata resta sempre la stessa, sempre uguale. La città dileggiata, la Milano delle persone perbene che si ritrova in piena guerriglia urbana senza averlo voluto né chiesto, la mobilitazione contro l'Expo, azione di dissenso fine a se stessa, che giustifica la scure repressiva che ne consegue, come necessaria e medicamentosa da qui ai prossimi mesi. La mattinata di cielo plumbeo, s’è subito aperta infatti con una riunione in Comune, seguita da una in Regione e a ruota tra le forze dell’ordine.

Ma indipendentemente dalle veline della stampa borghese è utile ricordare cosa sia L’Expo, di cosa si tratti. Bene, allora ribadiamo subito, che si tratta di una speculazione enorme che riutilizza soldi pubblici per operazioni commerciali, sfrutta a livello di schiavitù giovani, stagisti, volontari presi dalla disperazione di un miraggio curriculare. E’ la scommessa degli speculatori, che hanno venduto terreni, edificato mostruosità edilizie e che traggono profitto da questa mascalzonata liberista. L’Expo, ha visto un morto, sua vittima, Klodian Elezi che aveva appena 21 anni, albanese e che prestava la sua opera al cantiere della Teem, la tangenziale est esterna milanese, una delle tre opere infrastrutturali di Expo. E poche erano le settimane che avrebbero dato la stura all’Esposizione Universale dei ricchi, Klodian è morto cadendo da più di dieci metri d’altezza mentre smontava un ponteggio. E pare anche che la Iron Master per cui lavorava, non avrebbe fornito né imbracatura né casco di sicurezza.

Perché questo è il capitalismo, perché era per i Klodian di tutto il mondo che non potevamo esimerci dall’esserci e dare resistenza, indignazione, perché è per quel sistema che sfrutta miliardi di persone senza fornire loro protezione, tutele contrattuali, privandole di ogni possibilità progettuale, per quell’Expo, che avrebbe la pretesa di insegnarci a mangiare e che manda praticamente al macero tonnellate su tonnellate di cibo, per quelle regole di mercato che ne regolamentano e ne alzano il prezzo. Per quella retorica che racconta di voler nutrire e bene e con equo parametro il pianeta e che intanto lo saccheggia e lo devasta seguendo l'unica ragione che conosce, quella del profitto.

In tale sperpero di forza lavoro e dignità umana, tutti i governi che si sono succeduti dall'assegnazione di Expo a Milano in poi, hanno via via smantellato un pezzo alla volta di diritto, di spesa sociale nella scuola, nella sanità, nella pianificazione del futuro, adoperandosi a trarne, del furto perpetrato alla classe lavoratrice, ai proletari e ai sottoproletari, ricchezza, rendita. L’apparato repressivo dello stato, ovviamente fa da buona guardia, perché nulla turbi i borghesi che ne pagano la “violenza legittima”, quella tra lacrimogeni, manganellate, arresti e fermi, stabilendo che la tua possibilità di esserci in piazza con le tue bandiere e la tua rabbia, resti inespressa e che il dissenso non disturbi la tranquillità di affaristi e padroni.

Di questa deriva, non possiamo non ricordare quanto le burocrazie sindacali , tutte con l’aggravio della Cgil, si siano rivelate inesistenti nell'impedire che tale inutile kermesse prendesse rilievo, non solo è doveroso aggiungere che sotto lo sguardo attento del maggior sindacato italiano, è stato possibile fissare contratti a prestazione gratuita, stabilire turni di straordinari estenuanti, spesso notturni, l’abolizione di date importanti e festive come il primo maggio e il boicottaggio di fatto agli scioperi nel periodo Expo. Poi ci sono scorie residuali di una certa sinistra politica in Pisapia, che non solo appoggia e ha appoggiato Expo ma che a corteo finito, si prodiga in sentiti ringraziamenti alle forze dell'ordine.

E infine la longa manus del controllo reazionario che va detto, non è solo la forza muscolare dimostrata durante i cortei dalla polizia ma è un clima, fatta di fermi, segnalazioni, è nell’instillare la paura, infiacchendoti nella volontà a reagire, nella capacità ad indignarti, cosa che invece non è accaduta e forse, proprio per questo ha dato vigore e forza ad una mobilitazione che ha restituito piena dignità politica al corteo del primo maggio a Milano.

Se vi erano le masse? Di certo erano presenti decine di migliaia di lavoratori, molti migranti, dietro le sigle del S.I. Cobas (realtà dinamica e aggregante a cui prestare molta attenzione), studenti, lavoratori moltissimi precari, disoccupati, i compagni del movimento di lotta per la casa e dell’abitare la crisi, il sindacalismo di base, i NO TAV e una prospettiva di azione, capace di creare le premesse di un fronte anticapitalista che potrebbe significare un momento di rottura e deflagrazione rivoluzionaria nella società italiana.

Gli incidenti, senza abboccare alle sirene complottiste, va da sé che debbano considerarsi a latere di un discorso ben più ampio e complesso, così come che è piuttosto chiaro che verranno utilizzari i medesimi per indebolire sulla nascita questo potenziale forte e di rilievo. E’ importante dunque, che non si consideri la giornata di ieri, un momento isolato ma che si vitalizzino nei territori le lotte, che queste trovino la possibilità di convogliarsi in un fronte unico tra i lavoratori capace di fare la voce grossa alle politiche governative.

Fondamentale inoltre che pur con le diverse analisi non si tracci una linea di demarcazione tra compagni di seria A e serie B, è necessario in questo momento che si resti compatti, all’ondata repressiva che ne conseguirà. In che modo? Prendere le distanze dal punto di vista delle classi dominanti e dare spazio al punto di vista dei lavoratori. Opporsi strenuamente alla campagna diffamatoria del movimento tutto e contrastare la stampa borghese.

Il capitalismo che non si riforma ma si abbatte, non è solo uno slogan, i veri criminali, sono gli assassini in giacca e cravatta di Elezi Klodian, è la mafia che nelle periferie mostra il suo volto più crudele e fa accordi con quello stesso sistema che ne foraggia il volume di affari, sono le opere inutili, la devastazione dei territori e la ricostruzione con gli appalti truccati dei dopo terremoti, sono le tangenti per aggiudicarsi i lavori Expo e TAV.

Il Pcl, ieri era presente con uno spezzone forte, saldo e ben organizzato, più di un centinaio di nostri militanti e da tutta Italia. Eravamo lì per ribadire la nostra posizione profondamente comunista e di cambiamento, senza che di questa vi sia un minimo cedimento.

Non siamo pacifisti ma non amiamo neanche le sterili rappresentazioni quando nichiliste ed estranee alla costruzione reale del movimento operaio e all'opposizione politica ai capitalisti e ai loro partiti. Eravamo lì per ribadire che fortemente, crediamo che tale spinta in avanti appartenga ai lavoratori, ai giovani, ai migranti, destinatari di tutti i nostri sforzi.

E questa è la ragione per cui il Partito Comunista dei Lavoratori, si adopererà, nella costruzione delle lotte e di un fronte che le leghi tutte in modo che non vi sia spazio per quella propaganda che come precipuo interesse ha di isolare la mobilitazione no-Expo dal consenso e dall’adesione di massa che si è avuta ieri.

La nostra presenza testimoniava che si muore ancora di fabbrica, dopo turni di lavoro a ciclo continuo, eravamo lì a ricordare soprattutto di non dimenticare che si muore nel Mediterraneo, che si muore di Nato e che la vera violenza appartiene ai sorrisi inaugurali della classe padronale dell’Expo. Eravamo lì a ricordare che un altro mondo che non mercifica, non mette un prezzo, non accumula, non ti rende schiavo, è possibile se si ha la volontà di realizzare le istanze in un’ottica di coscienza di classe e di mutamento rivoluzionario.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - SEZIONE FIRENZE

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