24.5.15

TTIP: IL TRATTATO COMMERCIALE CHE TUTELA GLI INTERESSI E I PROFITTI DEL COMITATO D'AFFARI DELLA BORGHESIA


Questa volta si sono organizzati proprio per bene, dal momento che il concetto di multinazionale iniziava ad andare stretto, si è pensato bene di passare alle sovranazionali e il tutto è nato in sordina, tra pochi intimi, delegati allo specifico, che di umano hanno solo l’aspetto morfologico, ma il cui mondo interiore è formato unicamente da cifre da tradurre in guadagno. Senza pubblicizzare la cosa, nel più stretto riserbo, nel luglio del 2003 sono iniziate le trattative tra gli addetti ai lavori di Stati Uniti e Unione Europea per la nascita del TTIP, acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership, un nome complesso per definire quella che è l’evoluzione di un meccanismo tutto teso a frantumare quanto rimasto a contenere i profitti delle multinazionali, rendendo transnazionale il commercio, riscrivendo, verso il basso, alcune regole che sin qui hanno disciplinato la materia, tenendo presente che per armonizzazione gli USA intendono sostanzialmente una sorta di adeguamento ai loro standard.

Cosa significa tutto questo? Molto semplicemente che, con il pretesto di voler armonizzare le normative sul commercio USA UE, verranno privilegiati mercato e interessi di bottega, relegando a margine quelli della collettività, con decisioni che verranno prese ignorando del tutto la persona cittadino e soprattutto ci si ritroverà all’interno di un meccanismo di commercio cui gli stati dovranno adeguarsi, pena la possibilità di esser trascinati in giudizio ove mai un’azienda si ritenesse danneggiata da una legge nazionale in contrasto con il TTIP e non si capisce perché, nelle democrazie occidentali, i padroni debbano sempre avere tutele speciali, o forse, si capisce sin troppo bene dal momento che questa è l’ennesima cosa da loro messa in campo perché sia funzionale, senza alcun tipo di sbavatura, ai propri interessi.

Inutile dire che un trattato, così concepito, limiterebbe la sovranità di uno stato ed è ancora più inutile dire che una volta messo in piedi tutto questo baraccone, quelle che sarebbero le linee guida del TTIP, si tradurrebbero in veri e propri ordini per tutti. La cosa che più sconcerta è che le trattative, malgrado siano in una fase piuttosto avanzata, non abbiano, sin qui, informato adeguatamente parlamenti nazionali e cittadini su disposizioni e normative che in qualche maniera potrebbero incidere su i loro diritti; i rischi che si corrono sono tanti, a partire, come già detto, dal vedere compromesso il concetto di sovranità della nazione dal momento che il TTIP prevede l’istituzione di un meccanismo di arbitrato internazionale, l’ISDS (Investor State Dispute Settlement), che consentirebbe al padrone di turno di citare in giudizio uno stato e reclamare un risarcimento per quanto egli ritenga che quest’ultimo abbia compromesso o danneggiato gli investimenti e gli interessi commerciali della propria impresa: sarebbe sufficiente il divieto di impiegare una sostanza ritenuta tossica, o la direttiva di utilizzare medicinali a basso costo, o rivedere al rialzo qualche salario minimo, per trascinare in giudizio uno Stato, dinanzi a un tribunale, protetto da vincolo di segretezza, che potrebbe condannare quest’ultimo a pesanti sanzioni.

Ma la cosa non finisce qui, perché, in effetti, l’UE sta chiudendo un accordo con gli USA, paese in cui le normative in diversi settori sono piuttosto disinvolte e non come quelle europee che al contrario incidono più profondamente, per cui va da sé che le norme che regoleranno questa cloaca massima del libero commercio verranno riscritte strizzando l’occhio ai parametri USA e diversi saranno i settori in cui i cittadini europei vedranno una contrazione dei livelli cui sono abituati.

Si inizia con la sicurezza alimentare: negli USA, in agricoltura, è consentita la coltivazione e il commercio di OGM ed è permesso, nell’allevamento dei bovini, l’utilizzo di ormoni e stimolanti della crescita, cose queste considerate potenzialmente cancerogene; se l’accordo venisse approvato, c’è qualcuno che pensa che gli USA potrebbero a riguardo modificare la propria normativa, adottando, non dico quella Italiana, che è la più severa, ma almeno quella europea che ha stand più restrittivi? Il reale problema è che l’Europa rischia di aprirsi a queste immondizie. E che dire poi dei beni comuni? A iniziare dall’acqua, il cui essere bene comune è già fortemente minacciato, all'energia, alla sanità e quant’altro dovrebbe esser patrimonio messo a disposizione, cesserebbero di esser diritti per trasformarsi, dopo le inevitabili privatizzazioni, in oggetto di commercio non da tutti acquistabile.

L’elenco è piuttosto lungo, c’entrano ad esempio i diritti dei lavoratori, nei riguardi dei quali gli USA hanno ratificato una parte piuttosto esigua delle convenzioni dell'Organizzazione Mondiale del Lavoro e difficilmente i padroni di quella parte del mondo, vorranno convergere verso gli stand Europei, insufficienti sì, ma sicuramente più avanzati, per cui, anche in questo settore, per stabilire un punto d’incontro è possibile che ci sia una progressione degli USA, alla quale corrisponderebbe, gioco forza, un regresso dell’UE. In tutto questo, cosa accade in Italia? “Il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti ha l’appoggio totale e incondizionato del governo italiano.”, questo è quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo a Palazzo Colonna, a Roma, in occasione di una giornata di dialogo sul TTIP e aggiunge: “Ogni giorno che passa è un giorno perso”, sì, perché Renzi si attende “un salto di qualità e uno scatto in avanti” nelle trattative, augurandosi che si concludano “entro la fine del prossimo anno”, perché il TTIP, ne è convinto il premier, “non è un semplice accordo commerciale come altri, ma è una scelta strategica e culturale per l’UE.”. Che dire? Beato lui che vive di certezze e di queste certezze, dal momento che non vengono minimamente intaccate, nemmeno se le critiche a questa sorta di liquame arrivano da Joseph Stiglitz, premio nobel per l’economia, il quale nel corso di una sua lectio magistralis, tenuta proprio ai nostri onorevoli, ha dichiarato senza mezzi termini: “Si tratta di un accordo la cui intenzione sarebbe di eliminare gli ostacoli al libero commercio, ma quegli ostacoli, altro non sono che le regole per la tutela dell’ambiente, della salute, dei consumatori e dei lavoratori.”.

Nota positiva in tutto questo è la presa di coscienza da parte di milioni di cittadini riuniti in un unico grande fronte che va sotto il nome di Stop TTIP, la cui mira è quella di bloccare l’accordo o quantomeno di salvaguardare valide quelle norme di tutela che invece si vuole abolire.

Il Pcl non si tira fuori dal denunciare tale porcheria liberista, consapevole che salvaguardie e diritti, strappati alla borghesia, in secoli di lotte per i lavoratori, la giustizia, l’ambiente, la scuola pubblica, la sanità, verranno definitivamente squassate per compiacere la fame di profitto delle multinazionali, dal momento che tutte le vertenze tra leggi dello stato e interessi delle holding, passeranno al vaglio di un arbitrato egemonizzato da poteri forti. Ci battiamo, perché si sappia quanto accada sulle teste di ognuno e che questo accordo scellerato avrà ripercussioni su tutti i settori produttivi e di conseguenza sugli standard della vita di tutti. Importante intanto, è aver rotto quel muro di silenzio che sin qui ha retto il gioco a questa estrema nefandezza del padronato mondiale ed è solo facendo lavoro di avanguardia e coscientizzazione tra (i più piegati e ancora una volta) proletari, dando loro la possibilità di conoscere e mettendoli in condizione di agire, che si potrà avere ragione di quello che si prospetta come l’ennesimo crimine contro l’umanità.

Nessun commento:

Sostieni il PCL

Sono in vendita le nuove magliette del PCl a 12 € l'una più spese di spedizione, mettiti in contatto con la nostra mail per acquistarle