Un centinaio di studenti partono in corteo da Piazza
Santissima Annunziata, volano cori “Siamo diventati ricchi e non lo sapevamo,
lo studio è un diritto e ce lo riprendiamo”. Non ci sono sigle, non ci sono
bandiere. Gli studenti sono inn corteo in quanto studenti, ci sono fuori sede e
fiorentini.
Il corteo avanza fino a Via Farini, scortato da due
camionette di polizia e carabinieri.
A metà di via Farini, accanto alla Sinagoga, c'è il
Dipartimento della Cultura della Regione. Quando il corteo si ferma, i
rappresentanti degli studenti formalmente e istituzionalmente riconosciuti sono
già ai piani superiori a parlare con
l'Assessore Monica Barni e il Presidente del DSU Andrea Moretti.
Altri studenti si aggiungono al concentramento, viene chiesto
a gran voce di far salire una delegazione di studenti che sono stati toccati
dalla riforma dell'ISEE, formata da chi deve entrare nelle case e non può e chi
deve uscire e non sa dove andare.
Passa il tempo, gli studenti chiedono di essere ricevuti.
Dopo quasi due ore, l'Assessore fa sapere che non riceverà nessuno che non sia
istituzionalmente riconosciuto. Il concentramento chiede allora che sia lei a
scendere e che i rappresentanti degli Studenti lascino il tavolo delle
trattative, tutti hanno diritto di sapere e di potersi esprimere, che scenda
l'Assessore.
Inizia a piovere, gli studenti chiedono alla fila di Digos
schierata di potersi riparare nell'atrio del Dipartimento, in fondo al quale
c'è un cancello di ferro battuto, per cui non potrebbero fare danno. La celere,
schierata lì vicino, non aspettava altro. Al minimo cenno degli studenti di
voler entrare per ripararsi, i celerini intervengono con caschetto e
manganello. Pochi secondi di tensione, la celere si schiera velocemente in due
file di tre a difesa dell'ingresso del palazzo d'inverno, che evidentemente gli
studenti cercavano di espugnare.
Gli studenti decidono di non continuare la scaramuccia con la
celere.
I rappresentanti degli studenti vengono invitati ancora a
lasciare il tavolo, dopo qualche minuto ancora, scendono l'Assessore Barni e il
Presidente DSU Moretti.
Ed è qui che il sistema si dimostra in tutta la sua crudeltà
: passino le camionette, passi la celere un po' troppo zelante, passino i media
contro di noi, ma questo no. Perché l'immagine di quel sorriso di sufficienza,
di quel sorriso magnanimo di chi è lì perché è buono e non perché lo pagano,
basta e avanza a giustificare la rabbia dell'intero movimento, dai lavoratori
agli studenti dai disoccupati agli immigrati.
I due scendono, forti della protezione della celere schierata
e forti di quella che credono essere la nostra ignoranza, e sorridono. Siamo
pezzenti che chiedono una casa, che chiedono i soldi per studiare, per
mangiare. E quel sorriso li colloca anni luce da noi.
Inizia un dialogo. Se così possiamo chiamarlo.
La Regione accampa scuse, fa lo scarica barile, “sono entrata
in carica da due mesi” “Ero a Miami a insegnare”, non rispondono alle domande
dirette, non danno soluzioni sul breve periodo e non possono fare niente per
noi. Da tempo, dicono, stanno intavolando discussioni con il Governo per
trovare soluzioni a questa situazione, ma l'amministrazione dei soldi non
dipende dalla Regione.
Ci vorrebbero così, capre disposte ad ascoltare ogni scusa
che ci propinano, ma vorrei ricordare loro che con la Riforma del Titolo V, le
Regioni hanno più che facoltà di amministrazione dei fondi stanziati e con il
metodo della concertazione Stato Regioni, avrebbero avuto più di un modo per
chiedere più soldi.
Gli studenti rimangono ancora un po' ad ascoltare le scuse, i
lunghi discorsi su Borse Servizi (il Presidente Moretti parla di 165 euro agli
studenti in difficoltà, alla domanda se sa quanto costi una singola a Firenze
risponde fiero “una singola? Tra i 350 e i 600 euro”, gli studenti rimangono un
attimo in silenzio, come a dargli il tempo di capire il paradosso in cui è
appena caduto. Nulla, pare non capire. Uno studente allora chiede la restante
parte dell'affitto, il cibo, la carta igenica, con cosa dovrebbe pagarli?
Ancora nessuna riposta.
Gli studenti, ancora sotto l'acqua, cominciano a stancarsi
delle risposte vaghe. Uno studente interrompe uno dei discorsi del Presidente.
“Ma il 30 Ottobre, cosa succede? Lo riesce a dire senza giri
di parole?” Si rivolge all'Assessore. Uno degli obiettivi del corteo era
infatti che la Regione si prendesse la responsabilità politica di stare
mettendo in mezzo di strada 370 studenti. Sta per intervenire il Presidente del
DSU, l'assessore è reticente, non vuole dirlo. Ma gli studenti vogliono che sia
lei a dirlo, perché questo assuma un valore politico ben specifico : la Regione
dica che scentemente ha messo alla fame gli studenti.
“Il 30 Ottobre..” Esita, forse comincia a temere la folla, si
gira, si rinfranca alla vista della celere “il 30 Ottobre, gli studenti esclusi
dalle borse di studio dal nuovo modello Isee, dovranno lasciare le proprie
abitazioni”.
Gli studenti rimangono un secondo in silenzio, l'ha detto. Ci
sono urla. Fischi.
Una parte degli studenti si allontana gridando “Corteo”,
rimangono uniti quanto possono ma se qualcuno vuole ancora parlare con chi
prende in giro e offende l'intelligenza, faccia pure. Gli studenti hanno
sopportato abbastanza, si allontanano e vanno a fare assemblea ad Architettura.
Si riforma il corteo, le grida risuonano in Piazza
Sant'Ambrogio “Come mai come mai sempre in culo agli operai – Ora son cambiati
i tempi – anche in culo agli studenti”.
L'assemblea si riforma in una delle aule della facoltà, si
cerca di analizzare il problema da ogni punto di vista, sia chi dovrà
effettivamente uscire dalla casa (anche se purtroppo sono pochi i rappresentanti
di questi), chi capisce il problema e chi per umanità è li.
ASSIA LAZZERINI CSR FIRENZE
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